Bernie #Sanders: se i dem americani scoprono il socialismo

Ormai non si può più ignorare la corsa alla Casa Bianca del settantaquattrenne senatore Bernie Sanders. Nato a New York City ma cresciuto nel Vermont, di cui è stato prima Representative (1991-2007) e poi Senatore (dal 2007 a oggi), Sanders sta disturbando e non poco i piani della ex Segretario di Stato Hillary Clinton, sostenuta dai grandi media liberal e dai PAC, i potentissimi comitati elettorali americani che foraggiano a suon di milioni la campagna elettorale di Clinton.

Sanders non lascia spazio a equivoci per gli americani e gli osservatori esteri: alla parola liberal, che nella politica a stelle e strisce denota l’ala sinistra del Partito Democratico – Roosevelt è il liberal per eccellenza – Sanders oppone quella di socialista sin dagli anni Sessanta quando in America il maccartismo non era solo una visione del mondo ma anche – e soprattutto – strumento di repressione dell’opposizione politica.

Come può un anziano socialista arrivare a tallonare nei sondaggi la rampante Clinton, descritta come unica concorrente democratica alla Casa Bianca tanto negli States quanto nei nostri media?

La campagna di Sanders si basa sulla chiarezza e su profonde e acute denunce, bollate come populismo dai suoi avversari (Clinton compresa): l’accusa ai magnati di Wall Street che, secondo Sanders, non possono determinare l’economica statunitense e globale come hanno fatto all’inizio della crisi economica nel 2008; l’opposizione alla Partnership Trans-Pacifica (TPP) che altro non è che «parte di una corsa globale per tagliare i diritti dei lavoratori, smantellare i sindacati, l’ambiente, la salute, la sicurezza alimentare e le leggi finanziarie, permettendo alle corporations di portare nei tribunali  internazionali piuttosto che nelle corti americani le leggi nazionali anti-trust»; il surriscaldamento globale come problema del secolo; riforma del sistema sanitario nazionale in cui tutti – ricchi e poveri – abbiano diritto a cure pubbliche e gratuite; l’innalzamento del salario minimo garantito e una tassazione più attenta al recupero di risorse dai grandi capitali finanziari. Un programma che certamente farebbe invidia all’elettorato di Sinistra in Italia, diviso fra il liberismo del Partito Democratico e le frammentazioni atomistiche della sinistra riciclona.

Come ben osservato da Jacobin, il Socialismo di Bernie Sanders è un socialismo che guarda alla realtà americana – ancora ben diffidente verso le istanze di una sinistra degna di tal nome – con schiettezza, avendo come riferimento nazionale il New Deal rooseveltiano e come esempio le grandi socialdemocrazie scandinave. Ciò denoterebbe per alcuni un cedimento ideologico del senatore del Vermont; per altri invece una giusta attualizzazione del proprio messaggio che deve colpire il più ampio pubblico possibile.

Di elettori Bernie ne sta conquistando: dai giovani, colpiti e scoraggiati dalla crisi, alla classe media, al centro degli incontri, sempre più partecipati, del socialista del Vermont. Se infatti il 70% dei fondi raccolti da Clinton proviene dai super PACs, lo stesso non si può dire per Sanders, che vede in piccole ma numerosissime donazioni la forza della sua campagna elettorale che sta sfondando quota cinquanta milioni di dollari.

Nel mondo anglosassone si sta compiendo nel silenzio generale una rivoluzione politica: se all’inglese Jeremy Corbyn dovesse aggiungersi l’americano Bernie Sanders la terza via tanto amata da Blair, Clinton (e Renzi) troverà la morte dove è nata.

21 commenti su “Bernie #Sanders: se i dem americani scoprono il socialismo”

  1. Negli Usa si ritiene possibile fare politica di sinistra in un partito che è tale solo perché più a sinistra dei Repubblicani. Niente scissioni e niente rifondazioni della sinistra, niente condizionamenti esterni ma lotta all’interno per provare a cambiare linea al partito. La stessa cosa è successa nei Laburisti inglesi con Corbyn. Poi non è detto che, per cambiare le cose, si debba per forza vincere (a meno di non fare i renziani di sinistra), l’importante è riuscire a comunicare un messaggio e a imporre i propri temi. Sanders non se lo filerebbe nessuno se fosse il candidato indipendente dello 0virgolaniente.

  2. mah, ha il passpartout delle origini ebraiche, può arrivare dove vuole e magari, una volta arrivato, bombardare il mondo come meglio crede versando pure qualche lacrimuccia

  3. Non vedevo uno yankee col pugno chiuso dai tempi diTommie Smith alle Olimpiadi di Città del Messico (1968)! Quelli almeno erano neri ed una qualche credibilità la avevano…..

  4. Bernie Sanders é un ebreo che nei suoi discorsi accoglie e abbraccia musulmani. Si tratta di una persona che vuole riportare al centro degli interessi la classe media, quella che determina lo stato di salute di un paese, la Germania insegna. Mi spiace di non poterlo votare perché ne guadagnerebbe il pianeta intero di un presidente come lui.

    • No torniamo ai tempi di Regan, il che è ancora peggio. Nixon è un mezzo criminale internazionale (per quanto riguarda il cile e il sud america) ma un minimo di geopolitica ne capiva. Questo è un mezzo pazzo e basta, quasi come il socio dello scudo spaziale.

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