Il problema è la credibilità

Settimana intensa  nel centrosinistra, c’è stata la direzione nazionale del Partito Democratico, ma non solo, molti gli incontri organizzati da PD e SEL a livello provinciale, comunale e di sezione con un triplice scopo: capire le ragioni della sconfitta, proporre idee per dare una svolta e trovare coesione. Raramente c’è stata una partecipazione così alta.

“E’ stato un problema di contenuti, dovevamo proporre gli 8 punti prima”
“Non abbiamo capito la società”
“La comunicazione è da migliorare”
“Non siamo stati compresi”

Il problema invece è un altro, che sta a monte rispetto ai contenuti e la comunicazione. Il problema è la credibilità. Perchè il programma più bello del mondo presentato da persone completamente screditate perde di ogni significato.

Dopo decenni di sconfitte e immobilismo, intervallate da un Prodi usato come jolly e subito messo nel ripostiglio, chi ha abbandonato la sinistra non ha più fiducia nella sua ex-classe dirigente.
L’unica scossa che potrebbe permettere di recuperare l’attenzione dei delusi è un gesto forte, drastico. L’uscita da ogni incarico di partito e istituzionale di tutta quella classe dirigente che ha portato gli elettori della sinistra all’esasperazione, tra dover scegliere un populismo di protesta o la lenta agonia di un partito ormai più interessato al potere che alla società. La ferrea legge dell’oligarchia di Michels ha trovato come modello più calzante il Partito Democratico italiano.

In America chi perde per la seconda volta viene fatto sparire dalla scena pubblica dal suo partito, non va nei talk show. In America il rischio populismo non è mai esistito.

Beppe Grillo non ha incantato gli elettori del centrosinistra con il suo programma, praticamente inesistente a livello nazionale, se non tragicomico. Grillo ha rubato l’elettorato del PD con tre parole:
“Tutti a casa”.

Ci sono nuove leve che possono prendere in mano questo partito, 40enni parcheggiati perchè i 70enni lassù pensano ancora di dare qualcosa. 70enni che nel loro discorso al Direttivo Nazionale si chiedono: “Come mai abbiamo pagato un prezzo così alto?” oppure nobilitano l’inciucio. Sono loro l’asso nella manica di un grillismo sempre più maggioritario.

13 commenti su “Il problema è la credibilità”

  1. La realta’ e’ che il PD e’ un partito che assomiglia sempre di piu’ ad una nave alla deriva.

  2. Io mi domando e vi domando, visto che la storia la fate con i se e con i ma e lanciate le colpe, se il PD non avesse accettato di appoggiare Monti credete che Berlusconi si sarebbe dimesso? Se Berlusconi non si sarebbe dimesso cosa sarebbe successo? Allora perchè non la finite di dare le colpe a Bersani? Oggi Grillo ha la possibilità di dimostrare la sua serietà la sua disponibilità, la sua intelligenza se non lo fà significa che anche lui ha interessi privati perchè se si vuole si può recuperare e collaborare a fare bene se non si vuole allora siamo allo sfascio.

  3. Mariano, in un paese normale una classe dirigente quando perde lascia il passo. Bersani era ministro nel 1996, sono passati 20 anni, e il PD non è riuscito a fare una legge seria sul conflitto di interessi. Può non piacere ma i neogrillini ex di sinistra vedono nel mancato ricambio dirigenziale il problema maggiore. Le domande che poni hanno poco senso, perchè le stesse cose che ha fatto Bersani o che potrebbe fare Bersani le può fare anche un altro.

  4. No la verità è che non c’è mai stata una vera sinistra, ha perso credibilità, e le persone deluse della sinistra sono confluite nel m5s. Inutile cercare capri espiatori, unitile fare accuse infondate…la verità è che il PD è fallito.

  5. questo è opinabile Manuel, come è opinabile la mia riflessione. Ho voluto portare il discorso su un altro livello, al di là del contenuto e della comunicazione, la credibilità è prioritaria. Guarda cosa è successo a FARE. Liberisti per carità, lontani dalle mie idee, ma con un programma serio e una comunicazione virale. Poi l’affaire Giannino ha fatto crollare tutto a prescindere della bontà di comunicazione e contenuti. Conosco molte persone che votavano csx e non lo votano più e la ragione del dissenso è la loro distanza dalla classe dirigente. Quelle persone le recuperi solo con “il giro di ruota”

  6. Coraggio lui si fa la pubblicità ma in realtà quello che ha sempre parlato contro il governo Monti nel pd è Stefano Fassina .

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