Elena, Enrico e i comunisti che vanno in Paradiso

Festeggiamo il quarto anniversario di enricoberlinguer.it con la storia di Elena, che a 9 anni voleva dedicare una preghiera ad Enrico Berlinguer, ma la maestra glielo impedì perché “i comunisti non vanno in paradiso”.

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C’era una volta una bambina: si chiamava Elena, aveva 9 anni e andava a scuola tutti i giorni con il suo bel grembiulino bianco (i maschi ce l’avevano blu scuro: chissà perché si pensa sempre che le femmine non si sporchino con i colori…).

Era il 1984.

Un giorno, la maestra dettò il titolo di un tema: “Scrivi una preghierina a Gesù per una persona a cui vuoi bene e che non c’è più“. Scuola pubblica, ma il buon Dio, si sa, in questo Paese è ovunque e sempre una buona scusa.

La bambina non ci pensò su due volte: amava scrivere, le parole fluivano dalla penna – si usavano ancora le stilografiche Pelikan con l’inchiostro blu oltremare – e a lei piaceva sentire il pennino che scivolava veloce e morbido sulla carta a righe. Perfino l’inchiostro aveva un buon profumo.

Iniziò. “Caro Gesù, vorrei parlarti di Enrico Berlinguer“. Apriti cielo, un comunista in una preghierina a Gesù! La maestra le fermò la penna, spiegandole che non poteva scrivere la preghierina per Enrico Berlinguer, perché “in Paradiso i comunisti non ci vanno“.

Lei non capì, non sapeva cosa voleva dire la parola “comunista”, non gliel’avevano mica ancora spiegato, a scuola. Guardò stranita la maestra che restava ferma, in piedi di fianco al suo banco, con l’attesa negli occhi. Cominciò a pensare, ma non le veniva in mente niente, perché le altre persone a cui voleva bene erano – fortunatamente – ancora tutte su questa terra, vive e vegete. E, cocciuta com’era (già allora), alla fine decise che doveva farlo proprio su Enrico Berlinguer, quel tema: magari, grazie alla sua preghierina, il buon Dio avrebbe chiuso un occhio e l’avrebbe fatto passare.

Per fortuna i suoi genitori – che ce l’avevano portata, a sentire Enrico in piazza, quel maledetto 7 giugno – non si arrabbiarono per il brutto voto, anzi: le spiegarono che chi crede al Paradiso crede anche che ci vadano tutte le persone buone, indipendentemente da come vengono chiamate qui sulla terra. E che ci sono persone buone anche tra quelli che non ci credono, nel Paradiso.

Da allora sono passati molti anni, e sono successe molte cose.

1989: crollava il muro di Berlino. Poco dopo, ecco la svolta di Bologna, in cui Achille Occhetto, allora segretario del PCI, dichiarava di voler trasformare il partito. La trasformazione avvenne e nacque il PDS, con conseguente diaspora del PRC. Era il 3 febbraio del 1991.

Da allora, abbiamo subìto – più che vissuto – innumerevoli mutazioni, e ne abbiam viste di tutti i colori, ma mai ci saremmo aspettate quanto accadde il 24 gennaio del ’97: felici di vedere finalmente la sinistra al governo dopo lo sfacelo della destra berlusconiana, ci ritrovammo invece il berlusconismo di sinistra: Massimo D’Alema, con FI, AN e PPI creò il cosiddetto “Inciucio della Bicamerale”.

Erano gli anni della Quercia. Avremmo potuto fare la legge sul conflitto di interessi, una legge elettorale forte e democratica, avremmo potuto mantenere e rafforzare le leggi dure contro la mafia e contro gli abusi d’ufficio ed evitare lo scempio della Costituzione della Repubblica Italiana.

Ma dove è finita la sinistra italiana?

Si è disintegrata in mille partitini, spaccati e divisi, che non sono più riusciti ad unirsi, fino ad esser espulsi dalla politica centrale del Paese anche come conseguenza di leggi elettorali che, in un Paese democratico, sono a dir poco indegne.

Nel frattempo, abbiamo sentito Bersani parlare di “appoggio alla missione francese in Mali”, l’abbiamo visto votare a favore dell’acquisto degli F35, sostenere la ministra Fornero e la sua sciagurata riforma del lavoro definendola “una risorsa importante”; abbiamo visto mandare al macero l’art.18 e giocare a rimpiattino sulla questione della legalità (come si può definire la candidatura di Grasso – un uomo che ha detto di voler “premiare Berlusconi per il suo impegno contro la mafia” – nelle liste del PD?).

