Se Battista non vuole bene a #Berlinguer

Pierluigi Battista, nella sezione domenicale della “Cultura” (si fa per dire) del Corriere della Sera, sfrutta l’ultimo libro di Piccolo “Il desiderio di essere come tuttiper attaccare platealmente Enrico Berlinguer e incensare Bettino Craxi.

Del fatto che Battista dichiari: “Berlinguer non ti voglio bene”, francamente non ce ne può fregar di meno: una cosa del genere detta da chi per anni ha sguazzato nel berlusconismo è solo una medaglia da sfoggiare sul proprio petto con fierezza scandinava.

Il problema sono le semplificazioni volte a incoronare Bettino Craxi campione della modernità, nel tentativo di assolverlo dalle 3 sentenze definitive emesse dalla Cassazione (10 anni per le tangenti Eni-Sai e la Metropolitana Milanese; prescrizione per le mazzette dalla berlusconiana All Iberian). In particolare, si legge nel suo articolo:

Scrive [N.D. Piccolo] che nei funerali di Berlinguer si riconobbero “tutti”. Non è vero: i comunisti erano un terzo degli italiani, gli altri due terzi si commossero per la morte di Berlinguer, ma non per questo sentivano di ammettere la “superiorità etica” del partito di Berlinguer.

Dalla parte giusta sulla scala mobile, poi, era Craxi, non Berlinguer. Dalla parte giusta sulla trattativa per salvare la vita di Moro c’era Craxi, non Berlinguer. Dalla parte “giusta” del riformismo moderno era Craxi, non il partito berlingueriano in cui “riformista” e “socialdemocratico” erano parolacce e al massimo, pudicamente e ipocritamente, si poteva dire “riformatore”.

Sulle riforme istituzionali dalla parte “giusta” era Craxi, con un po’ di anticipo, non chi gridava al golpe anticostituzionale. E sul finanziamento illecito non c’erano partiti puri e partiti impuri, malgrado le unilateralità e gli strabismi delle “narrazioni” successive.

Anzitutto, è bene ricordare a Battista che quelli di Enrico Berlinguer sono stati i più grandi funerali della storia d’Italia. E che alle europee del 17 giugno 1984, il PCI diventò il primo partito italiano e i partiti governativi, Craxi compreso, persero una valanga di voti e uscirono sconfitti: molti “non comunisti” votarono PCI proprio per via dei funerali di Berlinguer. E se ancora oggi Enrico Berlinguer è così popolare, un motivo pure ci sarà e non è certo perché la “sinistra ufficiale” che si sta scannando or ora al congresso del PD l’abbia ritirato fuori dalla naftalina: per 25 anni l’hanno rimosso dalla loro azione politica e se ne tengono ben alla larga (con i risultati, soprattutto sul fronte della Questione Morale, che conosciamo).

Per quanto riguarda la scala mobile, per ridurre l’inflazione c’erano due strade: quella di scaricare il costo sui lavoratori e quella che avrebbe previsto il taglio della spesa improduttiva e la lotta agli sprechi. Si optò per la prima, non colpendo le bardature clientelari del pentapartito e facendo esplodere il debito pubblico, che sotto i governi Craxi (1983-1987) passò da 400mila a 1 milione di miliardi di lire, mentre il rapporto debito-Pil dal 70 al 92%.

 Sulla trattativa, state tanto a parlare di “statisti” e poi arrivate finanche a sostenere che fosse giusto trattare con i terroristi per liberare Moro, piegando quindi lo Stato alle richieste di un gruppo estremista di assassini: curioso, visto che tra l’altro ci sono stati pezzi di Stato che tifavano per la morte di Moro, rapito per far saltare il compromesso storico. E’ vero che la Democrazia Cristiana non trattò per Moro, mentre per la “scatola nera” dei suoi rapporti con la Camorra per la ricostruzione in Irpinia sì, ma questa è un’altra storia.

Quanto al riformismo moderno, Battista è pregato di citare una sola riforma che abbia modernizzato il funzionamento dello Stato, abbia ridato efficienza al sistema produttivo italiano, abbia combattuto gli sprechi e abbia portato a dei risultati alla lotta contro la criminalità organizzata di stampo mafioso. Gli risparmiamo la fatica: non ce ne sono. La differenza sostanziale tra Bettino Craxi ed Enrico Berlinguer non sta nel fatto che uno coglie “la modernità” e l’altro invece resta “antico”, bensì nel fatto che uno preferisce adattarsi al sistema che il duo Tatcher-Reagan stava imponendo all’Occidente, l’altro invece vi resiste e combatte: prova ne è il fatto che, ai meriti e ai bisogni di Martelli, Berlinguer contrappose l’alleanza tra sapere e lavoro. Senza contare che Bettino Craxi andò contro Berlinguer su un tema fondamentale del modello di sviluppo come l’austerità, intesa come abbandono del consumismo a favore di una produzione improntata a migliorare la qualità della vita umana, oggi attualizzata e dibattuta in tutto il mondo.

All’attivo, c’è da dire, risultano le attività di spionaggio ai danni di Enrico Berlinguer, nella speranza di potergli scatenare quella che in tempi recenti è stata definita “macchina del fango“. Speranza vana, non trovarono nemmeno uno spillo su di lui. E risulta anche la testimonianza di Fabrizio Cicchitto, rilasciata ad Augusto Minzolini, in cui l’ex-socialista dichiarava: “Craxi si comprò il PSI coi soldi della P2“.

Ed è qui che Battista pare avere l’amnesia più forte: posto che i famosi aiuti dall’URSS si interruppero nel 1976 (cfr Adriano Guerra, 2009), la partecipazione al “banchetto” tangentizio da parte di pezzi del PCI avvenne a partire dal 1986-1987. E la parte maggiormente compromessa fu quella dei miglioristi, ovvero di quelli che volevano fare l’alleanza con Craxi, fregandosene della Questione Morale posta da Berlinguer. Sarebbe bene capire perché, se la responsabilità penale è individuale, Enrico Berlinguer si sarebbe dovuto prendere la responsabilità politica di atti compiuti dopo la sua morte da pezzi di partito che gli facevano quotidianamente la guerra. Mistero.

La “superiorità etica” del PCI berlingueriano era universalmente riconosciuta, anche dalla CIA, tant’è che Kissinger arrivò a dire di Berlinguer che era “il comunista più pericoloso“, perché sfuggiva ai canoni classici della propaganda anticomunista ed era, per altro, incorruttibile (a differenza di altri comunisti). Se dopo la morte di Berlinguer, i suoi presunti eredi hanno preferito abbandonare la propria “diversità”, pensando di avere strepitosi consensi che non sono mai arrivati (dalla fine del PCI, nessun partito della sinistra ha mai raggiunto i suoi traguardi elettorali e di conquiste sociali), è un problema loro.

Detto questo, faccio mia una preghiera di Giorgio Bocca di 10 anni fa:  Battista, giù le mani da Berlinguer.