Tesoro, mi si sono ristretti i tecnici

di Pierpaolo Farina

Su MicroMega, Gianfranco Ragusa si domanda: “Cos’altro deve fare, il Presidente Napolitano, per essere messo in stato di accusa?” Buona domanda. Ma nel paese in cui da 20 anni ci si chiede cos’altro ancora deve fare Silvio Berlusconi per non essere più votato da almeno un terzo degli italiani, piuttosto inutile: finché sui principali quotidiani del paese e sulla rete ci sarà chi argomenterà con tesi insostenibili, ma verosimili quanto basta, che commissariare il Parlamento con 10 personalità scelte non si sa in base a che criterio, ampliando i poteri di un governo dimissionario che costituzionalmente può occuparsi solo degli affari correnti e non ha la fiducia dell’attuale Parlamento, è cosa buona e giusta, queste domande sono superflue.

Il Movimento Cinque Stelle, dopo essersi messo all’angolo da solo (e se lo dice Marco Travaglio, ci fidiamo), loda il metodo (per nulla democratico), ma si lamenta che ora a fare da “balia della democrazia” ci siano persone come Luciano Violante e Gaetano Quagliarello, simboli dell’inciucio che si vuole portare avanti (e chissà come mai, infatti, Bersani non era informato, mentre D’Alema sì).

Andando contro qualsiasi prassi costituzionale, Giorgio Napolitano ha de facto creato un pericolosissimo precedente per la democrazia italiana, che, statene certi, qualora diventasse Capo dello Stato qualcuno che “dia garanzie” a Berlusconi sulla giustizia rischiano di essere l’antipasto al regime che verrà. Non si è mai visto un Capo dello Stato, infatti, andare oltre le proprie prerogative costituzionali, contando sul fatto che il maggior partito rappresentato in Parlamento si schiera a prescindere con lui, perché fino a prima della sua elezione era anche il suo partito di provenienza.

Partito che prima si è trinariciutamente schierato ventre a terra con chi ha impostato una campagna elettorale sul “giaguaro da smacchiare”, anzichè sui problemi del paese, poi lo ha scaricato, quasi dimenticandosi di averlo sostenuto pubblicamente fino al giorno prima. Poi si chiedono ancora perché mai Beppe Grillo abbia pescato parecchi voti a sinistra e in totale il 25%.

Il risultato finale è che anche i tecnici di Monti sono stati commissariati da altrettanti tecnici, definiti non si sa bene perché “saggi” (se lo fossero davvero stati, non avrebbero mai accettato la nomina): abbiamo quindi dei tecnici “ristretti”, che in ultima analisi non si sa bene se considerarli una Bicamerale bonsai senza D’Alema e Berlusconi dentro (ma con i loro emissari Violante e Quagliariello), oppure no.

Che fossero tempi bui per la democrazia italiana si era capito. Ma se la Costituzione italiana non viene difesa nemmeno dal suo principale garante, dove andremo a finire?

6 commenti su “Tesoro, mi si sono ristretti i tecnici”

  1. La verà novità arriva però dal capogruppo al Senato Vito Crimi. “Forse – scrive sul suo blog commentando la scelta del capo dello Stato di nominare dei
    ‘saggi’ – poteva essere intrapresa una strada mai percorsa prima, e cioè di affidare il governo a Bersani che con i suoi ministri poteva presentarsi al Parlamento e qualora non avesse ricevuto la fiducia poteva continuare, alla stregua dell’attuale governo Monti, senza la fiducia ma solo per gli affari ordinari”. “Almeno – prosegue Crimi – sarebbe stato rappresentativo di una maggioranza relativa e non di una strettissima minoranza come il governo Monti in regime di prorogatio”.

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