No, non è vero che è tornato il #lavoro in #Italia

Qualche giorno fa sono rimasto sconcertato — e anche un po’ infastidito — dal coraggio del PD di aver condiviso una statistica sugli effetti positivi che ha avuto il Jobs Act in questo Paese. L’ISTAT ha pubblicato un’indagine sull’occupazione e la disoccupazione nel triennio 2014-2017 che copre completamente i governi di Renzi e Gentiloni. I deputati renziani non hanno indugiato e si sono affrettati a condividerlo, ribadendo il merito degli ultimi due premier di aver creato quasi un milione di posti di lavoro.

Da febbraio 2014 a novembre 2017, l’occupazione è balzata dal 55,5% al 58%, mentre la percentuale di disoccupati è scesa dal 13% all’11%. E che dire di quella giovanile: dall’allarmante 43,5% che ci aveva lasciato l’esecutivo Letta si è scesi ad un promettente 33%. I progressi sembrerebbero essere agli occhi di tutti. Guardando i grafici, piuttosto chiari nel rappresentare la crescita che si è registrata, la prima sensazione che si prova è stupore. Forse avevano ragione i dem ad essere ottimisti durante i primi mesi del governo Renzi. O forse no.

La verità, purtroppo, è un’altra. L’ISTAT ha fatto sapere, in merito al rapporto pubblicato, che è considerato occupato chi nella settimana di riferimento dell’indagine ha lavorato almeno un’ora. Niente di nuovo, del resto si tratta di indicatori economici tradizionali nella zona euro. La maggior parte degli stati membri dell’Unione Europea, dell’OECD e dell’ILO adotta questi parametri per calcolare la percentuale di occupati. Tuttavia occorre precisare che non si tratta di dati precisi che tengono conto delle fasce di retribuzione o delle ore lavorative, e perciò si devono contestualizzare.

Il caso dell’Italia è emblematico. Come fa notare anche il Sole 24 ore, il lavoro che viene offerto è momentaneo e non offre nessuna garanzia, facendo tornare tutto come prima. I cosiddetti mini-jobsimportati dalla Germania (che li ha incentivati in quantità spropositata per sostituire i fallimentari voucher) sono una soluzione estemporanea, che non determina un rilevante cambiamento nel lungo termine. Prospera, dunque, il precariato, mentre il contratto a tempo indeterminato diventa una chimera.

Non ci aspettiamo che Matteo Renzi e la sua folta squadra di governo già pronta per le prossime elezioni si assumano le proprie responsabilità. Siamo ufficialmente in campagna elettorale e ammettere di aver sbagliato dopo aver governato il Paese significa commettere il proprio suicidio politico. In questi due mesi l’elettorato dimentica tutto quello che è stato fatto o promesso in passato (vedi Berlusconi), ma sta all’erta perché qualsiasi dichiarazione è fatta apposta dai politici per scatenare un dibattito o estorcere i voti degli indecisi. Come in questo caso.