Gli amanti passeggeri

Pedro Almodóvar torna alla commedia pura con un continuo di richiami agli anni ’80. La sua intenzione è quella di stupire e ci riesce. Inutile fare paragoni con i suoi capolavori (Donne sull’orlo di una crisi di nervi, Tutto su mia madre, Parla con lei).

Un tributo all’esplosione di libertà, queste le dichiarazioni del regista spagnolo, un tripudio di libertà che ha caratterizzato il periodo spagnolo post-franchismo e di cui Almodóvar si fa alfiere nei suoi film.

Sul volo 2549 diretto a Città del Messico va in scena una commedia folle in cui un gruppo di surreali personaggi è costretto a condividere ore di angoscia a causa di un guasto tecnico che mette in pericolo le loro vite.  Il personale della compagnia Península, due piloti, tre fantomatici assistenti di volo e quattro hostess, cercano in tutti i modi di distrarre i passeggeri del volo in attesa che venga trovata una soluzione.

Le vicende personali dei passeggeri e dell’equipaggio fanno da sfondo ad alcune trovate esilaranti del regista: l’intera seconda classe sedata comprese le quattro hostess e un telefono guasto in dotazione dell’aereo con cui i passeggeri possono fare le loro “ultime” telefonate facendosi però ascoltare dai compagni di viaggio. Solamente i passeggeri della classe Business sono consapevoli del fatto che ci sia un carrello fuori servizio e che i due piloti, confusi sia riguardo alle procedure di atterraggio, sia sessualmente, stiano girando a vuoto su Toledo, in attesa che dalla Torre di controllo arrivi l’indicazione di una pista libera su cui fare un atterraggio di emergenza.

Durante questa interminabile attesa l’unico modo per non farsi travolgere dalla paura è quello di liberarsi da ogni freno inibitorio è dare libero sfogo alle proprie fantasie. Senza scomodare la psicoanalisi e Sigmund Freud che formula il conflitto psicologico in termini dualistici, quello che avviene ad alta quota è esattamente la rappresentazione di Eros e Thanatos, rispettivamente la pulsione di vita e la pulsione di morte. Per sfuggire alla morte, alla non tanto remota probabilità che l’aereo possa avere seri problemi nell’atterraggio  i passeggeri e il personale di bordo stordiscono le loro menti con cocktail alcolici e allucinogeni per poi praticare sesso ad alta quota.

Non importa se si tratta dei due piloti gay, di una giovane coppia in viaggio di nozze, di una veggente che vuole perdere la verginità, di una superstar del jet set, Cecilia Roth, indiscussa protagonista  in Tutto su mia madre, di un misterioso messicano, di uno spregiudicato uomo d’affari che soffre per l’abbandono della figlia o di un attore da quattro soldi che cerca di liberarsi delle sue amanti.

Un film volutamente eccessivo e portato all’assurdo in cui trova spazio l’inibizione di cui Almodóvar è un maestro indiscusso. Attraverso una catarsi collettiva viene messa a nudo la vera anima di questi personaggi che finalmente si mostrano agli altri passeggeri con le loro fragilità e le loro debolezze temendo di non avere più nulla da perdere. Un volo in cui la paura viene trasformata in follia e in eccentricità, un istinto innato di sopravvivenza che non lascia spazio all’autocommiserazione  Chi sceglie di salire a bordo di questo film lo deve fare con lo stesso spirito dissacrante del regista e dei suoi personaggi che in una delle scene più riuscite si lasciano trascinare dal ritmo bollente di Im So Excited delle Pointer Sisters.

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