Crimi, Lombardi: quattro chiacchiere al bar

Laureato due giorni fa in Scienze Internazionali, ho ancora freschi nella memoria i discorsi elettorali di Obama, di Blair, e di altri statisti italiani e internazionali che ho dovuto imparare e analizzare. Piccole opere d’arte, pesati alla virgola, con attenzione maniacale ai significati, ai doppi sensi e al ritmo dell’intervento. Poi ti capita di andare su youtube nel canale ufficiale della camera dei deputati e trovarci in streaming una chiacchierata da bar, tra i capo-gruppi parlamentari del M5S e Pierluigi Bersani con Enrico Letta; quest’ultimo chiamato solo per fare numero, perché per giocare a carte, tre è un numero sfigato.

È comunque giusto distinguere. Sarà l’esperienza, o la serietà della situazione, ma il segretario del PD il suo risultato l’ha portato a casa: ha ribadito a più riprese che o il suo governo ottiene la fiducia o si va tutti a casa. Ha passato di fatto il cerino al M5S, magra consolazione visto che il paese sta andando in rovina aspettando un’intesa sempre più distante. È indubbio però che Bersani si è preparato all’incontro, scegliendo le parole più concilianti, gli argomenti più attraenti per la controparte. Poi può piacere o non piacere la sua comunicazione, ma non ha sicuramente sfigurato interpretando un ruolo a metà tra il leader rispettoso dei suoi interlocutori, e il tutor universitario che deve spiegare un po’ come funzionano le cose.

Sconcertante invece le uscite di Roberta Lombardi e Vito Crimi. Il movimento che fa del portavoce – terminale il suo credo, lo stesso movimento che ha ripreso pesantemente la stessa Lombardi per aver pronunciato alla Camera l’intervento su Cipro senza leggere il discorso concordato, è arrivato all’appuntamento come se i due “cittadini” fossero stati avvisati dell’incontro due minuti prima. A partire delle sillabe iniziali della Capogruppo alla Camera rivolta a Crimi dopo 13 minuti di introduzione di Bersani:

“Vai, Vado io o vai tu?” (R.L.)

Indubbiamente molto genuino, molto “gggente”. Ma è anche un messaggio chiarissimo dato a Bersani: siamo qui per forma, non ce ne frega nulla, non abbiamo margini di trattativa, dovevamo esserci per cortesia istituzionale. Cosa che politicamente va bene, ma strategicamente è sbagliato. Da questa prima frase Bersani ha di fatto cambiato interlocutore, non ha parlato più a Crimi e alla Lombardi, ma alla diretta streaming.

“Noi non incontriamo le parti sociali perché noi siamo le parti sociali” (R.L.)

Uscendo dalla forma ed entrando nel merito delle affermazioni della cittadina Roberta Lombardi, forse quella che ha colpito di più è l’affermazione sulle parti sociali. “Noi siamo le parti sociali”. Non si capisce se c’è veramente la convinzione e l’arroganza di poter rappresentare tutta la società oppure l’opposto, ovvero il rifiuto di considerare i sindacati, le associazioni di categoria, Confindustria e le altre anime del paese come rappresentanti legittimi. Tutto ciò è coerente con le politiche del movimento, dagli attacchi ai sindacati al tentativo di instaurare un sindacato movimentista, quindi di fatto un sindacato di partito. Anche qui tante analogie con il Corporativismo degli inizi del ventennio, di quel periodo fascista che la stessa portavoce aveva definito “buono”.

“Riprenderci quella sovranità popolare che la Costituzione ci ha riconosciuto” (R.L.)

Affermazione in linea con la precedente: il pensiero di rappresentare come M5S tutti gli Italiani e non solo il 25% di essi. Lasciando perdere poi l’articolazione dell’espressione: la sovranità popolare non te la riprendi, la ricevi durante le elezioni, eventualmente la eserciti. La Costituzione ti garantisce appunto questo esercizio non certamente il consenso.

