#BastaunSi? #MaAncheNO – l’abolizione del CNEL

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Chi di voi non sarebbe a favore dell’abolizione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, meglio conosciuto come CNEL, che dal 1957, anno della sua istituzione, ha partorito solo undici proposte di legge, e mai nessuna è stata approvata? Chiaramente siamo tutti d’accordo che un ente inutile come questo non ha più alcuna ragione di esistere e rappresenta solo un grandissimo spreco, uno dei tanti, di risorse pubbliche, che potrebbero essere reimpiegate in maniera più virtuosa.

Costituito da esponenti sindacali, imprenditoriali e sociali e regolato dall’art.99 della Costituzione, dovrebbe fornire consulenza a Governo e Parlamento su questioni economiche e sociali e proporre disegni di legge. Fino al 2011 era composto da 121 membri, poi dimezzati a 64 e oggi ridotti a 24, perché 40 si sono dimessi e non sono stati sostituiti (effetto dell’annunciata soppressione e del taglio dei finanziamenti, che ha paralizzato l’attività, smembrato le commissioni e fatto sparire consulenti ed esperti prima profumatamente retribuiti).

Ebbene, c’era bisogno di vincolare la sua abolizione a una riforma che modifica ben 47 articoli, quando sarebbe bastata una legge costituzionale ad hoc che avrebbe raggiunto sicuramente più dei 2/3 dei consensi parlamentari necessari addirittura per evitare il ricorso al referendum (qualora ci fosse qualche coraggioso pronto a difendere un organo del genere)?

La storia del CNEL, la terza camera dello Stato, è costellata di consulenze, incarichi e studi affidati agli amici degli amici, nonché a veri e propri scandali come il rinvio a giudizio da parte della Corte dei Conti per danno erariale, dell’ex segretario generale Michele Dau e degli ex presidenti Antonio Marzano, già ministro alle Attività produttive con Berlusconi, e il suo successore, Bosco, sindacalista ormai famoso per le crociere a spese della Uil. Del resto, per intascare il gettone di presenza di 2.154 euro al mese bastava presenziare per pochi minuti all’assemblea mensile; in caso di assenza vi era una decurtazione di appena il 15% dell’indennità. Dal 1° gennaio 2015 le indennità sono state cancellate, così come i rimborsi (ed ecco spiegate le dimissioni di massa).

La Ministra Boschi l’8 giugno 2016, rispondendo a un’interrogazione di Arturo Scotto e altri deputati di Sinistra Italiana, affermava che: «La soppressione del Cnel porta ad un risparmio annuo di circa 20 milioni». Peccato che, come risulta dal bilancio consuntivo, il CNEL oggi costi 8,7 milioni di euro. Di questi, 5 milioni coprono il costo del personale, che verrà riassorbito dalla Corte dei Conti, mentre 3 milioni è la cifra necessaria per il mantenimento di Villa Lubin, che andrà in dotazione al Consiglio Superiore della Magistratura.

Sicuramente uno dei meriti di questa riforma è quello di abrogare l’art.99 eliminando di fatto il CNEL come organo di rango costituzionale, specificando poi all’art. 40 delle proprie disposizioni finali questa soppressione: vista l’inevitabilità dei costi, però, forse era da prendere in considerazione l’idea del nuovo vicepresidente Gian Paolo Gualaccini, in passato in prima linea contro gli sprechi dell’ente, che ha proposto il modello del Comitato economico e sociale europeo (Cese), che a Bruxelles, coi suoi 350 membri, è l’organo consultivo in materia di lavoro per l’Unione europea e le maggiori istituzioni Ue.

Senza contare che per abolirlo bastava, come detto prima, una legge costituzionale ad hoc, senza dover stravolgere in maniera così profonda la Costituzione a colpi di maggioranza.

 

21 commenti su “#BastaunSi? #MaAncheNO – l’abolizione del CNEL”

  1. certamente il personale non lo puoi licenziare , ma lo si può destinare ad altri incarichi ,…………..
    CI VUOLE TEMPO PER CAMBIARE…MA SE MAI SI INIZIA? Voto SI

  2. “«Quando fai qualcosa,
    sappi che avrai contro quelli che
    volevano fare la stessa cosa, quelli
    che volevano fare il contrario e
    la stragrande maggioranza di quelli
    che non volevano fare niente.»”
    – (Confucio )

  3. Scusate non so che vuol dire qualcosa di sinistra, a me interessa il confronto a sinistra,la sinistra a lottato sempre per il cambiamento,ogni strategia politica in fase di attuazione,a bisogno di aggiustamenti e verifiche perché la realtà è più complessa della teoria,chi si oppone o è in malafede,o e superato dagli eventi stessi,sono di sinistra e VOTO SI !!!.

    • Ecco, se invece di commentare a caso ti fossi preso due minuti per informarti, avresti scoperto che siamo tra i blog di politica più letti d’Italia, esistiamo da sei anni e siamo un collettivo di giovani nati dopo la caduta del Muro di Berlino, nati da una costola del sito web su Enrico Berlinguer. E votiamo NO dopo averlo argomentato con 9 articoli di approfondimento tra le 5mila e le 10mila battute ciascuno. Chi si oppone non è né in malafede né superato: semplicemente ha letto la riforma. #bastaunsi? #MaAncheNO, grazie.
      PF

    • Infatti trattasi di collettivo di giovani, non di partito, che esprime idee, finalmente, di sinistra. Anche io sono stata giovane e comunista al tempo del grande Enrico, per questo apprezzo l’impegno di questi ragazzi. E voto pure no!

    • Ma quelli che si reputano di sx erano anche quelli che oggi a latina manifestavano insieme alle dx e forza nuova? Complimenti. Forse mi sono perso qualcosa. Che schifo…Io non manifestero’ mai con le dx.

  4. Essendomi informata, anche grazie a Qualcosa di Sinistra, ma non solo, ho deciso di votare no e non perché non voglio che le cose cambino ma perche vorrei che cambiassero in modo diverso e più condiviso. E sopratutto che fossero persone più qualificate a fare i cambiamenti.

  5. Illuminateci allora su cosa dovevano farne del personale, forza…se li lasciavano in mezzo ad una strada si sarebbero risparmiati un mare di soldi. Così eravate contenti?

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