La disinformazione scientifica in Italia e il fenomeno del tifo

Il servizio delle Iene di qualche giorno fa ha riportato alla ribalta lo spinoso tema della disinformazione scientifica in Italia. Sì, stiamo parlando di disinformazione scientifica, dove il metodo scientifico è messo da parte e non esiste una verità oggettiva, la verità risiede in questo caso dalla parte del più popolare.

Questa è un’aberrazione, ma procediamo con ordine.

Dopo il servizio delle Iene si è scatenato in rete il delirio contro il Ministero della Salute, colpevole di negare le cure a una povera bambina. Ma questa cura funziona davvero? Questa è la domanda che, non solo uno scienziato, ma anche una persona con un minimo di raziocinio dovrebbe chiedersi.

Sul blog Medbunker il caso è ripreso e analizzato nei dettagli, il sedicente medico ideatore della cura è un laureato in lettere. Con tutto il rispetto per la laurea in lettere, ma è come se un ponte fosse costruito da un laureato in Giurisprudenza. In ambito scientifico le ipotesi vanno verificate con misurazioni, i dati vengono sottoposti al processo di peer review e poi vengono divulgati. Molto spesso succede che chi fornisce questi dati, chiede aiuto alla comunità scientifica sulla verifica degli stessi. Questo non succede per la fantomatica cura, dove non solo non ci sono dati disponibili in letteratura scientifica, ma gli stessi ideatori si trincerano dietro un “la cura la sappiamo noi e basta”.

Oggi assistiamo allo sconvolgente fenomeno del tifo. La verità oggettiva non esiste, è accantonata, non interessa e, in alcuni casi, è tenuta nascosta. Per interesse, per ignoranza, per la voglia di popolarità, da qui il tifo. Si argomenta cercando di fare leva sui sentimenti delle persone in modo da ottenere consensi. La scienza non si basa sul consenso, si basa sui fatti oggettivi, sulle misurazioni, sulla riproducibilità.

Questo modo di vedere la scienza, oltre ad essere dannoso, è anche molto pericoloso perché porta ad estremismi. Un caso è quello dei così detti “animalisti” che presidiano gli stabilimenti della Menarini a Pomezia dove si sta assistendo a una degenerazione violenta con aggressioni ai danni dei dipendenti.

Proprio tra questi “difensori dei diritti degli animali” spesso vige il tifo più estremo. Gli scienziati sono dipinti come sadici a cui piace infliggere sofferenza negli animali e parlano di presunti “metodi alternativi”. Premettendo che in ambito scientifico a nessuno piace che un animale venga sacrificato, le loro tesi sono supportate da meno di 2 pubblicazioni scientifiche contro centinaia di migliaia di articoli scientifici pubblicati. Di fronte a queste evidenze “l’animalista” si sente braccato, cresce in lui la rabbia e grida al complotto da parte di non ben precisate potenze oscure. Da tifoso si trasforma in ultras.

Questo è anche un po’ lo specchio dei tempi che viviamo, quanti di voi vedono in questi comportamenti il tifoso di Berlusconi che grida al complotto dei Giudici comunisti?

Siamo diventati una società superficiale incapace di ragionare con la propria testa, si segue il leader o la squadra senza porsi alcun dubbio, fedeli, tifosi.

E’ più facile condividere un’immagine toccante che leggere e capire.

12 commenti su “La disinformazione scientifica in Italia e il fenomeno del tifo”

  1. Oh! Finalmente qualcuno che dice come stanno le cose!

    Condivido a manetta!

  2. Aprire alla sperimentazione sui malati terminali _prima_che_vi_sia_stata_una_peer_review_ e’, a mio avviso, un’idiozia.

  3. Tutto corretto anche la distinzione su espressa tra scienza e tifo(il buon di bella ancora mantiene tifosi accesissimi anzi ultras veri) ma la domanda è semplice e da parte tua senza risposta in coscienza e conoscenza:cosa potra fare di male questo sperimentare su umani destinati ormai a morte? Forse che …?

  4. Virgilio, la tua domanda è pertinente, infatti sperimentare sulle così dette cure compassionevoli è argomento di dibattito serio nel mondo scientifico. C’è da dire che del caso del servizio (non sul servizio) delle Iene è in corso l’indagine della magistratura, questo fa pensare che c’è sotto qualcosa riguardo a Vannoni. In ogni caso le terapie alla bambina sono riprese ma secondo gli standard ospedalieri consoni. Questo non vuol dire che il metodo Vannoni sia “scientifico”. Io in mia coscienza penso che la sperimentazione per le cura compassionevoli va fatta ma con metodi scientifici rigorosi, che i dati debbano essere pubblicati e resi subito disponibili, cose che Vannoni non ha mai fatto LG

  5. Se una cura è provata inefficace oppure dannosa, d’accordissimo, mettimola al bando.

    Però per cortesia non cominciamo a parlare di “lauree”, “titoli” e “qualifiche”. La laurea è un pezzo di carta basato sul nozionismo che nulla ha a che vedere con la reale comprensione di un determinato soggetto. La passione e la dedizione possono fare molto e sinceramente con tutte i ricercatori laureati che ci sono a giro, dovremmo già essere arrivati nella prossima galassia, nonché aver debellato il cancro e una sequela di malattie ancora oggi diffuse… eh?!

    Ma magari la laurea corrispondesse a capacità di usare il cervello!!!!

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