Le virtù della maggioranza e Machiavelli

di Federico Boem

Se si nomina Machiavelli normalmente i più lo ricordano per Il Principe e per la famosa frase “il fine giustifica i mezzi”.

Agli amanti delle citazioni spiacerà sapere che tale frase nella sua banalità, il padre del pensiero politico moderno, non l’abbia mai pronunciata. Nè l’opera di Machiavelli si può ridurre alla stesura del Principe. Intellettuale raffinatissimo, Machiavelli non si è occupato solo di politica ma ha spaziato in diversi campi, come ad ogni uomo del Rinascimento si confaceva. Di particolare interesse risultano essere i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio che sono un commento alla storia di Roma (scritta appunta da Tito Livio) ma che da tale storia poi prendono spunto per alcune riflessioni politiche circa la natura dello stato, della società e delle leggi. E’ come se Machiavelli utilizzasse il pretesto di commentare le vicende dell’antica Roma per discutere della situazione a lui contemporanea ma soprattutto per elaborare alcuni concetti al fine di costruire una teoria politica sofisticata. Lungi dall’essere un mero teorico dell’elitarismo, Machiavelli ha ancora molto da dire alla politica, specialmente alle democrazie occidentali che sembrano esperire una certa stanchezza intellettuale ed affrontano una evidente stagnazione circa la loro dimensione teorica e speculativa. La conseguenza è che, fuori dalle aride e distanti aule accademiche, i dibattiti sulla democrazia e sulla democraticità si riducono ad indecorose gare su chi sia l’interprete più autentico delle virtù democratiche.

La democrazia liberale è la forma migliore di governo che abbiamo e la più evoluta da un punto di vista storico” è una frase che è ripetuta come un mantra in ogni consesso nel quale la democrazia sia il tema. E tuttavia cosa significa “migliore”? Migliore forse in merito alle scelte politiche o migliore perché tutela la volontà di tutti? E cos’è poi questa “volontà di tutti”?  Posto poi che lo si sia definito, “migliore rispetto a che cosa”? E inoltre, visto che la storia nel suo dispiegarsi è tutt’altro che finita, da dove nasce la sicurezza che il sistema democratico in voga nell’Occidente sia già quello più maturo ed evoluto? Nel rispondere a domande come queste Machiavelli giunge, non tanto come una soluzione calata dall’alto quanto piuttosto come pungolo e stimolo a non considerare il paradigma politico vigente come inquestionabile e granitico.

Non è obiettivo di questo articolo compiere un’analisi filologico-storica sulla figura del pensatore fiorentino. Il punto che è importante evidenziare è come egli sia, quantomeno in certe opere e considerando la sua formazione, distante da quei pensatori che nella tradizione hanno difeso le oligarchie elitarie contro la folla cieca ed irrazionale. Nei Discorsi Machiavelli difende invece le istanze e le virtù della maggioranza. Naturalmente egli non è un pensatore sprovveduto. Il 53esimo capitolo dei Discorsi inizia con una frase emblematica: “Il popolo molte volte disidera la rovina sua, ingannato da una falsa spezie di beni: e come le grandi speranze e gagliarde promesse facilmente lo muovono” (I, 53).

La maggioranza insomma può certo ingannarsi, essere manipolata, e può essere vittima degli stessi meccanismi che ne regolano la condotta. Eppure c’è un’intera tradizione di pensatori (Machiavelli in certi luoghi, appunto è uno tra questi) ed una serie di risultati formali, che sembrano indicare nella maggioranza l’entità più consona alla fermentazione ed alla elaborazione dei processi decisionali. La maggioranza insomma disporrebbe di alcune virtù sue proprie.

Nel precedente intervento si era discusso circa i limiti della deliberazione democratica ed i pericoli della dittatura degli esperti.

Prima facie potrebbe sembrare strano, perfino terribilmente sbagliato, sostenere che una maggioranza di inesperti sia in grado di gestire e offrire risposte a questioni complesse. Eppure già Aristotele, nella Politica, compie una riflessione che va contro questa idea. Sostenendo una sorta di teoria composizionale egli scrive: “Che la moltitudine (plethos) dovrebbe avere autorità, piuttosto che quelli che sono migliori e in numero [è una posizione difendibile]. Anche se nessuno dei molti è individualmente un uomo di eccellenza, tuttavia essi possono essere meglio quando sono tutti insieme, proprio come una cena a cui molte persone contribuiscono può essere meglio di una rifornita da una singola fonte. Con ciascuno dei molti ad avere una parte di eccellenza e di intelligenza, quando si uniscono insieme diventano come una sola persona.”

La questione tuttavia non è solo filologica né pertiene alla sola storia del pensiero politico. Alcuni risultati formali sembrano suggerire che le virtù della maggioranza possano essere addirittura misurate. E’ il caso del famoso teorema della giuria di Condorcet, nel quale di fronte alla possibilità di scegliere tra due alternative una maggioranza ha probabilità più alte, rispetto ad un circolo ristretto, di produrre decisioni corrette.

Rimane comunque altresì vero che le condizioni e le assunzioni elaborate da Condorcet sono idealizzate e difficilmente riflettono una situazione realistica. Altri studiosi, come i premi nobel Kenneth Arrow e Amartya Sen, si sono occupati in tempi più recenti di tali questioni cercando di ovviare ai problemi di cui sopra e producendo risultati molto interessanti e che discuteremo prossimamente.

Forti di queste riflessioni e tornando alle questioni iniziali,il punto che preme sottolineare è che vi sono alcune ragioni forti per non escludere a priori la maggioranza dalle scelte importanti. Come dire che estromettere i cittadini dalla deliberazione, anche quando riguarda temi non facili non risulta essere solo contrario al rispetto dei diritti degli individui, ma è forse anche una pessima scelta.

La maggioranza può non essere saggia, è vero. Ma la soluzione che da questa assunzione pretenda di restringere ai soli pochi il diritto di scegliere non è detto che sia la più idonea. Anzi.

P.S. (ringrazio vivamente il mio collega Lorenzo del Savio per aver discusso a fondo con me su questi temi e per gli spunti che mi ha suggerito)

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