“Noi abbiamo un progetto politico a trent’anni per questo paese” (R.L.)

Forse solo Mussolini all’inizio della sua esperienza di governo era così ottimista da pensare di gestire il paese per trent’anni. Inizierei dal piccolo, magari dalle politiche del prossimo anno, già uscire da questa crisi sarà un miracolo. Anche a livello teorico forse è proprio la prolungata gestione del potere da parte di pochi che ha ridotto l’Italia così. Quel vizio vecchio come il mondo che più il tuo sedere è incollato in una posizione di potere più inizi a pensare agli affari personali e meno agli affari pubblici. Dopo 20 anni di fascismo, 40 anni di DC, 20 anni di berlusconismo volete mettere su un trentennio stellare? E’ questa la vostra idea di discontinuità?

“La questione della fiducia è una fiducia in bianco è un atto molto forte, nel senso che la fiducia è un atto in cui si danno le condizioni per la costituzione una maggioranza stabile e noi sinceramente adesso anche sul mandato degli elettori per come è stata impostata la nostra, quel messaggio che abbiamo dato agli elettori, questo c’è stato dato, e questo è il messaggio che riceviamo malgrado altre voci dicano che ci viene fatta una sollecitazione per un atto di responsabilità. In realtà il messaggio che riceviamo quasi unanime dai nostri elettori è quello di non dare una fiducia in bianco. Di essere pronti ad appoggiare ogni singolo provvedimento volto a ripristinare una giustizia sociale, volto a dare respiro al mondo del lavoro al mondo delle imprese, alla piccola e media impresa. Però veramente non ce la sentiamo di poter fidarci, ecco questa è la cosa, diciamo che siamo in una fase in cui forse vogliamo le prove”.
(V.C.)

Ammetto di aver criticato anche pesantemente Bersani in passato, però bisogna riconoscergli una spiccata capacità interpretativa. Se in America un leader in un incontro istituzionale e pubblico esce con un discorso del genere viene fatto sparire. Affascinante capire come Crimi è riuscito a capire che “il messaggio che riceviamo quasi unanime dai nostri elettori è quello di non dare una fiducia in bianco” visto che dai sondaggi (per quel poco che hanno dimostrato di valere) pareva ci fosse dibattito in materia e visto che il M5S si è rifiutato di interpellare formalmente il suo elettorato.

Io un governo senza cambiamento non lo faccio (…) Quindi voi vedrete in quello che farò o non farò, in quello che faremo e non faremo come mia forza politica che noi staremo a nostro modo, ma dal lato del cambiamento.  (Bersani)

Su quello noi ci saremo” (V.C.)

A un certo punto il Segretario del PD avrà pure pensato di essere riuscito a convincerli. Quando Bersani ha ribadito che il suo governo sarà solo di cambiamento e che quindi l’inciucio col PDL è da escludere categoricamente Vito Crimi risponde “Noi ci saremo” e successivamente:

E’ una situazione che non permette a nessuna forza politica di poter imporre una linea politica che non trovi almeno il consenso di una delle altre forze politiche. (…) Qualunque tipo di azione verrà effettuata dovrà essere il frutto di un confronto tra più parti e secondo noi quello può essere forse il modo per ottenere il miglior risultato possibile. (V.C.)

Un’affermazione che poteva essere tranquillamente detta dalla delegazione del PD.

Mi permetto di dare un consiglio al M5S, visto che i portavoci devono solo comunicare un lavoro collettivo: non cambiateli ogni 3 mesi. Prendete il più bravo e fate fare a lui. Non so un DJ, un giornalista, un presentatore. Uno che sappia farsi capire per intenderci.

