Una figlia nera e due lesbiche da moralizzare

La prima notizia è che il mondo ha realizzato che un individuo, oltre che omosessuale, può essere razzista, ladro, assassino, evasore fiscale, truffatore, analfabeta, misogino, fascista, terrorista, insomma tutte quelle cose che si credeva fossero esclusiva degli eterosessuali. Non è fantastico? Abbiamo finalmente abbandonato l’idea che i gay “sono sensibili” e le lesbiche… be’, le lesbiche guidano i camion e giocano a calcio perché sono uomini mancati.

La seconda notizia è che una coppia di lesbiche americana ha fatto causa alla banca del seme perché la figlia è nera e loro la volevano bianca.

La vicenda ha ovviamente suscitata clamore e indignazione, su due piani differenti.

Uno è quello legato alla polemica sull’eugenetica. Secondo i detrattori dell’attuale funzionamento della fecondazione eterologa, se proprio non è possibile abolire la pratica, a chi la richiede non dovrebbe essere concesso scegliere (laddove possibile) le caratteristiche del nascituro. Dovrebbe cioè funzionare come la donazione del sangue o degli organi: donatori anonimi e seme totalmente casuale. Si noti che il concepimento “naturale” non funziona affatto così. Si fa l’amore con chi si vuole e automaticamente si sceglie come saranno i propri figli. Ammettiamo che la coppia di lesbiche in questione sia razzista: esistono migliaia di coppie fatte da persone razziste che concepiscono bambini bianchi e mai e poi mai crescerebbero un figlio nero, ma nessuno si indigna né cerca di impedire che facciano questo tipo di scelta. Non servono le provette o i nazisti per fare eugenetica. Facciamo eugenetica da che esistiamo. E spero che mai nessuno, per esempio, si sogni di imporre a due genitori di non desiderare un figlio sano in nome di un’etica superiore.

L’altro lato della vicenda è, a mio avviso, molto meno evidente.

La zona in cui viviamo noi è quasi esclusivamente abitata da bianchi e spesso si verificano episodi di razzismo. Non pensiamo di essere pronte a crescere la nostra Payton qui, sappiamo benissimo cosa si passa ad essere discriminate per il proprio orientamento sessuale ma non per il colore della pelle.

Molti di coloro che si sono indignati per la causa intentata dalla coppia contro la banca del seme, sono coloro che hanno scelto di essere ciechi di fronte alle differenze etniche, di genere, di orientamento sessuale. Che è un’idea certamente edificante, ma, come sempre, il mondo reale è assai meno romantico. Payton non è certamente l’essere umano più fortunato del mondo. Innanzitutto è donna, ed essere donna è ancora fonte di discriminazioni. Inoltre la sua famiglia è diversa rispetto al 99% delle famiglie con cui verrà a contatto, incluse quelle che vedrà in tv o al cinema, il che significa che spesso e volentieri dovrà spiegarne il motivo, dovrà dimostrare di essere cresciuta come una persona “normale” nonostante abbia due madri e dovrà rispondere decine di volte alla domanda “non ti manca una figura paterna?”

Infine Payton è nera, in un Paese in cui a volte la polizia spara per strada ai neri per il solo fatto di essere tali. Alla tv e al cinema vedrà rappresentati pochissimi neri e quasi esclusivamente attraverso stereotipi: il gangster, il tizio che muore per primo nei film horror, la spalla comica dell’attore bianco, la ragazza del ghetto.

Nell’800, per mettere una pezza al razzismo, si inventò il mito del buon selvaggio. Oggi, per non dover fare i conto con l’esistenza dei privilegi di nascita, ci si è inventati una realtà parallela antirazzista a oltranza. Sia chiaro: un conto è considerare un cretino uno che lancia una banana a un nero, un conto è ammettere che un nero affronta situazioni che un bianco nemmeno immagina. Questo vale per tutti coloro che, in modi diversi, sono vittime di discriminazioni.

Credo che i miei genitori, come tutti, siano felici che io sia bianca e in salute, e questo non perché sono razzisti e odiano i disabili, ma perché sanno quanto più difficile sarebbe potuta essere la mia vita. Se l’orientamento sessuale fosse una scelta, solo un cretino sceglierebbe di essere omosessuale. Se avessi potuto scegliere di essere uomo anziché donna lo avrei fatto, se avessi potuto scegliere di nascere in una famiglia borghese lo avrei fatto. È un ragionamento simile al famoso esperimento del velo dell’ignoranza, ma fatto partendo dal mondo così com’è realmente. Chi, potendo, sceglierebbe di fare parte di una categoria svantaggiata? Nessuno. Ma non significa che queste persone non meritino di venire al mondo! Significa che gli altri, i privilegiati, devono capire che polemizzare su una vicenda come questa è un modo per alimentare il proprio ego. E basta. Payton, nonostante l’indignazione globale e nonostante (pare) l’amore delle sue due madri, continuerà, alla meglio, a vivere in un quartiere in cui i vicini la guarderanno storto, fosse anche la persona più onesta e laboriosa al mondo.

Nessuno di coloro che in questo caso si sono accollati l’onere della moralizzazione si è mai trovato in questa situazione. Delle due madri si può dire ciò che si vuole, per carità, che siano due sante o due mostri, infatti, non cambia di una virgola il fulcro della vicenda, che è e rimane Payton: se un eventuale risarcimento servirà a darle una vita migliore ben venga, al diavolo i giudizi dei perbenisti.