Perché in ogni città serve una Via a Berlinguer

Ha sollevato tanti entusiasmi e qualche polemica l’iniziativa che abbiamo lanciato da qualche giorno di raccogliere le firme per una via ad Enrico Berlinguer in alcune città italiane. Le firme continuano ad arrivare: un flusso lento, ma incessante, di persone che ricordano uno dei più grandi leader politici dello storia d’Italia. Comunista, per altro.

Qualcuno si è lamentato perché non ha trovato la propria città nell’elenco: cercate di capirci, siamo un gruppo di ragazzi la cui età media si aggira attorno ai 20 anni, grandi mezzi non ne abbiamo e per forza dobbiamo andare a tappe. La scelta di iniziare con 7 città deriva essenzialmente dal fatto che la nostra unica forza è l’affetto e la stima che ancora centinaia di migliaia di italiani nutrono per Enrico: ne è la prova che enricoberlinguer.it è uno dei siti più visitati d’Italia e Qualcosa di Sinistra uno dei blog di politica più letti.

Con questa forza e affetto il maggio scorso, dopo una raccolta firme imponente in tutta la Provincia di Milano, siamo riusciti ad ottenere con quasi 4000 firme di milanesi e 10mila in tutta la Lombardia una Piazza ad Enrico Berlinguer nella capitale del craxismo e del berlusconismo. Un’impresa non da poco conto, visto che fino a qualche mese prima si voleva intitolare una piazza a Bettino Craxi (la mia opinione, al riguardo, l’ho già messa nero su bianco il 24 maggio scorso).

L’obiettivo è replicare l’impresa in tante altre città: Torino, Genova e Firenze per il Nord, Roma per il centro, Napoli, Bari e Palermo per il Sud. A Roma le firme che raccoglieremo andranno ad aggiungersi a quelle già raccolte in questi mesi da Alberto Menichelli, l’ex-autista di Enrico Berlinguer.

Bene o male tutte queste città sono state governate per 20 anni dal centrosinistra, eppure la necessità di una via ad Enrico Berlinguer pare non essersi palesata né a Torino, sotto le giunte Chiamparino, né a Genova, né a Firenze… per non parlare di Roma, con Rutelli e Veltroni che si sono divisi il governo della città per 15 anni. E Napoli? Tra Bassolino e la Iervolino, non pervenuto. E Bari con Emiliano? E Palermo con Orlando, già sindaco per 10 anni?

Ecco, qualcuno dirà immancabilmente che c’è di meglio a cui pensare: sicuramente. Non si vive però solo di politiche di bilancio, di panchine nei giardini, di semafori agli incroci e di sovvenzioni pubbliche ai teatri. Le città vivono anche di simboli. Ed Enrico Berlinguer è il simbolo di quell’Italia onesta, lavoratrice, democratica, progressista, perbene, che si oppone a quell’Italia dell’arroganza, della corruzione, della prepotenza, della P2, della Mafia e delle stragi che ci ha malgovernato e ci malgoverna tuttora.

Per questo in ogni città d’Italia dovrebbe essere intitolata una via o una piazza ad Enrico Berlinguer: perché noi giovani, nati dopo la caduta del Muro di Berlino, che non abbiamo vissuto il suo tempo, ma che possiamo solo assaporarlo dai racconti di chi c’era, abbiamo bisogno di esempi di persone oneste che abbiano fatto semplicemente il proprio mestiere, abbiamo l’estrema necessità di credere che non è vero che sono tutti uguali, che non è vero che vincono sempre loro, che non è vero che questa società è l’unica possibile.

Ed Enrico Berlinguer, rimanendo su quel palco a Padova, fino all’ultimo, come un eroe, è l’esempio più grande del fatto che si può dare tutto, non chiedere in cambio niente ed essere felici lo stesso. Lavorare per gli altri, per i più deboli, per i poveri, per gli svantaggiati. La grandezza di Enrico sta nel fatto che si sarebbe potuto benissimo adagiare sui privilegi che la sua condizione sociale gli riservava: era addirittura di estrazione aristocratica, la sua era una famiglia ricca. Eppure ha dedicato la sua vita per gli ultimi.

Facile fare gli interessi dei poveri quando si è poveri: più difficile andare contro i propri stessi interessi per seguire un’idea e un ideale, facendo gli interessi dei poveri pur non essendo tale per posizione.

Ultimamente un network di criminali (chiamiamoli con il proprio nome) ha messo in piedi una campagna diffamatoria e denigratoria contro Enrico, al solo scopo di difendere il sistema politico esistente. Gli si rimprovera di tutto, qualche imbecille anche di essere la causa della distruzione della Sinistra Italiana.

Lo sappiano questi signori, finché “I Ragazzi di enricoberlinguer.it” saranno vivi e vegeti (e lo saranno per molto tempo) i loro giochetti sono finiti. E a breve Enrico verrà degnamente ricordato ovunque ci sia bisogno di credere che si può fare politica diversamente così come la fece lui: in violento contrasto con l’immagine consueta dell’uomo politico.

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