Più a sinistra di questa sinistra si può. Si deve.

Nell’era delle informazioni veloci che viaggiano su internet questo risulterà un post estremamente lungo e probabilmente tedioso per alcuni utenti abituati a scorrere a malapena i titoli e ad esprimersi mipiacciando. Però in vista del triumvirato – Silvio, Pierlu e Beppe – che traghetterà – malissimo – il Paese alle prossime elezioni – con un sistema diverso dal porcellum ma non necessariamente migliore – è bene fare, per chi avrà un po’ di tempo e pazienza, un ripasso su Sinistra e altre cose sciocche che ci fanno perdere le elezioni e non ci fanno governare (cit.).

1) Veneto. L’esempio sociale che nessuno cita mai

La roccaforte leghista, la regione di Tosi, ma anche il nordest che traina. Definizioni spicciole di una regione che fa la differenza elettorale, non nei numeri, ma nei contenuti. Quando si parla di piccola e media impresa veneta si deve fare preventivamente un salto indietro di più di un secolo (Luigi Luzzati e le banche popolari e Leone Wollemborg e le casse rurali) in una società che esce dalla miseria in modo né completamente capitalista né tantomeno marxista: per farla semplice, fino a inizio ‘900, il Veneto è stato il laboratorio del microcredito e della cooperativa sociale.
La svolta la dà il fascista Giuseppe Volpi.[1] Oltre il suo sforzo finanziario-capitalista però, non esiste nell’entroterra veneto un indotto vero e proprio: la grande industria di Porto Marghera ha cioè scarsissimi collegamenti con il manifatturiero regionale, che resta attività preponderante, legata allo schema (vincente?) pre-capitalista dell’impresa popolare. Il Veneto è una regione in cui alla miseria si è risposto con l’iniziativa individuale.
I piccoli imprenditori non sono però automaticamente piccoli borghesi come vorrebbero credere, ma proletari che si sono arrabattati alla meglio per non cadere nella miseria più nera. La loro scalata sociale è infatti molto breve: il piccolo imprenditore per quanto preparato e coraggioso non ha in mano i veri strumenti del capitale (solo Marzotto e pochi altri riuscirono nel grande salto), qual è ad esempio la simbiosi con l’alta finanza. Egli deve chiedere alla banca il prestito per pagare i fornitori esattamente come l’operaio che compra casa. Non è padrone che di pochi mezzi di produzione, ma si illude di essere in una classe di mezzo pronta all’ascesa: la stagnazione reale della sua condizione fomenta l’odio per lo straniero o il meridionale (e qui ci si infila alla grande la Lega) e/o l’invidia mista ad ammirazione per eroi romantici alla Silvio Berlusconi, quelli che partono da niente e arrivano a tutto, anche a vedere aggratis tre seni nudi al seggio. La colpa della Sinistra è stata quella di provare a ubriacarsi in questo finto benessere (che sotto i colpi del capitalismo internazionale sta crollando paurosamente): Laura Puppato, imprenditrice di successo catto-ambientalista-piddina, è la sintesi dello snaturamento dei principi di sinistra ad opera dell’anomalia della piccola impresa.[2] E infatti il PD in Veneto, non perde, affoga.

2) Leaderismo e marketing

Ci si è interrogati molto sul dopo-Berlinguer, in particolare al momento della svolta della Bolognina. Il punto molto poco rimarcato però è stata l’analisi non tanto del PCI prima e dopo, ma dell’elettore comunista prima e dopo. Quanti erano “comunisti” SOLO “perché Berlinguer era una brava persona”? Probabilmente più di quelli che crediamo. La colpa non è di Berlinguer ovviamente, ma della poca convinzione e cultura di alcuni suoi sostenitori che, una volta caduto il riferimento, hanno perso la bussola politica. Ne leggo molti che scrivono “oggi Berlinguer avrebbe votato <partito che piace a me>”: questo non è interpretare o riscoprire Berlinguer, è essere drogati di leaderismo.
E non dovremmo farlo nemmeno coi vivi. Un’appendice del leaderismo è l’ingaggio dei testimonial: la campagna elettorale è stata per tantissimi anni un’imitazione di Mike che pubblicizzava le pellicce e vi consigliava di dire ad Annabella che vi aveva mandati lui. Il dibattito si è piegato alle leggi del marketing: chi votava Di Pietro vedeva in lui anche il pm di Mani Pulite, Berlusconi è il tizio della tv e di Mondadori, Ingroia è l’irreprensibile uomo antimafia, infine Grillo, inscindibile dal prodotto commerciale di Casaleggio.[3]
L’italiano non ha bisogno dell’uomo della provvidenza, l’italiano ha bisogno di entrare al supermercato e riconoscere nella marca dello yogurt la pubblicità che gli è piaciuta tanto o quella che gli ha consigliato la pagina feisbuc sulle diete. La frase “Italia giusta” non funziona oggi non solo perché il PD è poco credibile nella sostanza, ma anche perché è uno slogan che ha lo stesso impatto mediatico di una meringata di carciofi. Adeguarsi? No. Ricreare una cultura politica che non segua le leggi di mercato: è una strada più lunga e più difficile di “sparare più cazzate degli altri” (cit. Berlusconi), ma magari più duratura. E più di Sinistra.

