#Emilio e #Auro, vittime della follia fascista

Silenzio. È il silenzio la colpa più grave. È il silenzio la sprangata più dolorosa per Emilio. È il silenzio il fuoco più caldo per Auro.

È il 18 Gennaio. Un gruppo di 60 fascisti assalta il Centro Sociale Dordoni di Cremona. All’interno del centro sociale ci sono 7-8 persone. Durante l’aggressione Emilio Visigalli viene colpito con una spranga in pieno volto. Cade a terra. I fascisti infieriscono su di lui, tramortito e inerme, con calci e altre sprangate. Emilio non è morto solo grazie all’arrivo dei suoi compagni. Emilio è ricoverato, ed è ancora in gravi condizioni. Quasi sicuramente perderà un occhio.

Dei 60 fascisti, molti facevano parte di CasaPound. La polizia, arrivata sul posto, non ha fatto altro che identificarli per poi lasciarli andare. Solo quattro degli aggressori sono attualmente perseguiti. Ma per rissa. Non per aggressione. Come se si fosse trattato di una semplice lite scoppiata in un bar per una partita di calcio. E non di un attacco vile e infame di matrice chiaramente fascista. Ancora una sprangata, sul volto di Emilio.

È il 19 Maggio 1991. Auro Bruni dorme all’interno del Centro Sociale Corto Circuito. Alcuni militanti di estrema destra decidono di assaltarlo. Picchiano violentemente Auro. Lo lasciano a terra stordito. Prima di andarsene appiccano il fuoco al Centro Sociale. Auro morirà nel rogo. A soli 19 anni.

La Polizia sbagliò più volte le indagini. Molte furono le aggressioni al Corto Circuito da parte degli ambienti di estrema destra. Ma la Polizia arrivò invece ad accusare i compagni di Auro, poi scagionati completamente. Ancora fuoco caldo, sui suoi 19 anni.

Vergogna. È l’unica cosa che riesco a pensare. Vergogna per un Paese che lascia passare sotto silenzio queste aggressioni. Che ha permesso e continua a permettere a CasaPound di andare in giro ad aggredire immigrati, gay, ad impedire ai bambini rom di andare a scuola. Che chiude gli occhi di fronte alla Costituzione, che vieta l’organizzazione di associazioni fasciste.

Complice è chi rimane in silenzio. Come la maggior parte della stampa. Una stampa che ha preferito accanirsi sui 99 Posse, che, a seguito dell’aggressione, hanno scritto sul loro profilo Facebook ‘più bastonate e meno tastiere!’. Una stampa che però ha dimenticato di raccontare la storia di Emilio. Dice lo scrittore Erri De Luca: ‘Le parole dei 99 Posse rientrano in un caso circoscritto. La Polizia ha permesso che un giovane  fosse pestato a sangue dai fascisti. Anche l’ordine pubblico dovrebbe essere citato in giudizio. Quella frase è un’evidente reazione a una aggressione fascista che ha ridotto in fin di vita un ragazzo di Cremona. Di questo si dovrebbe parlare’. Si, è proprio di questo che si dovrebbe parlare. E di cui però nessuno parla.

È questo il colpo più doloroso che hanno ricevuto Emilio e Auro. Il silenzio. Ma non preoccupatevi, ci siamo noi qui. E non rimarremo in silenzio. Urleremo alle orecchie della gente che preferisce tenere gli occhi chiusi sugli orrori fascisti. Se non vogliono vedere, saranno costretti ad ascoltare. Urleremo il vostro nome. Tutti noi antifascisti lo faremo. E per fortuna siamo la grande maggioranza.

Mi raccomando, Emilio, non fare scherzi. Lo sappiamo che lo tieni sempre stretto quel pugno. Vuol dire che stai lottando ancora. Per la tua vita, ora. E noi, immaginando quel pugno, non possiamo far altro che sorridere e sperare. E dirti, ancora una volta, #EmilioResisti.