A Sanremo vanno in scena Gramsci e l’Unità d’Italia

Lo avevano avvisato. Da Mazza a Masi, da Mazzi a La Russa: “Solo l’esegesi dell’Inno di Mameli, niente satira politica. Questa è la serata delle istituzioni.

Chiedere però a Roberto Benigni, quello che prese in braccio Berlinguer, baciò in bocca Veltroni e saltò addosso a D’Alema, di non fare satira politica, sarebbe stato come chiedere a Troisi di non parlare in napoletano: impossibile.

E difatti, dopo una sontuosa entrata a cavallo, parte subito la prima battuta: “Ma è un periodo che con i Cavalieri non va molto bene. Oh: è un cavallo della Rai, e come addomesticano i cavalli alla Rai…

Primi sorrisi tirati della dirigenza in prima fila, con il ministro Ignazio La Russa che stranamente non aveva ancora preso a scalciare nessuno (prima di Benigni, fenomenali Luca e Paolo che alludono ai calci a Formigli di Annozero: Ha investito un gatto, poi l’ha denunciato per suicidio).

Ma l’attacco ai censori in prima fila continua: “Siamo qua per parlare solamente dell’inno di Mameli. Del resto non ci sono altri argomenti, no? In tutto il mondo ridono di noi, lo sapete perché? Perché Morandi, ancora lui, presenta il festival. La prossima edizione la facciamo condurre a Bersani. Ma sto parlando dell’Inno di Mameli: ‘Dov’è la vittoria?’ sembra scritto dal Pd. Scusate, ora c’è questa par condicio, io ho paura di parlare. Però lo faccio, l’Italia è una bambina, una minorenne. Non ce la faccio a tenermi. L’avevo promesso, ma non ce la faccio. E poi perché anche Mameli era minorenne quando ha scritto l’inno. Voi direte: ancora ‘sta storia delle minorenni non se può più. Ma scusate: è nato tutto qui. Con Giliola Cinquetti che cantava “Non ho l’età”, e che si era spacciata per la nipote di Claudio Villa.”

Poi si rivolge a Berlusconi: “Silvio, se non ne puoi più cambia canale. Vai sul Due… ah, no c’è Santoro. Stasera, che serataccia”.

E poi l’auspicio che: “non chiami nessuno in diretta. Sapete, oramai sono solo due le persone che fanno le telefonate. Una sta qui in prima fila, l’altra sta a casa…

Infatti, Mauro Masi, in prima fila, pare sprofondare nella sedia dall’imbarazzo. Ma la prima parte di satira dei bellissimi 50 minuti di Roberto Benigni non finisce qui: una stoccata indiretta al Cavaliere attraverso Silvio Pellico e il suo “Le Mie Prigioni” (e quando ne troviamo un altro di Silvio che possa scrivere un libro così?), un colpo ai Savoia, la casa reale più antica d’Europa, ridotta a stonare sul palco dell’Ariston.

Poi Benigni inizia la sua esegesi. Un discorso colto, profondo, pieno di verità storiche, tutto indirizzato ai giovani di oggi: “Un Paese che non sa declamare i propri valori è pronto all’asservimento.”, “Risorgimento è una parola bellissima: l’ha inventata l’Alfieri.”, “I colori della nostra bandiera sono quelli di Dante.”, “Essere patriottici non è un male: lo sono il nazionalismo e il razzismo. Amare la patria quanto basta. L’amore è come la morte: non si è né troppo né poco morti. Allo stesso modo si ama la propria patria.

Fenomenale le lezioni di italiano a Bossi e compari, con la spiegazione che non è l’Italia ad essere schiava di Roma, ma la vittoria. Finalmente il servizio pubblico, dopo anni di stupro culturale e intellettuale, manda in televisione qualcosa di sano. Poi Benigni intona l’Inno di Mameli, con un rispetto che è un omaggio a tutti quelli che sono morti per fare davvero l’Italia.

L’Ariston si commuove, Benigni ha fatto ancora il pieno di ascolti con 50 minuti di pura poesia e cultura altisonanti, come non se ne vedevano da anni.

Ma a sorpresa, Luca e Paolo, che avevano annunciato una performance di basso profilo dopo Benigni, lasciano tutti a bocca aperta recitando un pezzo da “La Città Futura”, di Antonio Gramsci, che noi di Qualcosa di Sinistra avevamo riproposto il 22 gennaio, in occasione del 120° anniversario della sua nascita.

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.”

 E’ il colpo finale all’apparato para-fascista in prima fila (e anche a quello dietro le quinte). Gramsci sul palco del Festival della Canzone italiana. Segno che siamo veramente molto vicini ad una nuova riscossa civile in questo Paese. Ma dobbiamo stare attenti: “Un Paese senza passato non ha futuro.“, come ha ricordato Benigni. Per questo noi, di Qualcosa di Sinistra, fino al 17 marzo, pubblicheremo inserti, speciali e approfondimenti sul Risorgimento che ha fatto l’Italia Unita. Un modo come un altro, di fare politica e cultura, in giorni bui come questi, ma con qualche bagliore di speranza.

26 commenti su “A Sanremo vanno in scena Gramsci e l’Unità d’Italia”

    • Sicuramente non appartiene solo alla sinistra, ma, a volte, si ha l’impressione che solo la sinistra resta a difenderla anche se non è affatto così. La sinistra sicuramente ci mette forza a difenderla, a curarla a sostenerla altri, a volta, danno l’impressione di essere “indifferenti”.

  1. Che dire? Come al solito Roberto, con quel suo modo di fare, riesce sempre ad essere coinvolgente. Qui non si tratta solo di sinistra, ma dell’unita’ d’Italia, che qualcuno vuole dividere. Perche’ l’unita’ d’Italia e’ di sinistra? Semplice: con la Lega chi c’e’ al governo? Chi sta facendo fare come gli pare a Bossi &Co.? La risposta e’ implicita! Chi ha combattuto per la liberazione durante la II guerra mondiale per renderla libera ed unita? Come non si puo’ condividere lo scritto di Gramsci letto ieri sera? Gramsci era di destra? Bastano solo questi pochi esempi per non essere di destra ma di sinistra!

  2. x Vincenzo Ragionieri:
    Potremmo chiederlo a Garibaldi, tanto per citarne uno tendente a sinistra del nostro Risorgimento (e neppure tanto trascurabile, non trovi?).
    Comunque non c’entra l’identità politica di chi dice le cose. Importa solo che le cose dette siano vere e sapere a che cosa servono.
    Se il monologo di Benigni lo avesse declamato Barbareschi, avrei apprezzato lo stesso.
    Solo i legaioli, infatti, da bravi anti-italiani e mediamente non troppo al corrente della nostra storia e di moltissime altre cose, hanno apertamente espresso il loro dissenso su quei 52 minuti di TV “alta” regalataci da Benigni. Hanno già detto che cosa farebbero del tricolore e che cosa pensano dell’Italia (non disdegnando peraltro le ricche prebende che succhiano da “Roma ladrona” per sé e per i loro cari).

  3. Favoloso Benigni. Dovrebbe essere sempre presente e mettere alla berlina chi sappiamo…

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