#PrimaScala, se i nobili applaudono le ghigliottine

La prima della Scala è un evento mondano, culturale, politico. In uno dei teatri d’opera più importanti al mondo sfilano in abiti sfarzosi, imbellettati, gli esponenti dell’Italia nobile, alla guida del Paese in ogni ramo: dalla moda all’imprenditoria, dalla cultura alla politica.

Hanno fatto sicuramente più parlare le assenze del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio, o l’entrata alla chetichella della sottosegretaria Boschi piuttosto che l’opera in sé che veniva rappresentata come apertura della stagione al Teatro alla Scala.

L’Andrea Chénier di Umberto Giordano, per la regia di Mario Martone e diretto dal maestro Riccardo Chailly, ha ricevuto 11 minuti di applausi dalla platea (non un record, se confrontato con l’Armide diretto dal maestro Muti nel ‘96) e un incasso di quasi due milioni e mezzo di euro, ovvero mezzo milione in più dello scorso anno.

L’opera, infatti, è pregna di storia, di politica, di rivoluzione: ambientata nella Francia pre-rivoluzionaria, si apre con una festa, data al castello della contessa di Coigny. Subito il servitore di questa, Gerard, intento nella preparazione dell’evento, dichiara al vecchio padre il suo odio per la classe nobile:

«Son sessant’anni, o vecchio, che tu | servi! | A’ tuoi protervi, arroganti signori | hai prodigato fedeltà, sudori, | la forza dei tuoi nervi, | l’anima tua, la mente, | e, quasi non bastasse la tua vita | a renderne infinita eternamente | l’orrenda sofferenza, | hai dato l’esistenza | dei figli tuoi. | Hai figliato dei servi! […] T’odio, casa dorata! | L’immagine sei d’un mondo | incipriato e vano! […] Fissa è la vostra sorte! […] | è l’ora della morte!»

Alla festa partecipa anche il giovane poeta Andrea Chénier, il quale viene rimproverato dalla giovane contessina Maddalena di non scrivere poesie alla moda.

Se il disperato amore fra Andrea e Maddalena li porterà a morire insieme sotto i fuochi del tribunale rivoluzionario giacobino, il libretto, scritto da Luigi Illica, è carico di simbolismi importanti e forse incompresi dagli applaudenti spettatori: dalla totale cecità dei nobili verso la condizione servile, rappresentata dalla Contessa e dallo stuolo di nobili danzanti («Passiamo la sera allegramente! | Della primavera ai zefiri gentili | codeste nubi svaniranno!»), al risentimento dei poveri e dei servi che, inevitabilmente, sfocerà nel sangue della rivoluzione. Le danze ricominciano non appena il coro degli affamati, con in testa Gerard, viene allontanato dalla Contessa.

Sembrerebbe quasi che l’Andrea Chénier di Giordano fosse stato scritto proprio per occasioni come quella della prima scaligera, dove la sfilata dei notabili che assistono a un’opera che li vedrebbe sotto scacco delle ghigliottine rivoluzionarie è una festa che nulla potrà fare per impedire ciò che non può essere impedito.

La Contessa è una rappresentazione perfetta di come vecchia e nuova nobiltà, rincuorate dalla carità ai poveri, non riescano a comprendere le ragioni profonde dell’odio ingenerato in chi sottostà alla servitù e allo sfruttamento.

Chissà se l’ex presidente del Consiglio Mario Monti, Emma Marcegaglia, il presidente di Intesa Sanpaolo e tutti i nuovi nobili della nostra società avranno capito l’antifona?

18 commenti su “#PrimaScala, se i nobili applaudono le ghigliottine”

  1. La Scala di Milano, un posto frequentato da personaggi per la maggior parte che hanno rovinato l’Italia, indagati, corrotti, che hanno e che continuano ad arricchirsi sulla pelle della gente onesta, che ci vanno solo per dare sfoggio del loro maltolto senza nessuna vergogna o pudore anzi…non vedo un grande vanto per Milano.

  2. …Ma perché secondo voi quelle persone vanno li perché veramente gli interessa? La loro presenza è di facciata. Secondo me si fanno due coglioni fino a farseli scendere giù ai piedi.

  3. Non ne capisco nulla di opere liriche, qualcosa di teatro SI, quindi credo da ciò che ho visto in TV attraverso il TG che l’80% di coloro che stavano alla prima della Scala non ne capivano un tubo ma stavano lì per immagine. Ma quali nobili?

  4. Non capisco il ragionamento, quindi applaudire un’opera artistica (cinematografica o teatrale che sia) significherebbe necessariamente condividerne il contenuto e non, magari, apprezzare semplicemente la messa in scena o la bravura degli attori? Quindi se io applaudo a una rappresentazione teatrale del Padrino significa che apprezzo la Mafia?

  5. For our last number, I’d like to ask your help. Will the people in the cheaper seats clap your hands? And for the rest of you, if you’ll just rattle your jewelry…(John Lennon)

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