Ricorrenze: 23 anni dalla morte di Freddie #Mercury

In questa settimana, 23 anni fa, moriva Freddie Mercury, cantautore, musicista e persino compositore.
Freddie Mercury è un’icona. E’ stato il leader dei Queen e questo basta a trovargli una collocazione di primo piano nell’Olimpo della musica internazionale.

Mi piace pensare al suo carisma, alla sua personalità e alla sua musica come una presenza costante nell’immaginario collettivo di quello strano periodo storico che sono stati gli anni ’80. La sua voce, molto probabilmente, ne è stata la colonna sonora principale. Attraverso il suo personaggio è riuscito a sfatare tabù, ad essere ribelle a suo modo, a suscitare naturalezza e umanità.
E’ morto di AIDS circa ventiquattro ore dopo aver annunciato al mondo la sua malattia, tenuta nascosta per molto tempo anche ai suoi collaboratori più stretti.

L’altro giorno in tv ho visto che c’è gente che esibisce la volontà di contrarre il virus dell’HIV, in modo da poter fare “liberamente” sesso non protetto. A me non piace giudicare le scelte di una persona, e non mi metto a farlo proprio adesso. Però penso a Freddie Mercury e alla sofferenza che provava in quella conferenza stampa mentre preannunciava la sua morte.

Me ne vorranno a male gli obbiettori di coscienza, i bigotti, gli ultracattolici e gli “spietati” di cui sopra, ma la forma più alta di ribellione, anti-tabù, di naturalezza e umanità – ahimè, ancora di questi tempi – è l’uso smisurato del preservativo.

Anche in questo Freddie Mercury è un simbolo, è un messaggio.
Essere liberi, per chi vuole liberarsi.