#Ilva, #Vendola si dimetta

Indignarsi non basta. Non lascia spazio ad interpretazioni l’intercettazione telefonica pubblicata in esclusiva dal Fatto Quotidiano  in cui il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola parla con Girolamo Archinà (il faccendiere dei Riva per i pm tarantini).

Chiunque ascolti le parole di Vendola non può non esserne profondamente disgustato. Siamo reduci da un vergognoso ventennio berlusconiano in cui la subcultura dell’impunibilità dei politici ha preso il sopravvento. La politica ha perso la propria funzione esistenziale di esempio, di onestà, di integrità etica e civica.

La sinistra, di cui Vendola si fregia di essere paladino e portavoce principale ha in tutti questi anni criticato il sistema berlusconiano proprio perché poneva in essere una concezione antidemocratica del potere: il concetto che chi è stato eletto dai cittadini possa, in qualche modo, essere considerato esattamente come un cittadino qualunque, con le medesime responsabilità e la medesima necessità di rendere conto delle proprie parole e azioni.

L’uomo politico a cui sono affidate pubbliche funzioni non è un cittadino normale. E’ un cittadino diverso: deve avere un’altra responsabilità, una maggiore irreprensibilità privata e pubblica, una maggiore trasparenza. Siamo su un terreno etico che viene ben prima della responsabilità penale del singolo soggetto Nichi Vendola. L’intercettazione, condita da tanto di risate da parte di Vendola, denota una a dir poco vergognosa leggerezza su una questione come l’avvelenamento dell’aria, dell’acqua, di tutto l’ambiente di Taranto ad opera di una fabbrica, l’Ilva dei Riva, il cui impatto mortifero sulla città era già evidente da decenni, quando l’Ilva si chiamava Italsider e il capitale era statale e non privato.

L’Ilva è stato – ed è tuttora – lo specchio del peggiore capitalismo incurante della salute di lavoratori e cittadini. I tumori dei bambini, magari ancora neonati, sono una cosa di fronte a cui le “strumentalizzazioni”, come le chiama Vendola, altro non sono che la necessità, da parte di chi si pone da anni a difesa dei lavoratori e dell’ambiente, di fare un passo indietro. Anzi due.

Come Presidente della Puglia, Vendola non ha più la credibilità necessaria per amministrare a dovere una Regione in cui il “capitalismo politico-criminale”, come lo ha definito Carlo Trigilia, affonda appieno le proprie luride radici clientelistiche. Ci vuole un’altra moralità, un’altra integrità, un’altra onestà. Il ruolo di Vendola, tuttavia, non si ferma a quello di pubblico amministratore, ma ne travalica i confini, diviene un ruolo ancora più delicato, quello di leader politico di un partito – Sinistra, Ecologia e Libertà – (quanta amara ironia pare celarsi in questo nome) che, piaccia o no, ha raccolto un milione di voti alle ultime elezioni politiche.

Sel non può permettersi di ridurre la sua esistenza alle vicende politiche di un uomo solo: di quei partiti ne abbiamo già fin troppi in Italia. Per esperienza personale posso dire che dentro Sel ci sono migliaia di ragazze e ragazzi, di donne e uomini convintamente di sinistra che credono in ideali precisi. La loro militanza, la loro partecipazione, il loro attivismo, non possono essere distrutte dall’immoralità – pubblica o privata che sia – di uno solo.

Qui si tratta non solo di rispetto dei cittadini pugliesi e degli elettori di Sel: se quello che Vendola ha sostenuto per tutti questi anni aveva un senso, è necessario che si dimetta subito. Senza se e senza ma. Non è giustizialismo; è un obbligo morale, etico e politico nei confronti della Nazione: l’obbligo di dare conseguenza alle proprie parole. E’ l’obbligo della coerenza: quella cosa che alla politica manca da troppo.

Vendola avrà la possibilità e il tempo di difendersi nelle opportune sedi giudiziarie, come tutti i cittadini. Le dimissioni dalla presidenza della Puglia e da quella di Sel sono un obbligo a cui Vendola non può sottrarsi, indipendentemente da quella che sarà la sua vicenda giudiziaria sul caso Ilva. Se la sinistra per prima non riporta la moralità pubblica e privata al centro della propria azione politica, è inutile e ipocrita fare la morale alle destre. Se la sinistra per prima non scardina la subcultura in base a cui la legittima irreprensibilità verso gli altri si trasforma in indulgenza verso se stessi, essa è destinata ad essere abbattuta dall’ondata di indignazione capitanata dai populismi di destra.

La Sinistra è quella della questione morale, dei beni pubblici, dell’acqua di tutti e per tutti, la sinistra dei diritti civili, la sinistra dell’onestà, della trasparenza, dell’integrità, della Costituzione, della salute, dell’ambiente, la sinistra delle opportunità, dell’eguaglianza e la giustizia sociale. Vendola si dimetta immediatamente.