3) Liberté, egalité, moderaté

Se avessimo un’accetta che taglia la storia potremmo dire che destra e sinistra nascono nel maggio del 1789. E anche andando più a fondo non siamo molto lontani dalla realtà, anzi, avere un punto d’inizio di tale portata è utilissimo. Per dire ad esempio che il Centro è un falso, storico e politico: non si può essere moderatamente socialisti, moderatamente democratici, moderatamente monarchici, moderatamente liberali. Si possono fare compromessi d’azione e di governo, ma non di principi. Né si può uscire dalla dicotomia degli ideali. Chi ci ha provato ha partorito paccottiglie di idee irrealizzabili prive di mezzi reali, che hanno fatto belare nutriti greggi di pecore ma hanno prodotto, storicamente, solo reazionismo (quindi una certa destra).
Ora non stiamo qui a cercare il pelo nell’uovo, ma le parole hanno un significato e non si possono accostare a casaccio. L’errore semantico più evidente è quello ingroiano: Rivoluzione Civile, su sfondo arancione (il rosso non è moderaté). Che, va detto, ha il pregio di stare bene su tutto, anche ai dipietristi che di fatto non sono più comunisti di Tabacci. La Rivoluzione però lascia sempre sulla sua strada strascichi violenti, volerne una civile non è solo assurdo, è antistorico.[4] E qui torniamo a quella Francese.

4) La società civile

La convinzione che la Rivoluzione Francese sia stata una rivoluzione di popolo è purtroppo diffusa. La realtà è che si è trattato di una rivoluzione borghese in cui il Terzo Stato ha recitato il ruolo del subalterno utile a rovesciare il sistema monarchico e, una volta finita la sua utilità, è tornato all’eterna condanna di miseria per cui è nato. Quello occidentale è un sistema figlio del 1789 ed è per questo un sistema borghese in cui si vende allo strato sociale più basso l’illusione di essere parte di un popolo unico (vedi punti 1 e 2). Di quest’inganno si accorse anche Lenin e lo esplicitò nella sua teoria della doppia rivoluzione.[5]
Oggi siamo cristallizzati nella democrazia borghese e l’assopimento proletario è alimentato dall’ideologia della fine delle ideologie.[6]
Il PD da parte sua, alla luce dei risultati elettorali, deve mettersi in testa che prima di sperimentare l’implosione (con Renzi) deve sterzare pesantemente verso Sinistra e dovrebbe fare suo, sempre alla luce dei numeri, un passo delle Tesi di Aprile di Lenin, quello in cui si riconosce la minoranza del partito [7] e il suo conseguente e doveroso lavoro di critica e di elevazione culturale della classe operaia e contadina.[8]
Dire da parte socialdemocratica e comunista che “la società civile è un’illusione” è un obbligo, anche in chiave antifascista. In questo senso è passato di molto sottotono il fatto che Berlusconi abbia giocato più che astutamente col sentimento anticomunista che ha fatto la storia del ‘900: chiedete a un elettore berlusconiano se abbia o meno paura dei comunisti, al 99% vi dirà di sì. Chiedete a Bersani se è comunista, vi dirà che lui è andato oltre e che nel suo Pantheon c’è Giovanni XXIII, eppure l’elettore berlusconiano vede in lui la dicotomia destra-sinistra che Bersani rinnega. Incomprensibile vero? Parte dell’elettorato italiano ha davvero nell’anticomunismo il suo palliativo: Berlusconi (o il mito della meritocrazia) è la cura prima della morte. Le ideologie allora non sono sublimate verso la ricerca di un fantomatico “bene comune” (altro slogan infelice del PD, è come dire “Italia Babbo Natale”), ma sono vive e utilizzabili, modellabili in accordo con la storia forse, ma non “moderabili”. Berlusconi quando parla di comunisti non modera nulla. E vince. Il neomoderato Fini è quello che è sparito.
Allora alla paura del Bersani bolscevico si dovrebbe rispondere spiegando all’elettore cosa siano la Sinistra e il Comunismo (che non ingloba tutta la Sinistra ma ne è una parte importante), in questo l’elettore capisce innanzitutto che Bersani, ahimè, è tutto meno che un bolscevico e Bersani capisce che un Papa non è di Sinistra neanche in un universo parallelo. Forse. Un giorno. Chissà.

