Quanto avremmo bisogno oggi di #Troisi

Qualche anno fa la sua spalla storica, Lello Arena, disse che per ridare speranza all’Italia servirebbero 10mila Troisi. Qualcuno la prese come una provocazione, eppure credo che avesse ragione. 

Oggi Massimo Troisi avrebbe compiuto 66 anni: un giovincello, visti i tempi che corrono. Se ne andò invece il 4 giugno di 25 anni fa, all’età di 41 anni, quando gli uomini sono nel pieno delle forze. La sua satira graffiante e al tempo stesso la poesia e la profondità dei suoi monologhi penso non abbiano eredi in Italia, dove la comicità si è ridotta in gran parte a volgarità e superficialità, a battute estemporanee. Sì, certo, anche oggi gli attori comici fanno ridere, il problema è che a differenza di Troisi non sanno fare nient’altro. Ogni sua battuta, invece, nascondeva un mondo. Davvero si resta sgomenti di fronte a quel che poteva dire e fare 30 anni fa, quando la censura era ancora in mano ai parrucconi e il Muro di Berlino era ancora saldamente in piedi.

Quando una volta gli chiesero come fosse nata la passione per la recitazione, spiegò: “Ero nù guaglione, ero andato a vedere un grande film, Roma città aperta. Me n’ero uscito da ‘o cinema con tutte quelle immagini dint’a capa e tutte quelle emozioni. Mi sono fermato ‘nu mumento e m’aggio ditto….”Massimo, tu da grande devi fa ‘o geometra“.

Massimo Troisi era più di un attore, più di un comico: era un poeta. E forse non è un caso che l’ultimo film che ha girato, il Postino, riguardi un grande poeta come Pablo Neruda. Stava male da tanto tempo, oramai, quando girò Il Postino. Sul set poteva interpretare solo i primi piani, tanto era esausto. Ma lo voleva fare, come se sentisse la necessità di salutare il suo pubblico con qualcosa di grandioso.

Quel sabato 4 giugno 1994 se ne andò dopo pranzo, in silenzio, con discrezione. In vita sua non accettò mai di fare una pubblicità, benché le offerte piovessero da tutte le parti: rimase fedele ai suoi ideali, trasformando la scena e non facendosi trasformare da quello che la scena gli aveva dato, fama, successo, notorietà. 

Il Troisi poeta ci ha regalato splendidi sogni intrisi di ideali, dipingendo quadri con colori brillanti e mai scontati e volando alto nella speranza di risvegliare le coscienze. Ci ha insegnato che i sogni si possono avverare, se non ci si arrende, a patto che si continui a restare se stessi, che non ci si trasformi in quello che gli altri ci vogliono far diventare.

E se è vero che un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso, i poeti come Troisi ci hanno aiutato e ci aiutano tuttora a fare questo: a non arrenderci. Mai.