#Grillo giustamente punito

Anzitutto, una preghiera ai sondaggisti: spendete qualche soldo in più per costruire campioni che siano davvero rappresentativi. Perché davvero non se ne può più che non azzecchiate un risultato, dicasi uno, nemmeno per sbaglio. E lo sappiamo benissimo, noi che qualcosa capiamo, che non è per “l’imprevedibilità dell’elettore”, “la particolare situazione di crisi” e le solite menate buone per giustificare tonfi clamorosi: è che giocate al risparmio (e nessuno potrà mai sapere quanto questo ha influito sulla scelta di milioni di elettori di votare Renzi per paura del sorpasso annunciato da tutti di Grillo).

Fatta questa premessa, Renzi ha stravinto il match interno al suo partito, interno alla sua coalizione di governo e, ovviamente, con Beppe Grillo, doppiato e umiliato. Non c’entra nulla la “mancia elettorale” degli 80 euro nell’affermazione del PD renziano sul Movimento Cinque Stelle: i grillini pagano oltre 12 mesi di irresponsabilità e di atteggiamenti inqualificabili sopra le righe.

Marco Travaglio ha detto che Grillo ha perso evocando Berlinguer perché agli Italiani non è mai piaciuto il rigore, l’onestà morale e via cantando. Eh, no, spiace contraddirlo: il tentativo di spendere la figura di Enrico Berlinguer nel trentennale della morte per fare il “botto” è fallito perché Grillo non ha una, dicasi una, delle caratteristiche che hanno reso l’ex-leader del PCI uno dei leader più amati della storia repubblicana. A partire dal rispetto degli avversari e, soprattutto, dei cittadini elettori. Per proseguire con i toni pacati ma fermi, i comportamenti intransigenti ma aperti al confronto e il linguaggio scevro da invettive contro tutto e tutti. Berlinguer pose la Questione Morale, ma non per distruggere le istituzioni, bensì per preservale da una deriva autoritaria che si è sempre imposta storicamente in momenti di sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni.

Evocare poi la peste rossa, scherzare sul fatto di essere oltre Hitler (unito alle espulsioni dei dissidenti) e assicurare processi sul web non hanno reso Grillo particolarmente simpatico. Mentre la comunicazione di Renzi, che pure è andato a Palazzo Chigi con una congiura di Palazzo e per ora non ha rispettato una delle scadenze che si era dato, ha avuto successo perché ha puntato sulla responsabilità. Una responsabilità che Grillo e sodali non hanno voluto assumersi più di un anno fa, rifiutando una qualsiasi collaborazione con il PD bersaniano per modificare legge elettorale ed eleggere presidente della Repubblica, con il risultato che prima ci siamo trovati il duo Letta-Alfano e poi, sulla scia delle macerie bersaniane, il trionfo di Renzi alle primarie. La batosta del M5S di oggi è figlia di quella mancata assunzione di responsabilità. E vien da dire: chi è causa del suo mal, pianga se stesso.

Con il muro contro muro, che ha perso in maniera plateale, ora Grillo non solo non può far altro che lasciare la guida del M5S (come aveva promesso in caso di sconfitta), ma ha anche legittimato l’approvazione dell’Italicum e della riforma costituzionale di un parlamento delegittimato dalla sentenza della Consulta, che procederà comunque a colpi di fiducia e maggioranze sul filo del rasoio. Cosa che può anche andar bene per la legge elettorale, ma non per mettere mano alla carta fondamentale della Repubblica.

Faccio notare, infine, a chi esulta dicendo di aver superato il PCI di Berlinguer, che il PD di Renzi, in termini di voti assoluti e di percentuali di consenso reale è addirittura al di sotto del PD veltroniano del 2008 (che prese 12.095.306 voti): si ferma infatti a 11.159.939 voti. Che sono comunque 3 milioni in più del PD di Bersani, che era riuscito a prendere, in termini assoluti, meno voti del PDS di Occhetto. 

Sarà interessante a questo punto leggere le analisi dei flussi elettorali per capire da dove sono arrivati i 3 milioni di voti in più al PD che non ha preso alle ultime elezioni politiche (sicuramente ha prosciugato l’area montiana, ma ha drenato anche da Berlusconi e M5S).

Il dato positivo è che la lista Tsipras supera lo sbarramento (e sono felice di essere stato smentito nella mia previsione di 2 mesi fa, visto l’oscuramento mediatico a cui è stata sottoposta e la radicalizzazione del voto che di solito penalizza le liste border line) e che in Italia il voto per l’Europa (diversa da questa attuale) ha prevalso. Per una volta siamo d’esempio ad altri paesi e si spera che Renzi usi questo capitale politico per andare a farsi sentire a Bruxelles contro le politiche di rigore germano-centriche.

Altrimenti, cosa succederà è prevedibile: quel 40% si scioglierà come neve al sole.