L’Italicum e il “ricatto dei piccoli partitini”

Infine, dopo tanto discutere, il cosiddetto Italicum ha compiuto il primo passo per diventare la nuova legge elettorale del nostro Paese. Niente “Quote Rosa”, niente preferenze, ma, come ripete con un certo vanto il premier Renzi, “con questa legge, dalla sera delle elezioni sapremo con certezza chi governerà per i cinque anni successivi!”.
Oh, bene, finalmente in Italia sarà garantita la governabilità, mai più larghe intese, mai più ricatti dei piccoli partitini, si va verso un bipolarismo maturo, la democrazia italiana è finalmente diventata “grande”! Un risultato eccezionale raggiunto dal nostro amato Presidente del Consiglio con la celerità che da sempre contraddistingue la sua azione politica! Viva viva Matteorénzi!

Queste sono le frasi che più spesso ci è toccato sentire da commentatori politici di vario colore nelle ultime settimane (ormai mesi, in realtà), nonché dallo stesso Renzi, per giustificare uno scempio che fa quasi impallidire perfino il vecchio Porcellum (voglio dire, quello aveva almeno la scusante di essere stato scritto da Calderoli, e non è poco…).

Non mi concentrerò qui su Quote Rosa e preferenze né sul fatto che la legge sarà valida solamente per la Camera e non per il Senato, temi che oramai escono dalle orecchie e su cui anche questo blog si è già chiaramente espresso nelle settimane passate, ma sul tema della rappresentatività di questa legge elettorale, di cui troppo poco si è discusso.
Sì, perché, a mio (modestissimo) parere, in una democrazia parlamentare rappresentativa quale è la nostra (con buona pace dei grillini, che vogliono eleggere il capo dell’esecutivo come in una repubblica presidenziale e far votare le leggi al popolo come in una democrazia diretta, ma sempre strizzando un occhio a forme dittatoriali di vario genere), la rappresentatività dovrebbe essere il primo valore a cui richiamarsi nello scrivere la legge elettorale.

Con il termine rappresentatività intendo la corrispondenza percentuale tra elettori ed eletti, vale a dire che la volontà espressa dagli elettori con il loro voto dovrebbe essere in linea con la composizione dell’assemblea legislativa che esce dalle urne.
Ecco, nella nuova legge elettorale, questo valore non trova spazio, sacrificato sull’altare della già citata governabilità, l’altra faccia della medaglia. Sia chiaro, governabilità e rappresentatività sono entrambe fondamentali, e una buona legge elettorale dovrebbe riuscire a coniugarle insieme, dando al Parlamento la possibilità di lavorare, ma tenendo conto delle istanze di tutte (o quasi) le forze politiche.

E in che modo, dunque, l’Italicum pecca nell’ambito della rappresentatività? Lo fa quando istituisce soglie di sbarramento altissime per l’ingresso alla Camera: 8% per i partiti che si presentano soli alle elezioni, 4,5% per i partiti che fanno parte di una coalizione, 12% per le coalizioni.
Per capirci, con questa legge, oggi, secondo gli ultimi sondaggi, ci troveremmo alla Camera solamente i partiti maggiori, PD, FI e M5S, i quali, approssimando molto, mettono insieme a malapena il 75% dei voti, probabilmente anche meno.
E l’altro 25%? Un quarto dell’elettorato, senza contare chi si auto-esclude scegliendo l’astensione, resterebbe senza rappresentanza parlamentare. E non è tutto qui, c’è anche di peggio: i seggi dei “piccoli partitini” facenti parte di una coalizione, ma che non superano lo sbarramento, che fine fanno? Vengono fagocitati dai grandi partiti.

Facciamo un esempio pratico, prendiamo SEL: un partito di dimensioni medio-piccole, che, nella sua storia, sondaggi alla mano, è sempre rimasto all’incirca tra il 2 e il 6%. Quali scelte avrebbe, un partito come SEL? Correre da solo, pur sapendo di avere speranze risicatissime di arrivare all’8%? Allearsi col PD, pur sapendo che, se non raggiungesse il 4,5%, la sua quota di seggi sarebbe “rubata” dall’alleato più forte?
Questi discorsi valgono, pari pari, anche per NCD, FdI e i vari partitini di centro.

Il progetto alla base dell’Italicum è piuttosto chiaro, e dietro l’espressione (che ritengo personalmente davvero odiosa) “ricatti dei piccoli partiti” non si cela solo il tentativo di dare all’Italia dei governi più forti, ma anche quello di creare un bipartitismo (in realtà si tratterebbe di un tri-partitismo, al momento, in attesa di vedere cosa farà il M5S “da grande”), che è cosa piuttosto diversa dal bipolarismo di cui tanto la classe politica italiana si riempie la bocca.

Il centrosinistra già in passato, con i due governi Prodi, è rimasto scottato dalla formazione troppo eterogenea ed estesa delle sue maggioranze, per cui si può comprendere la volontà a far sì che episodi simili non capitino nuovamente, ma ciò non basta a giustificare l’esclusione dai “giochi” parlamentari di una parte così consistente dell’elettorato.

L’Italia ha, senza alcun dubbio, un problema di governabilità, ma questo attacco alla rappresentanza parlamentare delle minoranze allontana ancora di più gli elettori dai partiti e, cosa peggiore, dalla politica. Non si può bollare ogni richiesta dei partiti “minori” come un ricatto volto a mettere in difficoltà il governo, anche queste forze politiche hanno il sacrosanto diritto di portare avanti le loro istanze a Montecitorio.
Per quanto possa suonare fastidioso, anche gli elettori di Alfano devono essere rispettati. Hanno già abbastanza problemi.

2 commenti su “L’Italicum e il “ricatto dei piccoli partitini””

  1. inolte aggiungerei che in una democrazia bisogna sopratutto garantire il rispetto delle minoranze. Per questo sono nato le democrazie, non per diventare dittatura delle maggioranza, ma per proteggere le minoranze contro il potere dei più forti . In questo senso i piccoli partiti devono rimanere per vigilare ma anche per poter essere una forza rinnovatrice nei momenti chiavi …. un sistema ridotto a solo 2 o 3 partiti diventa facilmente controllabile dal 0,1% dei più ricchi e più che mai oggi questo è da combattere. Quindi per me chi prende 1% non deve avere 1% dei seggi, ma deve almeno avere un tributo di presenza . . . un partito del 3%, che viene votato da piu di un millione di persone deve essere rappresentato, magari solo con 3 rappresentanti (ossia 3 su 630 = 0,5%) cosi esiste puo sopravivvere puo crescere se convince ma non è mai una minaccia per la governabilità

    • Condivido il pensiero di Pier anche se devo dire che (parlo per noi di sinistra) potremmo organizzarci un po’ meglio .Non riesco a rassegnarmi all’idea che tutti quei comunisti che sventolavano la bandiera rossa nelle piazze e al funerale di Berlinguer siano finiti nell’astensionismo .possibile che non riusciamo ad arrivare al dieci per cento?un altra cosa che non c’entra niente ma mi fa incazzare à che quando scrivo il nome Berlinguer il computer mi segna errore grrrrrrrrrrrrr

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