#Labour, vince #Corbyn, il “vecchietto di Sinistra”

Dicevano che era troppo vecchio per fare il segretario di partito e, soprattutto, era troppo di sinistra per vincere. Due cliché andati molto di moda nella sfavillante galassia della Sinistra socialista europea degli ultimi vent’anni, dove hanno imperato bei visini, gossip, good manners e quell’uso spregiudicato della finanza per dimostrare che, dopo il Muro di Berlino, si era ancora più moderni di chi la finanza l’aveva inventata.

Il risultato è stato che nel decennio a cavallo tra vecchio e nuovo millennio la “Sinistra” che governava quasi ovunque in Europa poneva le basi per la sua disfatta, perché correva dietro a un modello di società che era quello teorizzato agli inizi degli anni ’80 dal duo Reagan-Thatcher: lo Stato è il problema, il welfare pure. Fu così che nel 2007-2008, quando quel modello ha generato la più grande crisi economica del capitalismo di tutti i tempi, la Sinistra, molto semplicemente, non era culturalmente preparata a fornire una soluzione adeguata al problema. Anzi, era corresponsabile di quel fallimento. E in Europa, paradossalmente, sono andati al governo i conservatori che hanno proseguito su quella strada, imponendo austerity e sacrifici, con tutti gli effetti che conosciamo. Negli Stati Uniti non è stato così, e infatti l’economia americana, con tutti i difetti che può avere Obama, sta meglio di quella europea.

Il Regno Unito più di qualunque altro ha sperimentato gli effetti di questa disastrosa corsa verso il centro, e quindi verso destra, dei partiti socialisti europei: il New Labour di Blair (idolo con giusto una ventina d’anni di ritardo dalle nostre parti) incarnò la metamorfosi della Sinistra post-Muro che anziché pensare a un nuovo modello di società, si è accoccolato nell’alveo del neoliberismo più sfrenato. Tant’è che il Labour non ha vinto più nulla, benché ci fossero tutti i presupposti per riuscire a mandare a casa David Cameron lo scorso maggio.

Perché tra l’originale e l’imitazione, l’elettore va sicuro verso la prima. E l’esasperazione del popolo di Sinistra inglese è stata tale che ha determinato il successo del “vecchietto di sinistra” contro i “fighetti della City” (come ha titolato un quotidiano britannico). Jeremy Corbyn è il nuovo segretario del Labour con il 59.5% dei voti e il suo vice è Tom Watson, meglio conosciuto come “bestia nera” di Rupert Murdoch.

Nel suo primo discorso ha toccato vari temi e “qualcosa di sinistra” l’ha detta, dall’ambiente alla pace, dal welfare ai diritti, fino a un’inedita rivendicazione del rapporto con il sindacato che in Inghilterra non si sentiva forse dagli anni ’70. Presto per dire se farà anche qualcosa di sinistra (che alla fine è la cosa più importante) e se sarà in grado di riunire attorno a sé chi dia coerenza in un programma di governo la sua galassia ideale. Di certo parte bene.

Diceva Enrico Berlinguer che “la Sinistra non vive e non vince senza valori ideali“. Tolte le varie incrostazioni ideologiche non più attuali, gli spazi per far riemergere una Sinistra con la S maiuscola, non inginocchiata ai potenti ma al fianco dei più deboli, ci sono.

Good Luck, Jeremy, il compito che ti aspetta non è per nulla facile. Chissà però che dopo tanti “miti” che bucavano lo schermo, la riscossa dei più deboli, degli emarginati e degli svantaggiati non arrivi proprio da “un vecchietto di Sinistra“.

 

12 commenti su “#Labour, vince #Corbyn, il “vecchietto di Sinistra””

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