La bambina del tema, oggi, di anni ne ha 38, e si chiede dove mai siano finiti quell’entusiasmo, quegli occhi buoni, quelle parole semplici ma forti di Berlinguer; dove sono finiti quei valori, prima tra tutti la coerenza, che il “vecchio PCI”, con Berlinguer, rappresentava e promuoveva e che, nei leader politici del PD di oggi, non si trovano più nemmeno a cercarli con il lanternino.

45 commenti su “Elena, Enrico e i comunisti che vanno in Paradiso”

  1. PERSONE COME LUI NON ESISTONO PIU’…………………PURTROPPO!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  2. in una chiesa della mia città c’è un angelo con la falce, martello e stella dipinti sulla fronte! ..ergo, anche i comunisti vanno in paradiso! Cara Elena, dì alla tua maestra di andare a quel paese, tanto in paradiso sarà lei a non poterci entrare perchè è cattiva e stupida!

  3. certo che vanno in paradiso tutte le brave persone ci vanno …………quelli meschini invece no chi crede di essere nella testa di dio no ………….. chi discrimina no chi è razzista no …………. mo basta perche se faccio l’elenco di tutti quelli che non ci vanno non finisco più ………….. a chi vota il cav….. non ci va………..

  4. questo paese da addosso ai comunisti che non hanno mai governato ma si sono messi a disposizione fare delle leggi sui diritti della povera gente i fascisti quelli che poi si son convertii alla dc hanno fatto tanto di quel bene che i risultati si vedono ancora

  5. LUNEDÌ 18 DICEMBRE 2006
    11 Dicembre 2001 ingresso della CINA nel WTO: giorno dell’Apocalisse economica ad ovest
    Il 2001 è stato un anno cruciale e di svolta che ha cambiato profondamente il mondo intero.

    Due i momenti storici che segneranno per sempre la storia della umanità accaduti in quell’anno: l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre e l’ingresso nella WTO da parte della Cina, l’11 Dicembre del 2001.

    A parte la curiosa coincidenza nelle due date, questi due eventi di fatto hanno contribuito sicuramente a cambiare per sempre il mondo intero, un vento di cambiamento proveniente da est che ha avuto nella icona di Bin Laden e negli occhi a mandorla dei cinesi, i suoi principali protagonisti.

    Gli effetti provocati da questi avvenimenti sono totalmente diversi, in antitesi, a seconda che siano osservati da ovest o da est.

    Nei paesi occidentali, a partire dal 2001, è esplosa una crisi economica senza precedenti, connessa alla esplosione anche delle varie bolle finanziarie, tra cui anche quella della New Economy, dando origine ad un recessione generalizzata, ancora oggi ben lungi dall’essere risolta. Ad occidente, come prima reazione si cercò un capro espiatorio, trovandolo nel terrorismo internazionale.

    Questo approccio, condizionato dalla sempre presente necessità americana di cercare di continuare a mantenere elevati i flussi dei capitali verso gli USA, strettamente legati alla rendita petrolifera e alla vendita degli armamenti, ha però impedito di fatto all’occidente, Europa per prima, di analizzare e comprendere a fondo le reali dinamiche connesse alla crisi sopraggiunta.

    Queste hanno radici ben più profonde di quelle riconducibili banalmente ad effetti legati al terrorismo internazionale, che oggettivamente ha avuto come unica reale tangibile conseguenza, quella di contribuire a creare una nuova economia legata alla sicurezza.

    Questa miopia “indotta”, in tutto l’occidente ha aperto invece le porte ad un periodo “grigio”, una sorta di medioevo occidentale e di caccia alle streghe, pieno di fantasmi (Bin Laden il più gettonato) vissuto nel concreto terrore di vedere annientato il livello di benessere fino ad allora raggiunto.

    Ben diversa la posizione ad est ed in Cina in particolare. Il 2001 rappresenta l’inizio di un vero e proprio rinascimento economico e culturale che pone pochi limiti agli obbiettivi raggiungili nel futuro, ricco invece di stimolanti sfide globali, tutte al positivo, non ultima quella sportiva che culminerà con le Olimpiadi del 2008 (assegnate alla Cina nel 2001!!) e l’expo del 2010 di Shanghai.