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[1]  Questa è anche una risposta storica a chi fanciullescamente vorrebbe far passare il fascismo come movimento di ispirazione sociale e di mutuo soccorso

[2] Grillo ha cavalcato la medesima onda. Nella sua populistica (ma inapplicabile) affermazione di una specie di  autoindulgenza fiscale del piccolo imprenditore dice chiaramente perché costui non può elevarsi a grande industriale: nel grillo-destropensiero egli è indiscusso protagonista, perché traina l’economia, ma non può combattere il nemico esterno (la Germania, la BCE, il sindacato o la politica secondo le convenienze, per la Lega era già “Roma ladrona”). Questa visione lo renderà ovviamente soltanto più misero e incazzato, risultato già noto di 20 anni di leghismo.

[3] Si noti come in campagna non si sia mai toccato, ad esempio, il poco fascinoso nodo dell’immigrazione/emigrazione e di come l’attenzione sia stata invece catalizzata da temi “vendibili” all’elettore ma non sempre “spendibili” dopo il voto, come il finanziamento pubblico ai giornali, l’euro, il dimezzamento dei parlamentari, l’IMU o la TAV.

[4] a) Gandhi con la sua non-violenza ebbe un grosso ruolo nella liberazione dal colonialismo britannico. La sua “rivoluzione civile” però, non cambiò di una virgola il sistema sociale indiano, anzi, paventò un ritorno ad una utopistica società armoniosa pre-moderna e pre-industriale.
b) Un solo partito fra quelli antiberlusconiani ha nel suo nome la parola Sinistra. Questo non lo affranca dalle critiche, ma è comunque un dato di fatto importante.

[5] Quella borghese-proletaria che avrebbe rovesciato lo zar e quella proletaria che avrebbe rovesciato il governo borghese instaurando il socialismo. In pratica Lenin intercambia il rapporto di utilità, con lui è il borghese che serve momentaneamente al proletario per raggiungere il suo scopo finale.

[6] Non a caso sia Grillo che Monti battono su questo punto, interessante poi il parallelo con un altro partito centrista ben più longevo (per ora) dei due, la Democrazia Cristiana. “Il popolo al potere” resta uno slogan efficacie ma svuotato: il popolo con la democrazia è già al potere, la borghesia è parte del popolo, la differenza è che per la Sinistra c’è un’oppressione del proletariato che la Destra non riconosce.

[7] Se contiamo Monti, PdL e Grillo più dei 2/3 degli Italiani non sa che farsene di Bersani & Co.

[8] Riconoscere che il nostro partito è in minoranza […] Fino a che saremo in minoranza, svolgeremo un’opera di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai Soviet dei deputati operai, perché le masse possano liberarsi dei loro errori sulla base dell’esperienza.
La modernità non modifica la coscienza di classe, l’operaio di ieri resta l’operaio di oggi, ma a lui si può aggiungere il cuoco, il commesso, il ricercatore, ovvero chi è solamente padrone delle proprie capacità e non dei mezzi di produzione.

68 commenti su “Più a sinistra di questa sinistra si può. Si deve.”

  1. Alessandro Valencetti Il post non pretende di essere un’analisi completa del voto (non ne ho personalmente tutti gli strumenti) o una previsione sul futuro. Parto da due dati, opinabili se uno vuole:
    – il centro non esiste
    – il 70% ha votato varie forme di destra
    La sinistra è quindi una minoranza nel Paese. O si diventa destra e ce la si gioca con gli altri o si FA sinistra, ovvero “spiegare alle masse in modo paziente, sistematico, perseverante, conforme ai loro bisogni pratici, agli errori della loro tattica”.
    LB

  2. Basta con questa fesserie, a sinistra di questa sinistra ci sono solo i 750.000 sfigati che hanno votato per lo sfigatissimo Ingroia.

