La Situazione Economica non è buona

 Una politica di austerità, invece, deve avere come scopo – ed è per questo che essa può, deve essere fatta propria dal movimento ope­raio – quello di Instaurare giustizia, efficienza, ordine, e, ag­giungo, una moralità nuova. Concepita in questo modo, una politica di austerità, an­che se comporta (e di necessità, per la sua stessa natura) cer­te rinunce e certi sacrifici, acquista al tempo stesso significa­to rinnovatore e diviene, in effetti, un atto liberatorio per grandi masse, soggette a vecchie sudditanze e a intollerabili emarginazioni, crea nuove solidarietà, e potendo così riceve­re consensi crescenti diventa un ampio moto democratico al servizio di un’opera di trasformazione sociale.
(Enrico Berlinguer, Conclusioni al Convegno degli Intellettuali, gennaio 1977)

Mentre qui in Italia stiamo ancora a cincischiare sulle dimissioni di Berlusconi (che piuttosto che darle, muore), a Bruxelles l’asse Parigi-Berlino si prepara ad imporre a tutti i Paesi dell’Eurozona nuovi parametri per il Patto di Maastricht che, per usare un eufemismo, sono una mannaia sulla spesa contabile dei 27 paesi membri.

In particolare, ad essere al centro dell’aspra contesa che vede oramai il nostro Paese sempre più solo contro la Francia e la Germania (Grecia, Portogallo e Irlanda sono oramai privi di potere negoziale) è uno dei sei provvedimenti in discussione a Bruxelles, un regolamento (ovvero una legge europea che entra automaticamente in vigore nell’ordinamento nazionale senza l’approvazione del Parlamento) che impone di portare il rapporto debito/PIL al 60%.

Se pensate che il nostro rapporto debito/PIL sfiora quota 120% (ovvero per ogni euro che produciamo abbiamo da pagare 1,20 di debito), capite bene perché Tremonti si sia calato l’elmetto sulla testa e sia rimasto solo cinque minuti alla conferenza stampa-farsa con tutto il Governo, dove un Presidente del Consiglio preso solo dai suoi problemi lanciava strali contro la magistratura e approvava misure-aspirina contro il cancro che affligge la nostra economia.

Del resto, chi è ancora convinto che abolendo l’art.41 della Costituzione (quello che, per intenderci, dice che l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana) il nostro Paese avrà una crescita del 4% annuo, capite bene che non è né seria né tanto meno interessata al futuro del Paese.

La proposta di Bruxelles prevede un rapido aggiustamento fra rapporto debito/PIL al 60%, riducendo l’eccesso di debito di un ventesimo all’anno: ovvero 50 miliardi di euro. Questo perché ci sono da pagare anche gli interessi sul debito (circa 75 miliardi di euro l’anno).

Certo, con una crescita al 4% ci penserebbe il Pil a mitigare l’entità della correzione, migliorando il rapporto debito/PIL, ma uno studio del Boston Consulting Group ha già spiegato che il risanamento non può che avvenire attraverso drastici provvedimenti di austerità (e ci inserisce assieme a Grecia, Portogallo e Irlanda tra i paesi in situazioni critiche da questo punto di vista).

Austerità. Quando ne parlò Enrico Berlinguer, nel gennaio 1977, piovvero critiche da tutte le parti: ora finanche Giulio Tremonti invita a recuperare quelle idee, dopo 34 anni. Peccato che sia troppo tardi, perché nel frattempo il debito pubblico italiano è esploso. E dobbiamo ringraziare solo Prodi, Ciampi e Padoa-Schioppa se è stato tenuto sotto controllo nei brevi periodi di governo illuminato che l’Italia abbia avuto (almeno sul fronte economico).

Berlusconi ha più volte ripetuto che furono i partiti del compromesso storico a creare l’attuale debito pubblico: falso, fu il pentapartito, nella fattispecie il PSI di Bettino Craxi e la DC del “preambolo”.

Infatti, se andiamo a rivedere lo storico del rapporto debito/PIL, troviamo che nel 1963 questo raggiunge il suo minimo storico (32,6%) e che fino al 1983 si assesta su una media inferiore al 60% (ovvero il nuovo parametro vincolante richiesto dall’UE). Dal 1983 le cose cambiano: in appena 4 anni (quelli dei 2 governi Craxi) il rapporto debito/PIL passa dal 70 al 92% e il debito balza da 400.000 a 1 milione di miliardi di lire. Continua a crescere fino al 1994, quando il rapporto debito/PIL raggiunge il suo massimo storico (121,6%). Nei governi di centrosinistra i conti dello Stato vengono rimessi in ordine; durante quelli di centrodestra vengono scassati.

E se anche il centrosinistra dovesse vincere le elezioni (che a questo punto si spera imminenti, visto che un governo di sanità pubblica non ha i numeri), la potenza di fuoco dei media berlusconiani avrà facile gioco a scaricargli addosso la manovra da 50 miliardi annui.

C’est la vie.

25 commenti su “La Situazione Economica non è buona”

  1. Che sorpresa !!!! vuoi vedere che sarà necessaria una manovra ^___^ ragazzi questi ci prendono in giro da sempre, sono degli irresponsabili che stanno affondando il paese, il nostro paese ha sofferto di meno la crisi perchè le famiglie da sempre hanno l’indole del risparmio, ma se non si procede allo sviluppo, tra poco i risparmi finiranno e diventeremo peggio degli altri

  2. grazie o caz…. i soldi ci sono ma…. vengono usati male….molto male………se li frecano tutti…….

  3. basta poco…restituite lo stipendio e tutti i benefit…sarà forse giunto il momento che la finite di attingere sempre dalla stessa tasca….la nostra…anzi ho un idea !! attingete solo da chi vi ha votato…perchè devo pagare IO che vorrei solo darvi fuoco??

I commenti sono chiusi.