17 commenti su “Crimi, Lombardi: quattro chiacchiere al bar”

  1. complimenti!!! il nostro paese e’ veramente in mani sicure ahahahaahahah

  2. il loro capocomico li ha costretti alla diretta per controllarli………..ormai non possono neanche esprimere un loro pensiero ed hanno perso la totale autonomia……..poveri capigruppo ahahhahahaha

  3. Crimi, che normalmente mi sta MOLTO sugli zebedei, non è stato più irritante del solito, ha conservato un briciolino di umiltà. La Lombardi vabbè, alla battuta su Ballarò se io fossi stata Bersani avrei preso una sedia e gliel’avrei fracassata in testa stile wrestling.

  4. infatti …sono ridicoli…scelti on line ..alla vanna marchi…

  5. Articolo molto interessante, grazie.
    Confesso di non avere avuto la forza di ascoltare nè dal vivo nè qui in differita lo scambio, ho ascoltato altri passaggi del duo dei portavoce M5s e sento una profonda tristezza.
    Non ho mai votato PD, nè ho mai ritenuto Pierluigi Bersani portatore delle istanze che io sentivo e sento più urgenti.
    Ma in questa occasione devo riconoscere al segretario del Partito Democratico di avere condotto e continuare a condurre, la parola fine non è ancora scritta, un confronto di alto profilo, dicendo appunto qualcosa di sinistra, anche molto di più di qualcosa.
    Essere di sinistra credo sia anche questo, la capacità di ascolto, di confronto con la realtà e di trovare ogni volta la mediazione complessivamente più alta, sul piano sociale, della dignità delle persone, della loro storia, individuale e collettiva.
    A lui il mio grazie, comunque andranno le cose, io spero ancora che non si voglia dare uno schiaffo alle tante persone che si trovano in difficoltà, molte, moltissime.

    Un bell’articolo, grazie Dario Parazzoli.
    Mi permetto solo un piccolo appunto, spero le arrivi con rispetto come è nelle mie intenzioni.
    Avrei evitato l’ultimo paragrafo, c’è un cambio di registro che scivola verso lo sfottò, vi accenna, quello che vedo anche in alcuni commenti qui sopra, e che affollano i social network, le chiacchiere davanti alla macchinetta del caffè e sui giornali.
    Io credo che abbiamo molto bisogno di pensieri, di elaborazioni, di proposte preparate, approfondite, serie, come dice bene lei Parazzoli.
    Agli incontri si va preparati, è quello che ci aspettiamo da un relatore, da un insegnante, da un interlocutore in un contesto di lavoro o sociale. E da noi stessi.
    Se dovessi individuare un errore nel tempo che ha preceduto il voto credo sia stato, a un certo punto, l’avere inseguito i temi del M5s e quelli di Monti, stigmatizzando a volte “fascisti” o preconizzando alleanze al centro, più o meno chiaramente, piuttosto di continuare a parlare di proposte, di storie di persone, di cosa fare adesso.
    Ma è facile dire, certo, a posteriori, ma anche nel mentre. Commentare, inanellare cantilene di prese in giro, facendo la gara a chi è più arguto.
    Ogni volta che sento svillaneggiare Pierluigi Bersani immagino me stesso al suo posto, davanti a questa complessità, quali parole scegliere, quali passaggi compiere. Un compito difficilissimo; vorrei lo si riconoscesse e si rispettasse un po’ di più la storia delle persone.
    Di chi ha sessant’anni e di chi si è laureato da due giorni. Intelligenze che si confrontano e che possono collaborare.
    Temo per i nuovi corsi che alcuni stanno preparando, il “cambiamento” alla parola d’ordine che vuole scaricare le persone come vecchie auto, dal demolitore.

    Mi sono dilungato troppo. Volevo solo dire grazie all’autore dell’articolo.
    Antonio Bianchi

  6. “Scelti on line”, eletti senza muovere un dito, sequestrati e imbavagliati dal loro capo, complimenti!

  7. E costui vorrebbe il governo al M5S…..zi? Meditate gente chi avete votato! Quanti vaffa….lo gli mandereste?

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