  3. Il PD non è sinistra. La sinistra deve stare dalla parte della gente, deve patire le stesse cose delle persone comuni, non deve urlare siamo tutti uguali da yacht e piedistalli. Ci vuole una riforma della sinistra italiana sennò si lascia la strada spianata in primis a Grillo e poi, mai dimenticarsela, alla destra marcia e schifosa di questo paese e a Berlusconi.

  4. ragazzi calma.. spesso e volentieri questi sono dei fotogrammi singoli.. a giudicare dall’espressione di D’alema (lungi da me difenderlo) stavano scherzando su qualcosa e probabilmente bersani è andato con la faccia sul banco per enfatizzare la risata.. scusatemi ma non esageriamo..

  5. Partendo dal presupposto che il duo pd/sel non e’ sinistra…ricostituiamolo il P.C.I. , c’e’ bisogno di sinistra, ma qurlla vera, autentica, marxista. Nn queste schifezze liberali

  6. La sinistra ha un male incurabile: la sindrome del Tafazzi!!!!Bottigliate sulle palle!!!

  7. non vi obbliga nessuno a votare PD o SEL ed esistono le sezioni le primarie e indirizzi fisici dove andare a protestare perché la politica di un partito che magari neanche avete votato vi fa schifo , siamo democratici ( purtroppo ) abbiamo accolto anche un ichino una binetti , siamo stati anche capaci di allontanarli fortunatamente , saremo di certo in grado di accogliere altri critici e ferventi intellettuali pronti all azione politica . Questo non sarà un partito perfetto ma sicuramente è da qualche anno aperto ad essere perfettibile ed è aperto a tutti . Di quale altra sinistra parlate ? di quella che non riesce neanche ad entrare in Parlamento ed i suoi leader si dileguano in mezza giornata ?

  8. Il PD dovrebbe sterzare a sinistra e non l’ha mai fatto. Ora è troppo tardi: è troppo tardi per il disincanto degli elettori e per il PD che ha dimenticato dalle sue origini cosa significa essere di sinistra. Ha dimenticato di insistere sulla giustizia sociale ed ha appoggiato uno dei peggiori governi della storia d’Italia (il governo “tecnico” Monti), non ha saputo raccogliere la rabbia delle tante vite di scarto attuali e non è stato neanche capace di fare una sacrosanta legge sul conflitto di interessi. Il successo di Grillo non mi stupisce affatto (semmai mi stupisce di più la rimonta di Berlusconi), perché – se è vero che c’è sì del qualunquismo – è anche vero che c’è anche molto buon desiderio di un’altra politica. P.S. un appunto su ciò che è scritto a prop. di Rivoluzione civile: il civile non si riferisce alla placidità della rivoluzione, ma alla passione della società civile e per la socieà civile. Almeno così mi piace credere…

  9. il problema dell’attuale classe dirigente del pd, e che per conquistare qualche voto al centro hanno perso il contatto con la realta’, ho sentito dire in questa campagna elettorale di incontri conviviali, stiamo inseguendo anche nello stile la destra, troppe volte ho sentito dire ‘bella gente’ il problema e che hanno perso il contatto con la gente.

  10. Gabri Yawp Grazie, perché mi sa che sei l’unica che ha letto il post e commenta con cognizione di causa. Su Rivoluzione Civile comprendo che l’interpretazione possa essere un’altra (società civile), penso però – anche leggendo qualcosa qua e là fra i delusi, soprattutto di PRC – che l’operazione nel complesso sia stata azzardata e che alla fine nome omen, si è creato una specie di deja vu con la Sinistra Arcobaleno. Ora azzardo io: aspettare il prossimo giro forse non era una mossa così stupida per i “partitini”.

