#Sanchez torna leader, ora una nuova Sinistra?

Sono passati sette mesi da quell’inizio di ottobre 2016 che aveva visto la disfatta di Pedro Sanchez, segretario del Partito socialista spagnolo: il Paese era appena uscito dalla sua seconda tornata elettorale in meno di un anno e si avviava alla terza, vista la situazione di stallo politico. Il Partito popolare guidato dall’ex Primo Ministro Mariano Rajoy aveva vinto le elezioni, ottenendo 137 seggi alla Camera Bassa, ma senza la possibilità di formare un governo, nemmeno con l’appoggio dei centristi di Ciudadanos. Il Partito Socialista viveva uno dei momenti elettoralmente più tragici della sua storia (22.6% per 85 seggi) e la nuova coalizione di sinistra Unidos Podemos, formata da Podemos e Izquierda Unida, non aveva rotto gli equilibri, fermandosi al 21% e 71 seggi).

Lo storico bipolarismo popolari – socialisti, come avevano già dimostrato le elezioni del dicembre 2015, era ormai rotto. Rajoy spingeva per un governo di minoranza a guida del Partito Popolare, chiedendo il sostegno da Ciudadanos e almeno esternamente dal Partito Socialista. Eventualità a cui Pedro Sanchez aveva risposto con un NO sonoro e ribadito.

Un diniego che gli costò la segreteria del partito. A fine settembre la dirigenza storica del Partito Socialista, capeggiata dagli ex premier Zapatero e Gonzalez, aveva esautorato il segretario con le dimissioni di metà dell’esecutivo socialista, facendo decadere l’organo e mettendo il partito nelle mani di Susana Diaz, già governatrice della Catalogna. Con quell’atto, passato alla storia come “la rivolta dei baroni“, il PSOE permetteva la nascita del governo di minoranza di Mariano Rajoy.

Ciononostante, l’ex-segretario, in principio molto affiatato con Renzi, ha sfruttato l’insoddisfazione per i risultati del governo Rajoy e quel sentimento anti-establishment che è alla base anche della vittoria di Macron in Francia per riprendersi il partito, attraverso le primarie.  Fatto politico rilevante, dato che il governo spagnolo si regge grazie all’astensione dei socialisti, e che potrebbe portare a una spaccatura in seno al partito.

Sanchez, a differenza del suo collega italiano che punta al centro(destra) e all’inciucio con Berlusconi, sogna un’alleanza di sinistra formata da Partito Socialista, Podemos e Izquierda Unida, con un difficile ma necessario appoggio da parte dei secessionisti catalani orientati a sinistra, che richiederebbero quantomeno un referendum per l’indipendenza della Catalogna. Uno scenario che probabilmente, numeri alla mano, non vedremo mai con il parlamento attualmente in carica.

Il dato certamente più affascinante è però quello che riguarda tutta la sinistra europea. Nel Partito Socialista Spagnolo è accaduto esattamente quello che capitò al suo gemello britannico, il Partito Laburista. Jeremy Corbyn aveva infatti subito, al pari di Sanchez, una sfiducia interna ad opera della storica classe dirigente, smentita anch’essa dalla base del partito che  ha rieletto il “vecchietto di sinistra” con una maggioranza più larga della prima volta.

Uno scollamento tra classe dirigente, in questo caso più moderata, e una base ispirata invece da sentimenti di rottura, che tra Spagna e Gran Bretagna, è passata anche per la Francia. Basti vedere il tracollo del PSF, orchestrato dal ticket Hollande-Valls, con la rimonta inaspettata di Melenchon.

Un mutamento di orizzonti che in tutta Europa fa sognare un governo delle Sinistre, fondato su principi e valori diametralmente opposti a quelli che hanno dominato la scena politica degli ultimi 30 anni. Già in Portogallo il Primo Ministro Socialista Antonio Costa governa in coalizione con una variegata sinistra radicale e persino in Germania, dove tra pochi mesi si celebreranno le elezioni che vedono uno Schultz sempre più in difficoltà, abbiamo il caso-pilota del “Parlamento di Berlino”, l’assemblea locale della città-stato della capitale tedesca, che è governato da una maggioranza formata da SPD (socialdemocratici), Verdi e Die Linke (sinistra radicale). 

Una cosa è certa, in tutta Europa lo storico bipolarismo popolari – socialisti è alla fine. La destra mostra il suo nuovo volto sovranista. Le due sinistre sono avvisate: questo è il momento di fare la storia.