Un Canto Clandestino Saliva dall’Abisso

 

Ci fu una volta
che ho sentito un lamento
in mezzo alle onde
un lamento che ha reso più fioche
le nostre lampare.
Non era lamento dei vivi.
“C’è qualcuno che piange qui?”
Domandai alla tempesta, alle stelle, alla notte, al vento
e finanche agli angeli dei pescatori.
E nessuno
nessuno rispose.

Un Canto Clandestino saliva dall’abisso” di Mimmo Sammartino si legge in fretta, sono 114 pagine formato 15×10 cm, un libricino, a prima vista. Mai come in questo caso, però, si dimostra vero quell’antico proverbio per il quale il vino buono sta nella botte piccola. E’ stato definito “la trasfigurazione lirica di fatti realmente accaduti“, perchè in effetti racconta sulle dolci note di una lirica struggente un fatto di cronaca oramai dimenticato sia dalla stampa che dalle persone (e da molti mai conosciuto, come nel mio caso, che avevo 7 anni all’epoca): il più grande naufragio del Mediterraneo dopo la guerra, che costò la vita, nel Natale del 1996, a 283 migranti, costretti sotto la minaccia delle armi a trasbordare da una nave, la Yiohan, ad un peschereccio maltese (F-174), che avrebbe dovuto portarli a terra durante una burrasca.

Alle tre di notte il peschereccio cola a picco.

Quasi tutti sono  rimasti in fondo al mare senza sepoltura, senza nome. Annegati negati: perché per quasi cinque anni è stata negata loro verità, è stata negata giustizia, è stata negata compassione.

Nel 2001, “Il Cimitero dei Fantasmi”, come verrà ribattezzato dalla stampa, verrà trovato là dove era sempre stato: a 108 metri di profondità, a 19 miglia da Portopalo. L’orrore del disastro viene riportato a galla dalle immagini di un robot subacqueo affittato da “La Repubblica”, il 15 giugno 2001. Quattro premi Nobel (Renato Dulbecco, Dario Fo, Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia) lanciano un appello affinchè si organizzi il recupero di quei corpi. Quell’appello rimarrà inascoltato e quei corpi non verranno mai recuperati.

L’epilogo di questa vicenda si ha il 29 aprile 2004, quando la Corte d’Assise di Siracusa sancisce la non procedibilità nei confronti del comandante della nave Yihoan, il libanese Yousseph El Hallal (accusato di omicidio volontario insieme all’armatore della nave, Tourab Ahmed Sheik, che è contumace), in quanto i fatti si sono svolti in acque internazionali e al momento dell’istruzione del processo lo scafista si trovava all’estero. Per quelle 283 persone non ci saranno nè colpevoli nè sepolture.

Per questo, se non altro per questo, “Un Canto Clandestino saliva dall’abisso” merita di essere letto. Nove euro ben spesi. Nove euro spesi per non dimenticare.

13 commenti su “Un Canto Clandestino Saliva dall’Abisso”

  1. con la sola colpa di essere nati in un paese dove i paesi occidentali hanno sfruttato e dilapidato , l’Africa ricca di moltissime risorse , dal petrolio al turismo a moltissimi altri minerali pregiati . Governata da dittatori feroci , con il benestare della civilissima e democratica America , la povera gente senza nessun diritto se non quello di morire di fame e malattie , ha cercato una nuova vita nei nostri paesi , la fantastica democrazia occidentale ha risposto nel peggiore dei modi .

  2. SOLIDARIETA’ AL POPOLO LIBICO IN RIVOLTA PER LA DEMOCRAZIA!!!!!
    BASTA MASSACRI,LIBERTA’ E DIRITTI AI POPOLI,CONTRO TUTTE LE DITTATURE!!!
    COMPAGNI ORGANIZZIAMO SUBITO PRESIDI ALLA AMBASCIATA DI ROMA ED AL CONSOLATO DI MILANO, PER MANIFESTARE IL NOSTRO APPOGGIO AL POPOLO LIBICO E LA DURA CONDANNA DELLA SANGUINOSA REPRESSIONE.

  3. Cioè voi continuate a censurare i miei interventi, scrivendo come motivazione che faccio pubblicità a siti illegali o di pirateria. Io? Ma se parlavo di gaber che è morto da almeno 7 anni e non riportavo alcun link! Ma vi rendete conto di quello che fate?
    I GESTORI DI QUESTO SITO FANNO SISTEMATICAMENTE CENSURA senza che ci sia negli interventi alcuna violazione, ma solo libere idee di sinistra!
    VERGOGNATEVI! E lo fate in nome di Berlinguer?
    Berlinguer vi sputerebbe in faccia!

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