  11. anche io, come molti che hanno scritto, penso che la sinistra, quella vera, abbia perso la sua direzione e si sia fatta (purtroppo) attrarre anche lei dal berlusconi-style (cosa che tra l’altro le riesce malissimo). Penso che un partito che si definisca di sinistra debba iniziare a lavorare a livello locale perché è qui che si forma la cultura politica della gente! Esempio: nella città in cui vivo ora lo scorso anno si è eletto il sindaco, la coalizione di centro sinistra ha presentato un candidato che definirsi di sinistra è un insulto (e infatti lui stesso si definisce semplicemente un tecnico, va ora di moda così) e che tra l’altro non ha grande fama di onestà.. beh, la Finocchiaro è venuta qui per “appoggiarlo” durante la campagna elettorale. Io ci sono rimasta di sasso! E’ come se anche il Pd mirasse solo a mettere la sua bandierina in più comuni, province e regioni possibili senza poi valutare la qualità delle persone che mette e che sostiene. Chiaro che poi i dubbi mi vengono, dubbi e amara delusione….io che da romagnola sono nata e cresciuta in una famiglia di comunisti, questa volta ho davvero faticato molto a decidere chi votare….

  12. onestamente mi viene la nausea qando vedo Sel che litiga col Prc, il Pdci, che litiga con Sel, il pdci che litiga col Prc..basta è ora di finirla..bisogna costruireun cavolo di partito unico , eurocomunista, a vocazione socialista, movimentista, che sappia essere punto di riferimento a movimenti associazioni società civile..

  13. Manca il merito politico e partitico, lo dico da ex dirigente del PCI….di base!

  14. questo partito non ha e non fa nulla di sinistra. anzi, i maggiori attentati ai diritti dei lavoratori sono venuti proprio dalle coalizioni guidate direttamente o dai governi “tecnici” sostenuti dai vari PDS, DS, PD e colpevolmente coperte dalla CGIL e gli altri parasindacati. la rincorsa trentennale verso il centro ha prima distrutto il più grande partito della sinistra europeo e poi spostato l’asse politico al centro creando un vuoto a sinistra colmato dalla lega nord prima e dal M5S adesso. auspico le dimissioni in massa del gruppo dirigenziale e un ritorno alla politica, quella vera, quella che difende i lavoratori che siano salariati o autonomi e non banche e grandi interessi!

  15. Cosa ne penso?

    Ci sono alcune analisi interessanti, specialmente all’inizio, per esempio che il piccolo imprenditore veneto altro non è, parlando in termini marxisti, che un proletario – la condivido e l’ho sempre pensato anch’io_

    Ma in gran parte mi sembra resti un’analisi molto, troppo teorica – quella teoria in cui i marxisti sono insuperabili nell’Universo, ma mai quanto Marx stesso_

    Lo trovo anche sinistramente dogmatico in certi punti “il Centro è un falso, storico e politico”, oppure “l’assopimento proletario è alimentato dall’ideologia della fine delle ideologie.”

    E comunque Berlinguer è uno di quelli che prendeva palate di dollari dai Nazisti come Breznev_ Allo stesso modo di Moro, che li prendeva dai Mimonazisti come Nixon_

    In sintesi, mi sembra un articolo pensato in seguito a un’urgenza, di tipo quasi fecale_ L’urgenza di dovere, a tutti i costi, di doversi costruire interiormente delle giustificazioni psicologiche all’incapacità intellettiva di capire i cambiamenti, sia sociali che politici, a cui il semplice scorrere del tempo porta – e di capire che le istanze e i vuoti che fino a ieri poteva riempire la Sinistra, oggi li riempiono movimenti di base come il ‘5 Stelle’_ Molto semplice e basico – ma quasi impossibile da concepire per chi ha passato la vita all’interno di una ‘chiesa’_

  16. Giusto per dovere di cronaca,
    Leo M. da Firenze Berlinguer non prendeva soldi a palate, tanto meno dai nazisti e soprattutto non li prendeva da Breznev, che nazista non è mai stato.
    Quanto a tutto il resto, l’autrice di questo articolo, Laura Bonaventura, ha 25 anni, quindi è abbastanza improbabile che abbia passato la sua vita in una “chiesa”.
    I ragazzi di eb.it

