Rosy, a quel Paese vacci tu

Rosy Bindi, maestra della supercazzola democristiana travestita da sinistra, alla Festa Democratica di Ferrara (ma una volta non si chiamava Festa dell’Unità?), forte della Costituzione che probabilmente solo nelle menti bacate degli omosessuali recita

La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sulla eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare

senza distinzioni di preferenza sessuale, ha chiesto ai militanti di ArciGay e ArciLesbica la cortesia di non farsi strumentalizzare. Cosa su cui a onor del vero non chiude occhio Bersani, preoccupato come la Bindi che gli elettori vogliano (non sia mai)

un partito della sinistra, semplice erede del Pci-Pds-Ds, mentre il Pd su cui ho scommesso io, è un partito plurale

A fine intervento Rosy Bindi, stanca di sentirsi dare dell’omofoba e della baciapile (quest’ultimo è un mio personale contributo), smorza i toni:

Ognuno può vivere nel paese che vuole.

Insomma, secondo l’onorevole se qualcosa non ci sta bene possiamo anche emigrare. Rosy sai che ti dico? Stavolta a quel paese vacci tu.