Fecondazione assistita: l’Europa boccia l’Italia

Ve lo ricordate il referendum abrogativo del 2005? Io sì, perché ero in quel 25% che andò a votare, come il prof. Dulbecco (e molti altri)

è una legge umiliante per la medicina, consiglio agli italiani di votare quattro sì

Sette anni dopo all’umiliazione medica si aggiunge l’umiliazione legislativa. La Corte Europea dei Diritti Umani, con sede a Strasburgo, si è pronunciata a favore di una coppia italiana: Rosetta e Walter sono portatori sani di fibrosi cistica*, hanno già una figlia affetta dalla malattia e chiedevano di ricorrere alla fecondazione assistita per poter effettuare uno screening sugli embrioni. La legge 40 però non glielo permette, in particolare gli articoli 4, 13 e il primo comma dell’articolo 14

È vietata la crioconservazione e la soppressione di embrioni, fermo restando quanto previsto dalla legge 22 maggio 1978, n. 194.

Ovvero non puoi sopprimere un embrione prima che venga impiantato ma puoi sempre abortirlo dopo. Da qui l’incoerenza (ma chiamiamola pure col suo nome, incostituzionalità) della legge e i 15 mila euro che lo Stato italiano dovrà versare alla coppia, più 2500 euro di spese processuali. In realtà sulla diagnosi preimpianto esistono delle eccezioni. Dal 2008 è infatti permessa nel caso di tre patologie potenzialmente trasmissibili: epatite B, epatite C e AIDS, mentre non sono contemplate malattie ugualmente gravi come la talassemia… il premio incompetenza, in questo caso, va all’allora ministro Livia Turco.

Prevengo subito qualsivoglia obiezione con riferimenti nazisti e simili. L’eugenetica è una teoria e una pratica pseudoscientifica non dimostrabile, mentre è ampiamente dimostrato che le caratteristiche di un individuo dipendono in maniera preponderante dall’ambiente in cui nasce e si sviluppa. Perciò un qualsiasi ritorno ai tempi dell’imbianchino e di Woodrow Wilson sarebbe da manicomio criminale più che da laboratorio. Lo dimostra il fatto che in Europa solo Italia, Austria e Svizzera non permettono la diagnosi preimpianto, eppure negli altri Paesi i superuomini ancora non si vedono.

La diagnosi di una malattia con l’eugenetica c’entra come i cavoli a merenda. I genitori dovrebbero essere gli unici (salvo casi particolari) ad avere il diritto e il dovere di decidere se e quale futuro dare ai propri figli, anche perché se ne occuperanno esclusivamente loro, sempre che il disabile non resti da solo. Invece da noi sembra quasi che sia lo Stato a voler decidere quando farci nascere e quando farci morire, dimenticando però di occuparsi del lasso di tempo fra le due fasi.

Nel 2005 avevo messo con grande orgoglio uno dei miei primi “timbri” sulla scheda elettorale. Ricordo l’esposto dei Radicali contro la RAI di Cattaneo che si “dimenticava” di informare i cittadini, i sì della Prestigiacomo contro i no della Bindi, gli astenuti Letta e Marini in compagnia della Lega e della sempiterna UDC, la scomunica urbi et orbi del noto scienziato e padre di famiglia Camillo Ruini. Fu il mio primo fallimento da elettrice (cui in realtà ne seguirono molti altri): ieri l’Europa mi ha regalato una bella rivincita morale, ma so che non ne verrà fuori granché a livello pratico. Perfino Giuliano Amato, ai tempi, profetizzò la debolezza della legge 40, eppure non se ne cambiò nemmeno una virgola. E poi si sa, adesso c’è da pensare alla crisi…

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* La fibrosi cistica è la malattia a esito letale più frequente nella popolazione bianca (manuale Merck – pediatria). Può interessare i polmoni (tosse secca e difficoltà respiratorie già nel primo anno di vita, necessità di trapianto), il pancreas (nell’80% dei casi) con carenza di succhi pancreatici e conseguente malassorbimento di grassi e vitamine liposolubili (da qui la formazione delle cisti e la possibilità di sviluppare il diabete), l’apparato riproduttivo (maschile in particolare), il fegato e le ghiandole sudoripare. La malattia è causata dalla mutazione del gene CTFCR per cui le cellule epiteliali non sono in grado di trasportare lo ione cloruro, importantissimo affinché il nostro organismo sia in gradi di secernere fluidi (come la bile) e assorbirne altri (per esempio l’acqua da parte del colon) in modo corretto. L’aspettativa di vita media per un malato di fibrosi cistica è di 30 anni; “media” significa ovviamente che può viverne anche 70 o morire entro i primi anni di vita.