  17. Leo M. da Firenze Grazie per il finale, credo di non meritarlo (come l’urgenza fecale), quindi sorvolo.
    – Nell’articolo parlo di sinistra e rimarco la dicotomia destra e sinistra. Sono due visioni della società contrapposte, il fatto di riconoscere l’esistenza delle due fa capire che nessuna delle due è (al momento) universale. Per me è giusta quella di sinistra e seguo quella, non posso fare gli elogi della destra, sorry.
    – Che il centro sia uno specchietto per le allodole, lo ribadisco, è storia. La Chiesa come la DC corrispondono a un quadro di destra: utopistiche società armoniose senza differenze di classe che puntano tutte insieme a un bene comune, la sinistra ha, storicamente, una visione opposta.
    – La fine delle ideologie è una ideologia di per sé, di solito sovrapponibile più alla destra (ancora una volta: bene comune, società unica a volte turbata da fattori esterni) che alla sinistra, un regime come quello stalinista o quello cinese è nei fatti molto vicino alla destra. Non basta dire “sono questo” per esserlo davvero.
    – Come scritto fra le note i cambiamenti temporali non hanno mutato la società. Per la sinistra (quindi per me) esiste ancora una contrapposizione fra me proletaria e il borghese, l’ho vissuta da figlia di operai e la vivo da padrona solo della mia capacità lavorativa (che non è operaia, ma non cambia di una virgola la mia situazione)
    – Il M5S ha riempito un vuoto come lo ha riempito a suo tempo la Lega nel nordest e il punto 1 mira a far capire quello. Quel vuoto lasciato dalla sinistra che non ha saputo interpretare una società “particolare” è difficile da riprendere in mano, devi fare un grosso lavoro sul territorio e un grosso lavoro di educazione, che in questo momento il PD non sa fare.

  18. EB.it, Berlinguer, che vi piaccia o no, li prendeva eccome quei soldi – e già negarlo diventa automaticamente un atto belusconiano al 100% – e Breznev era Nazista, quasi quanto Hitler, appena un pizzico meno, come lo erano Stalin, Krusciov, Ceausescu, etc.. posso considerarla un’affermazione falsa solo nel caso di Tito_ Da come parla, l’autrice, ha ovviamente passato tutta la sua giovinezza in una ‘chiesa’, sempre e solo lì, mi sa: la chiesa del PCI, la chiesa della ‘religione comunista’_

  19. Quello che non riuscite proprio a capire, voi, ma nemmeno dei fini pensatori come i Wu Ming http://www.internazionale.it/news/italia/2013/02/26/il-movimento-5-stelle-ha-difeso-il-sistema-2/, è che il M5S NON E’ rivoluzionario, in senso marxista, e NON E’ egalitarista, così come NON E’ anticapitalista, sempre in senso marxista_ Lo è quando abbraccia forme e tentativi nuovi, tipo la ‘decrescita felice’, o quando pubblica la storia della Zanon, la lettera di Cristina Kirchner al FMI – lo è quando dice che nessuno deve restare indietro, e lo è perché vuole eliminare le disuguaglianze, ma non le differenze badate bene_ E’ tutto questo – ma ovviamente non lo è in termini marxisti, cioè nei vostri_ Perché questo è l’errore che la Sinistra vera ha fatto da almeno 70 anni a questa parte – il pensare di essere l’unica depositaria ‘ufficiale e autorizzata’ dei bisogni e delle richieste delle classi più bassi, della gente comune_ Invece non è così – la gente vive nel presente, la gente ha bisogni pratici, e la vostra teoria di base, che si è sempre spacciata per universale e inappellabile, come i dogmi, invece non sa già più spiegare né rispondere alle esigenze del mondo di oggi_ Possono esistere, possono essere inventati, adesso è il momento storico e sociale perché accada, altri modi di lottare, di opporsi, di fare contro, di cambiare, senza necessariamente stare ‘fuori’ o credere ancora alle favolette di 150 anni fa_ Il M5S è un movimento di gente comune, non in opposizione totale al ‘sistema’, non antidemocratico o antiborghese: è in sostanza un movimento abbastanza maggioritario – cosa per voi ‘demoniaca’, dato che fin dai tempi di Lenin avete sempre fatto lotte e rivoluzioni di minoranza_

  20. Non sono convinto che un ritorno al PCI come programmi sia una risposta efficace, purtroppo non si può prescindere da chi non è proletario ormai. Il problema del PD non è tanto nei contenuti quanto nella serietà; non ci si può fregiare del titolo di sinistra e attirare l’elettorato di sinistra quando al suo interno non si dà prova inattaccabile di vicinanza alla gente, di serietà e sopratutto di umiltà. Senza contare poi la presenza di gente che al suo interno mette ancora in dubbio la laicità dello stato o l’esistenza di libertà individuali che lo stato deve garantire a prescindere dall’etica del singolo cittadino.

