La lettera di Gianni #Cuperlo è un grido nel deserto

Gianni Cuperlo è forse l’ultimo dei mohicani che cerca disperatamente nel PD di rianimare il fuoco di un’anima socialdemocratica. La lettera di ieri ne è una prova. Affronta quello che è la retorica del presidente-Segretario del PD: basta con le banalità sui “gufi”, quella classe non identificata di nemici del popolo; basta impiccarsi allo zero virgola.

Cuperlo, da persona onesta e rispettabile quale è, coglie appieno quei segnali che un tempo venivano additati come deliri da Cassandre: l’Europa come la conosciamo è a un bivio, la sinistra – o meglio, la socialdemocrazia – segue le sorti del nostro continente, l’austerità ha fallito e ha prodotto enormi danni sociali, non ancora del tutto calcolati. Non solo: il capitalismo, abbracciato in tutto e per tutto a partire dall’annus terribilis dell’’89 dai partiti reduci dallo smembramento dei vecchi apparati socialisti-comunisti, ha mostrato la sua faccia più orrenda.

L’analisi storica, politica e culturale compiuta nella sua brevità da Cuperlo è precisa, forse anche troppo per le persone a cui è rivolta. E qui, va detto, Cuperlo ha preso sonoramente una cantonata.

Gianni Cuperlo cerca di rivolgersi a un uditorio che non esiste e che, quando esiste, è tremendamente connivente alle logiche del capitalismo senza regole e del governo del presidente-Segretario. Rivolgersi alla SinistraDem significa parlare a una platea di deputati, senatori, consiglieri regionali e amministratori locali che sono ormai ontologicamente inseriti nei quadri del Partito della Nazione. Tutto ciò che è fuori di esso – il tanto famigerato “campo” lasciato dallo slittamento a destra del PD – è per questo manipolo di burocrati una anomalia da combattere e da deridere.

La SinistraDem è un’illusione, una bella illusione spacciata per verità da quanti, asserviti al potente di turno – oggi Renzi, domani chissà –, cercano di trattenere una rendita di posizione, ingannando quanti ancora, nel popolo democratico, sperano che il PD diventi un partito quantomeno socialdemocratico.

Il tessuto culturale e sociale della sinistra (e dell’Italia in generale) si sta smembrando, ogni giorno di più: i sindacati arrancano, incapaci di difendere i diritti dei lavoratori; l’associazionismo si è ridotto a mere carovane che organizzano pastasciuttate o aperitivi privi di qualsiasi aspetto culturale. Prima di lanciare annunci, è bene che un intellettuale come Cuperlo capisca che va ricostruito un popolo, perso, smarrito, distrutto, ingannato da trent’anni a questa parte.

12 commenti su “La lettera di Gianni #Cuperlo è un grido nel deserto”

  1. Trovo più precisa e puntuale l’ analisi fatta da D’Alema.e’ inutile cercare dentro questoPD qualcosa che non c’è più. Il centrosinistra e il suo popolo vanno ricostruiti fuori da questo partiti che non si sa più dove si colloca e con chi

  2. non c’è più in questi dem lo spirito e i principiì di una sinistra democratica sono anti a tutto ciò che la sinistra ha costruito tra i lavoratori e le classi più disagiate !!!il Corvo….

  3. Io credo che criticare ed appartenere e godere dei privilegi derivanti dalla posizione politica ottenuta non sia coerente, soprattutto quando all’interno di essi ormai sono in tanti a non volere rinunciare ai privilegi. Quindi il signor Cuperlo anche per fede alla ideologia rossa dovrebbe tagliarsi tutto quello che in questo momento lo distacca dall’ elettore onesto e tradito. Esporsi insieme a quei pochi che all’interno di questa associazione a delinquere che è diventato il PD, e dare chiare dimostrazioni di come fare il bene dei cittadini e non interessi del partito. La politica non si fa per guadagno o potere. Ma bene comune

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