Parlamentarie, ora le facciano anche gli altri partiti

Sulle Parlamentarie inaugurate da Beppe Grillo per il Movimento 5 Stelle si sta discutendo in maniera molto concitata. Il merito non è da attribuirsi ai giornali, ma al movimento di voci critiche e non sulla Rete.

C’è chi lamenta scarsa trasparenza, chi sostiene che sono stati privilegiati questo o quel candidato, chi parla di flop dell’operazione (95mila voti per 1400 candidati, con tre preferenze esprimibili, fanno 32mila persone votanti, per una media di 23 votanti a candidato). Si dubita anche del fatto che l’operazione sia a costo zero (i soldi per la realizzazione del sito e del sistema chi ce li ha messi? Grillo? Casaleggio?).

Critiche più o meno legittime e giustissime. Ora però, da primo aspro critico del M5S, faccio osservare una cosa: per almeno 20 anni le liste sono state fatte in totale assenza di trasparenza, nelle segreterie dei partiti; prima, infatti, con le preferenze bisognava quanto meno scegliere di mettere in lista chi un certo seguito ce l’aveva, e faceva fede la militanza attiva nel partito. Poi con i collegi “sicuri” e non, i candidati venivano direttamente catapultati da Roma nel collegio, senza che vi fosse quel vincolo di territorialità necessario per garantire un’effettiva rappresentanza.

Con il Porcellum e le liste bloccate si è arrivati alla perfezione del sistema: in lista ci vanno solo i satrapi di partito e i loro più fedeli vassalli. Qua e là qualche figura rappresentativa, come il giovane, la giovane, l’imprenditore, l’operaio, il nero e via discorrendo.

Ora, si possono anche criticare le Parlamentarie fatte da Grillo, ma una cosa è certa: almeno le ha fatte. Poiché per la terza volta si andrà a votare con la stessa legge elettorale definita una “porcata” dal suo stesso ideatore, gli altri partiti dovrebbero migliorare il meccanismo di selezione (usando, perché no, anche Internet), aprendosi come per le primarie nazionali al proprio popolo di riferimento o anche solo ai propri iscritti, permettendo ai cittadini di scegliersi il candidato da votare in lista (e determinandone, quindi, anche il posto occupato nella lista).

Fatto questo, non ci sarebbero più argomenti a sostegno di qualsiasi demagogo/populista che usi il Porcellum per picconare ulteriormente le istituzioni per garantire un alto numero di astenuti alle politiche (cosa che favorisce solo i partiti piccoli, clientelari, o i fuochi di paglia che si spengono subito dopo l’euforia “rivoluzionaria”, senza aver combinato nulla).

Bersani aveva promesso le primarie per i parlamentari anche nel PD. Le farà veramente?