  21. La sinistra (coalizione di sinistra) secondo me è malata e ossessionata dal vincere. Non si può pretendere che un paese che ha votato Berlusconi a larga maggioranza per anni si risvegli socialdemocratico, socialista o marxista; qui qualcuno deve anche rendersi conto che non c’è vergogna nell’essere rappresentanti di una minoranza, per quanto cospicua. C’è da vergognarsi invece se si tende verso sponde che non rappresentano l’elettorato storico. Non c’è da stupirsi se Grillo ha pescato così tanto da entrambe le parti.

  22. Antonio Usai Il primo commento non lo condivido del tutto, ma va bene, sono visioni che si possono incontrare se si ha la volontà di creare una linea comune di sinistra.
    Per il secondo commento è quello che sostengo anch’io. Siamo una minoranza, lavoriamoci, forse c’è un elettorato “nostro” che oggi (ma non solo da oggi) è abbagliato da altre proposte.

  23. Basta dire che questa non è sinistra…perlomeno ha dimostrato di non fare o dire niente di sinistra…ce l’ha ricordato anche Moretti…che non è proprio un marxista-leninista.

  24. Anche io nel complesso sono d’accordo con Antonio Usai Già decenni fa mio babbo sosteneva che l’Italia (è inutile) è un paese di centro destra. Per cui la sinistra deve mantenere chiara la sua identità e portare avanti le sue posizioni in maniera decisa. Fare cioè una sana opposizione che, se fatta per il verso giusto, è importantissima!

  25. Antonella Lucchi Sono d’accordo e lo sostengo anch’io. Volevo però fare un passo avanti, cioè chiedermi se quelli che sono a destra non lo siano anche un po’ inconsapevolmente, per quello ho tirato fuori l’esempio del Veneto al punto 1 (oltre al fatto che lo conosco meglio). In breve quello che noi identifichiamo con medio e piccolo imprenditore è davvero un borghese (scusate se uso questi termini che non sono più di moda, ma oltre ad appartenermi sono più chiari di altri) o non è più simile al proletario? Insomma quando il piccolo imprenditore va in banca e chiede il prestito lo fa come Marchionne o come un operaio che chiede il mutuo?

  26. Beh, la definizione classica di borghesia se non ricordo male è quella di possessore di capitale, in questo senso sta andando un po’ a sparire questa classe in italia a favore del sistema bancario ed è chiaro che uno, per quanto imprenditore, continua a non essere comunque l’ago della bilancia. Purtroppo la distruzione del ceto medio è parecchio evidente.

    Che poi non se ne si rendano conto, è un po’ ridicolo, e frutto delle campagne mediatiche recenti. Vero comunque rimane il fatto che quelle zone sono davvero una delle più produttive d’europa, sopratutto in proporzione alla differenza di competitività (burocrazia, costo energia e mancanza di meritocrazia). Fa molta presa un ideale che da un lato abbassa le tasse e/o cerca di spacciare idee liberiste. Si annovera fra le cose incomprensibili come poi non si accorgano che la destra prima le tasse le ha alzate o cambiate in vario modo per poi toglierle o prometterne l’eleminazione.

  27. Antonio Usai Credo che stiamo dicendo la stessa cosa ma in termini diversi, per questo prima scrivevo che sono opinioni su cui ci si può incontrare. Non ho messo in dubbio la produttività della piccola e media imprenditoria, nemmeno nel post, anzi. Metto in dubbio che quello sia terreno di destra e non di sinistra: il sistema bancario è uno strumento della borghesia vera e propria, l’illusione creata dalla destra (Lega, PdL su tutti), a mio avviso, è che si tratti di un nemico nuovo, mentre è sempre il solito, quello che la sinistra aveva già identificato decine di anni fa ma che oggi, nel PD in particolare, non riconosce per rincorrere la destra a caccia di voti.

  28. Figurati, non ho mai avuto idee di sinistra radicale, ma da persona con idee socialdemocratiche non mi sento comunque molto rappresentato. L’unico partito che presenta sulla carta tali idee è il PD, ma da qui ad applicarle faccio prima ad aspettare che Pertini resusciti. Se i dirigenti del PD si interrogassero di più sulle ideologie che cercano di portarsi avanti forse a certe cose fatte avrebbero accomunato il vomito.

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