La #salute non è una merce, la denuncia di Gino #Strada

“La politica, anche con la corresponsabilità di parte della classe medica, va detto, ha introdotto nella sanità il profitto. Ha trasformato gli ospedali in azienda. Oggi il medico, o l’istituzione sanitaria, viene rimborsata a prestazione, che è una follia, una follia razionale, una follia scientifica e anche una follia etica. Perché adesso si mette il medico in condizioni di dover fare, o di ambire a fare, più prestazioni perché cosi più si guadagna. E quindi l’interesse diventa che la gente stia male, cioè che abbia bisogno di più prestazioni, per cui si inventano nuove malattie, si prescrivono cure che non hanno senso, si fanno interventi chirurgici inutili. Ma tutto questo perché? Perché l’obiettivo non è più la salute, è il fatturato

È tornata alla ribalta in questi giorni quest’intervista che Gino Strada, fondatore di Emergency, ha rilasciato al programma televisivo ‘Che tempo che fa’, il 13 Aprile del 2013. Sono parole ancora molto attuali. Ma soprattutto sono parole molto forti e dure da cui trapelano la rabbia e l’amarezza di chi vede la gente soffrire ogni giorno, di chi ogni giorno lavora per offrire cure gratuite a tutti, di chi ogni giorno applica l’articolo 32 della nostra Costituzione, che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Cure gratuite, già. Eppure, dice Gino Strada nell’intervista (e, ricordiamolo ancora una volta, era il 2013, ora la situazione è addirittura peggiorata), circa il 15% della popolazione italiana non può più permettersi cure complete. Il 15 %. Circa 9 milioni di persone. Che non possono più pagare il ticket per un semplice esame del sangue.

Tutto questo è il risultato di due fattori, che hanno come punto comune la crisi. La povertà: il numero di famiglie sotto la soglia di povertà è aumentato in maniera preoccupante (proporzionalmente all’aumento della ricchezza in mano a chi già era ricco). I tagli: si taglia li dove invece si dovrebbe investire, ricerca, scuola e, ovviamente, sanità. Questo porta a una ‘tragedia sociale’ di cui ciascun poliambulatorio di Emergency si accorge ogni giorno. Gli ospedali, o qualsiasi struttura sanitaria pubblica, hanno pochi fondi. I ticket aumentano, i tempi si allungano. Il servizio peggiora. Chi non può pagare, nelle strutture pubbliche non va più. Chi può permetterselo va nelle strutture private, ‘perché li il servizio è migliore e non faccio una fila infinita’. E il divario aumenta.

Chiariamoci, però. Il Sistema Sanitario italiano rimane uno dei migliori al mondo. Ma è la deriva che tale sistema sta prendendo che è preoccupante. 9 milioni di persone non sono un dato trascurabile. E, quando si tratta di salute, non è trascurabile nemmeno un solo uomo.

Dice ancora Gino Strada:

“Abolendo il profitto dal nostro sistema sanitario, rivedendo e razionalizzando i servizi, facendo una sanità gratuita per tutti, italiani e non, […] sarebbe possibile avere ogni anno 30 miliardi di euro di riserva, per investire”

Abolire il profitto. Ma in questo mondo tutto ormai è soggetto al mercato. Tutto è considerato una merce. Anche la salute.

E le parole sono importanti. Non è un caso che l’USL, Unità Sanitaria Locale, è diventata ASL, AZIENDA Sanitaria Locale. Sembra una banalità, ma non lo è. Con una semplice parola, ormai entrata nel vocabolario comune, ti abituano all’idea della sanità come azienda. E, lo sappiamo tutti, l’obiettivo di qualsiasi azienda è il guadagno, il profitto.

Sembra una banalità, ma parlare di profitto sulla sofferenza della gente non lo è.