#Salvini non è più uguale degli altri

Se volete capire perché Guareschi avvertiva di stare “attenti alla terza narice” e quindi più in generale ai trinariciuti di partito (quelli il cui cervello era in uscita dalle due narici consuete, mentre dalla terza entravano le direttive di partito), leggetevi i commenti in calce a questa dichiarazione di voto sulla piattaforma Rousseau da parte di un’eletta del M5S.

Lei è Monica Forte, presidente della Commissione regionale antimafia, non proprio l’ultima arrivata: voterà NO, quindi a favore dell’autorizzazione a procedere per Salvini. Autorevole, rispettata, ha ricoperto finora il suo incarico in maniera esemplare. Ebbene, in poche ore è stata ricoperta di insulti. Una dichiarazione di voto che fino a qualche mese fa avrebbe preso solo elogi, scatena un livore e un’aggressività in genere riservata solo ai tanto odiati “pidioti”. 

Accadeva (e accade ancora, tra i reduci) a parti rovesciate, quando si criticava la linea politica di Matteo Renzi. Le accuse dei trinariciuti di partito, non importa il colore della bandiera, sono sempre le stesse: non importa cosa si sostenesse fino a un minuto prima, se il capo del partito sostiene il contrario, lo si difende fino alla morte e si accusano i coerenti o semplicemente chi dissente come traditore che fa gli interessi degli avversari.

Diceva Primo Levi, riprendendo la definizione di potere carismatico di Max Weber, che “I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e obbedire senza discutere… Occorre dunque essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà.”

Ebbene, tutta questa pletora di pecore belanti che ripete con commenti copia-incolla che voterà Sì (quindi contro l’autorizzazione a procedere per Salvini) lo fa con strumenti diversi dalla ragione, perché nel caso Diciotti non ricorre nessuna delle due condizioni previste dalla legge costituzionale per salvare un ministro da un processo: vale a dire un “interesse dello Stato costituzionalmente rilevante” (la Costituzione non vieta affatto lo sbarco di naufraghi salvati da una nave italiana in un porto italiano, anzi è prevista da ben due trattati internazionali) e un “preminente interesse pubblico” (l’interesse pubblico di far sì che altri Stati dell’UE rispettassero la redistribuzione secondo quote dei migranti a bordo c’era, ma non era preminente, dato che poteva essere raggiunto diversamente, come ha dimostrato poi l’epilogo della vicenda).

In ogni caso, questo processo non esisterebbe se Salvini non si fosse impuntato, rivendicando persino il “sequestro” via Twitter e Facebook, chiedendo pubblicamente di essere indagato. Dopo aver strombazzato a reti tv e social unificati che si sarebbe fatto processare, ora ha cambiato idea: legittimo, ma se i 5 stelle votassero a favore dell’autorizzazione a procedere e Salvini andasse a processo, la colpa è sua e solo sua.

Politicamente parlando, garantire l’immunità a Salvini sarebbe poi il suicidio del Movimento 5 Stelle, che già da azionista di maggioranza del governo si è ridotto a fare la stampella della Lega. Per carità, magari i grillini sopravvivono, ma con che faccia parleranno ancora di questione morale, citando Enrico Berlinguer?