Migranti e Capitalismo

Questo articolo non cercherà di smontare la retorica che gira intorno all’immigrazione, che sia a favore o contraria. Ne abbiamo scritto più e più volte qui su Qualcosa di Sinistra. L’obiettivo non è quindi quello di dimostrare che non c’è nessuna vera emergenza, che la nostra cultura non verrà sostituita, che dire che tutti gli immigrati delinquono è pregiudizievole tanto quanto dire che gli italiani sono tutti mafiosi (giusto per fare un esempio, ci sono stati veri e propri studi sulla tendenza a delinquere degli immigrati, ma a nessuno verrebbe mai in mente di fare uno studio sulla tendenza a diventare mafiosi degli italiani, pur se alcuni lo sono).

L’obiettivo è invece guardare la situazione attuale sotto un altro punto di vista, dato che quello sociale e ‘umano’ è saturo ormai di tifo e fanatismo.

I migranti sono una (fra le tante) delle più evidenti contraddizioni del capitalismo. Mi spiego: viviamo in un mondo dominato dal mercato, ci fidiamo ciecamente e ci facciamo terrorizzare da variazioni percentuali e valori in rialzo e al ribasso. Quello che potrebbe sembrare ovvio, considerare i migranti come risorse economiche (dato che a quanto pare in tanti fanno fatica a considerarli ‘uomini’) in una società neoliberista come la nostra, cosi tanto ovvio non è.

La domande sorgono spontanee: con quale coscienza potremo continuare a ignorare che questa ondata di poveri e disperati è causata anche da noi? Che ogni volta che acquistiamo un cellulare nuovo, un PC, un’automobile all’interno di questo sistema economico, stiamo in realtà contribuendo a creare uno strato di povertà? E fino a quando potremo andare avanti cercando di convincerci che non è colpa nostra, ma di chi ‘comanda il mondo’? Questo sarebbe vero se provassimo ad opporci a questo sistema. Ma siamo avvolti da troppe comodità.

È ora di aprire gli occhi. Il capitalismo e il neoliberismo non hanno portato ad una democratizzazione reale nei Paesi su cui si sono avventati. E se da una parte hanno creato una qualche pallida ricchezza in alcuni strati della popolazione, dall’altra hanno creato un numero maggiore di poveri. La famosa forbice delle disuguaglianze, tratto distintivo di ogni epoca del capitalismo. E il capitalismo dei nostri tempi per certi aspetti è il più feroce, perché si accompagna ad una disumanizzazione totale. Se dovessi scegliere un simbolo della nostra epoca, non esiterei a scegliere gli innumerevoli esempi di palazzoni sfarzosi accanto a baraccopoli di cartone ed eternit.

Non possiamo continuare ad ignorare tutto questo. Non si può scegliere l’illusorio benessere del capitalismo ed ignorare (anzi combattere ed avversare) le sue inevitabili conseguenze. Non si può nascondere a vita la polvere sotto il tappeto. La via da seguire è la ridistribuzione delle ricchezze, all’interno di un mercato che torni ad essere sociale. Altrimenti i ricchi continueranno ad essere più ricchi, e i poveri più poveri.

E, fidatevi, i ricchi non saremo mai noi.