#CharlieHebdo, una buona occasione

Una buona occasione. È una delle prime cose che mi sono venute in mente quando ho saputo di Charlie Hebdo. “Una buona occasione” è il titolo della lettera di Tiziano Terzani pubblicata sul Corriere della Sera, a seguito dell’attentato dell’ 11 Settembre. Una buona occasione per ripensare al mondo che abbiamo costruito. Per riflettere sulle atrocità di cui è capace l’uomo. Per prendere fiato e pensare.

Pensare. È per questo motivo che questo articolo esce oggi. Per non farsi prendere dalla rabbia, giusta ma che offusca la ragione. Pensare. Che chi ha ucciso 12 persone, chi ha assassinato la libertà di espressione, chi ha violentato la satira, non è un uomo. E non ha nessun Dio. Qualunque nome abbia. Pensare. Che il nemico, quello vero, non è l’Islam.

Il vero nemico è il fondamentalismo. Qualsiasi fondamentalismo. Quello islamico. Quello cattolico. Quello ebraico. Perché il fondamentalismo è assenza di dialogo, è assenza della ragione, è assenza di coscienza. E si fonda sulla paura. Perché, come dice Umberto Eco, senza paura non può esserci fede. E allora l’obiettivo è quello di creare il caos, di dividere, di rendere il prossimo un nemico da cui guardarsi. In poche parole, di generare paura. Cercando, come nel caso di Charlie Hebdo, di spegnere i sorrisi.

E non sono mancati gli sciacalli, pronti a strumentalizzare tutta la disumanità dell’uomo. A sfruttare il dolore e il terrore della gente. Anche per questo dobbiamo fermarci a pensare. Per non permettere che questo porti a una regressione della civiltà che tanto faticosamente stiamo tentando di costruire. Pensiamoci insieme. Ho scritto poco fa che l’obiettivo del terrorismo fondamentalista è quello di generare caos e paura. Di considerare un nemico qualunque altro uomo. Di dividere. Tutto ciò a cui punta la destra xenofoba. Che in queste situazioni ha gioco facile. Pensiamo se è davvero questa la società che vogliamo.

Perché è facile ora dire che tutti gli islamici sono terroristi. Fa comodo a Le Pen, a Salvini. Ma dimenticano che Breivik era tutt’altro che musulmano. E ha ucciso 77 persone. Non mi sembra di aver sentito nessuno dire che i cristiani fossero tutti dei terroristi. Dimenticano lo ‘sbaglio’ della guerra in Iraq, che causato più di 200.000 morti. È terrorismo anche quello. Chiariamoci subito però. Non sto giustificando in alcun modo l’attentato alla sede del Charlie Hebdi. Assolutamente. Certi gesti sono ingiustificabili, disumani. Sempre. Sto semplicemente dicendo che affermare che ogni musulmano è un terrorista, è come affermare che ogni cattolico è un pedofilo, o che ogni ebreo è un criminale di guerra nei confronti della Palestina. E chi sfrutta questi avvenimenti tragici per esternare il proprio razzismo, la propria xenofobia, per racimolare qualche voto in più facendo leva sul dolore e la  paura della gente, è un poveraccio e un vigliacco. Figlio dello stesso fondamentalismo, questa volta non religioso, che genera tanta violenza. E sono stanco di sentirmi dire di essere un buonista. Sono stanco, perché invece ci sono milioni di persone che credono e rispettano le altre religioni. In ogni religione. E sono la maggioranza. Sono stanco. Perché in tempi di guerra non può essere un crimine parlare di pace.

Perciò fermiamoci un attimo. Possiamo farlo. Dobbiamo condannare fortemente questo attentato. Dobbiamo prendere i colpevoli e assicurarli alla giustizia. Dobbiamo indignarci. Dobbiamo provare dolore. Ma poi dobbiamo fermarci. E non iniziare una crociata contro l’Islam. È l’occasione buona per decidere se togliere o aggiungere al fondamentalismo islamico le sue ragioni d’essere. È giusto lottare contro il terrorismo. Ma solo se, oltre a rimuovere i terroristi, rimuoviamo le ragioni per cui tanta gente diventa fondamentalista.

Ma ho già detto troppe parole. Dettate dalla consapevolezza del momento delicato che stiamo attraversando. Dettate dal dolore per le dodici vittime. Ma dettate anche dalla speranza che la società, quella sana, quella che non si divide e non si fa dividere, può lottare. Contro ogni fondamentalismo. Si, la società sana può lottare contro il fondamentalismo. E può batterlo. È l’occasione buona.