#Lingotto, quel che #Renzi non capisce sulla #QuestioneMorale

Stesso linguaggio, stesse parole d’ordine, stessa arroganza e violenza verbale contro gli avversari (mascherata dal solito “noi li accogliamo col sorriso”): altro che cicatrici, Matteo Renzi è quello di prima, con l’aggiunta delle ferite che portano il nome di una sconfitta elettorale dietro l’altra (regionali, amministrative, referendum), su cui non ha fatto alcuna autocritica.

Non solo: l’idea di andare al Lingotto dove Veltroni presentò il suo Partito Democratico sa quasi di profanazione del luogo sacro più che di commemorazione di un momento politico felice (uno dei pochissimi di quel partito oramai snaturato). E non tanto per lo stile di Renzi, che si inserisce come al solito nel solco della tradizione craxiana e berlusconiana, del leader che salta ogni mediazione e identifica se stesso con il partito e cerca direttamente il rapporto con il popolo, derubricando a “burocrazia” tutto ciò che è rappresentanza, ma anche e soprattutto per alcune tematiche che nell’agenda di Veltroni erano prioritarie, come quelle della questione morale, liquidata dall’ex-sindaco di Firenze con un “sulle tessere può esserci qualche abuso” e con un attacco ai magistrati sul caso Romeo degno di Berlusconi, in quanto condito da bugia, come spiega Vincenzo Iurillo sul Fatto.

Infatti, l’ex assessore Pd di Napoli Giorgio Nugnes si suicidò tre settimane prima degli arresti per l’inchiesta Global Service: il suo arresto riguardava gli scontri antidiscarica di Pianura di un anno prima.

Non solo: mentre Veltroni andò in Campania, a Napoli, in piena campagna elettorale a fare i nomi e i cognomi dei boss della Camorra, dicendo che non voleva i loro voti, il PD renziano negli stessi territori fa il pieno di tessere e transfughi cosentiniani, esattamente come in Sicilia fa con i cuffariani, imbarcando cioè il peggio della politica esistente sulla piazza: quella dei gattopardi che si muovono in quella zona grigia dove il nero è in percentuale maggiore del bianco.

Ma quello che il populismo di governo renziano ancora non ha capito è che questione morale e questione giudiziaria sono due cose diverse: la prima riguarda eletti ed elettori e non viene giudicata con le norme del codice penale, mentre la seconda attiene giudici e avvocati. Ciò che non è rilevante a livello politico può esserlo sul piano penale e viceversa.

Facendo un esempio pratico: frequentare mafiosi, stringere la mano a un boss, passeggiare con quest’ultimo per le vie di un paese quando magari si è candidati a una carica pubblica non ha nulla di penalmente rilevante: si può mettere in galera qualcuno perché, senza violare la legge, passeggia con un capomafia, magari incensurato? Ovviamente no. Eppure dal punto di vista politico questo comportamento, oltre ad essere moralmente inaccettabile, lo è anche politicamente, perché il candidato, pur di conquistare voti, si fa vedere in pubblico con il capomafia che ha un nutrito bacino di voti. Magari non farà alcun favore al capomafia, né compierà reati contro la pubblica amministrazione durante il suo mandato, ma il messaggio che viene dato ai cittadini onesti e perbene qual è? Che non è lo Stato a comandare e che quest’ultimo è semmai un mero oppressore fiscale e giudiziario, che magari quando arriva a sequestrare i beni e le aziende del capomafia porta solo disoccupazione perché fa arricchire gli amministratori giudiziari (come insegna la cronaca giudiziaria recente).

Del resto, lo diceva anche Enrico BerlinguerLa Questione Morale‬ non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche.

Anche per questo che le cose vanno male: pensiamo di poter sopperire alla mancanza di etica pubblica facendo mettere l’elmetto ai magistrati e sperando in loro per fare una pulizia che si può fare solo nell’urna elettorale. Solo se cominciamo a capire che la Politica è una nobile arte che per tornare ad essere tale ha bisogno soprattutto del nostro impegno e della nostra visione creativa, si metteranno all’angolo non solo i populismi di governo ma tutti i populismi.

Soprattutto, si tornerà a fare gli interessi dell’unico gruppo di potere che conta davvero, quando comprende la sua natura rivoluzionaria: i cittadini.

19 commenti su “#Lingotto, quel che #Renzi non capisce sulla #QuestioneMorale”

  1. Non penso che ancora la situazione che si è creata intorno a Renzi sia tale da far sorgere una responsabilità politica nei suoi confronti bisogna attendere ancora qualche risvolto in più nelle indagini(quanti politici imprenditori sono stati coinvolti in inchieste in cui non centravano niente).Poi se si attacca Renzi per partito preso è un altro discorso.Il giustissimo concetto della questione morale non può essere estremizzato perché allora si sarebbe dovuto porre per politici come Vendola ed Errani pure coinvolti in processi eppure in quei casi vi siete stati zitti.Due pesi e due misure.Forse è meglio criticare Renzi sulla sua linea politica che si ispira molto alla liberalismo lontani da quegli ideali propri della sinistra.Detto ciò per parlare di questione morale nei suoi confronti bisognerebbe aspettare qualcosa in più

    • Andrea Scimone, ti rinfreschiamo la memoria con le parole di Enrico Berlinguer sulla Questione Morale (pure riportate nell’articolo, che non ha attaccato Renzi sul caso Consip ma per ben altro):

      La ‪Questione Morale‬ non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche.

      Quanto a Errani e Vendola, vatti a rivedere cosa avevamo scritto all’epoca: ne chiedevamo le dimissioni.

      PF

    • Avete praticamente descritto Renzi come un mafioso cioè vi rendete conto vi meritate Berlusconi e alcuni democristiani siete lo specchio di quella sinistra che sa solo perdere
      Questione morale non vuol dire giustizialismo #nonfaterivoltareberlinguerdallatomba
      P.S.:se avete chiesto le dimissioni di errani e vendola avete pienamente sbagliato perché erano totalmente estranei ai fatti,cioè se era per voi Puglia ed Emilia Romagna sarebbero state prive di due ottimi presidenti.Masochismo,una specialità della sinistra d’altronde

    • Grazie per postare le parole di Enrico Berlinguer. Consiglio sempre valido, prima di commentare ci si dovrebbe informare e cosa ancora piu’ straordinaria capire quello che si legge.

  2. Lui, il Grande Altro, sì che ha colto la vera eredità di Berlusconi. Sapendo cancellare il recentissimo passato con “chiacchere futili” sull’attuale Presente: siamo al cospetto di un “imbecille cognitivo”.

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