    Volendo parafrasare quanto accaduto in termini sportivi, l’est nel 2001 ha iniziato il sorpasso e noi occidentali, come molti campioni alla fine della propria carriera, totalmente sorpresi, impreparati ed invecchiati, abbiamo attribuito l’accaduto ad attenuanti e congetture di tutti i tipi: ambientali, scarsa concentrazione, la sorte etc…

    Ma i numeri parlano chiaro. Dal 2001, anno dell’ingresso della Cina nel WTO, mentre la Cina raddoppiava la propria quota sul mercato globale, passando dal precedente 3,9% all’attuale 7,7%, come oggi dichiarato dal Ministro del Commercio Cinese Bo Xilai, oltre a riuscire a mantenere una crescita del PIL annuo mediamente superiore al 9%, il resto delle economie occidentali retrocedevano la propria quota di mercato in maniera continua ed inesorabile.

    Nel contempo dal 2001, la qualità delle esportazioni cinesi è decisamente cresciuta, tanto che i prodotti dell’elettronica sono passati al 56% sul totale dell’esportato cinese, quelli Hi-tech al 28% e in generale, gli assemblati ora rappresentano il 94% del totale delle esportazioni cinesi.

    Nello stesso periodo, nei paesi occidentali ed in particolare in Europa, crescite annuali nell’ordine del 2% del PIL sono tuttora considerabili miracolose. A ciò, va aggiunto come la recessione interna nei diversi paesi, unita ai conflitti e stalli tra i diversi partners delle UE, su quale strategia utilizzare per tentare di reagire alla crisi, ha provocato effetti devastanti: ora tutto è fermo.

    Proprio come il Titanic, l’occidente nel 2001 si è imbattuto nell’iceberg della Cina ma chissà per quali strana ragione, il comandante era convinto che l’affondamento fosse legato ad un attacco militare da parte di un certo Bin Laden, tuttora impegnato da qualche parte della nave a procurare qualche altra falla nello scafo e che andava a tutti i costi fermato.

    La confusione da allora è ancora tanta. Ancora non si sono comprese ed analizzate a fondo le vere ragioni per cui “l’inaffondabile” economia occidentale, nella incredulità generale, ora stia proprio affondando.

    Sorge a questo punto una domanda: non è che l’occidente sia caduto nella trappola preparata ad est affinché tutto contribuisse ad un cambiamento generalizzato, una autentica rivoluzione planetaria?

    Infatti è chiaro che dal 2001 le cose sono veramente cambiate sotto molti aspetti, rendendo possibili eventi prima impensabili, come quella de vedere l’Africa cominciare a marciare con le proprie gambe, assegnare il Premio Nobel al fondatore della Banca specializzata nel microcredito, negazione delle basi stesse del sistema bancario tradizionale, o che le economie in via di sviluppo, come lo era anche la Cina, saranno i leaders della economia mondiale futura.

    Il terrorismo uccide molto meno dell’AIDS, della fame e della sete mondiale. Però l’ovest ha compiuto il terribile errore di ergere una muraglia per difendersi dal terrorismo, lasciando ai “barbari” venuti dall’est, ampi spazi di manovra, fino ad allora impensabili.

    Ora gli effetti di una scelta come quella fatta dall’occidente nel 2001, sono sotto gli occhi di tutti, tanto che gli USA, per uscire dalla palude Afghana ed Irachena sotto la pressione della opinione pubblica, dovrà accettare, a denti stretti, l’aiuto di un nemico giurato, quale è l’Iran attuale.

    Forse è proprio vero che il nuovo millennio iniziava con il 2001 che probabilmente verrà ricordato nel futuro, come l’anno “dell’apocalisse economica occidentale” e l’inizio della nuova alba ad est, così come l’11 Dicembre 2001, sarà ricordata come la tappa fondamentale affinché tutto ciò accadesse.

    Ma nonostante tutto, ad ovest si continua a dormire sonni tranquilli (non siamo forse inaffondabili??), sonni che assomigliano però sempre più ad un incubo, dal quale abbiamo paura di svegliarci.

    La situazione necessita un cambiamento di rotta ed in fretta, per affrontare adeguatamente la realtà, prima che questa ci sommerga del tutto.
    Pubblicato da Alberto Fattori a 15:47
    Contesti: China, Cina, Economia, Wto

    http://yibuyibu.blogspot.it/2006/12/11-dicembre-2001-ingresso-della-cina.html

  6. i miei genitori, comunisti e atei, fortunatamente mi hanno insegnato cosa sia il rispetto, il valore delle diversità intese come ricchezza, l’antifascismo, la democrazia e mi hanno letto la Costituzione da quando ero ancora più piccola. E mio nonno mi raccontava, come favola della buonanotte, il discorso di Concetto Marchesi all’apertura dell’anno accademico del ’43. E non finirò mai di ringraziarli :)

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