Io son d’un altro avviso, son bombarolo

Ci siamo sorbiti mesi e mesi di Scazzi, De Nardo, Profeta, Pacciani e Kercher sui canali televisivi nazionali, a caccia dei particolari del delitto del giorno. Per lo più chiacchiere da bar: se siamo in 60 milioni ci sono altrettante formazioni per la nazionale agli Europei 2012.

Brindisi è l’ennesimo esempio: si fa presto a dire la propria su facebook, ancor prima su twitter, bastano 140 caratteri e il mostro sei tu o il tuo vicino di casa. Sulle congetture fatte dalla stampa e non solo ne ha già parlato qui il nostro blogger Federico Labriola, in un momento in cui giornali e pubblico erano in tutt’altre faccende affaccendati: perché basta poco per far parlare e molto meno per dimenticare.

Quando sparì Emanuela Orlandi, si parlò di IOR e Calvi, Alì Agca, tratta di schiave bianche, servizi segreti, Banco Ambrosiano, banda della Magliana e chi più ne ha più ne metta. Il risultato è che a quasi 29 anni di distanza abbiamo tante ipotesi ma nessuno sa dire come e perché sia sparita.

Si può dire tutto di tutto, la cronaca si mescola alle stragi di Stato, la mafia c’è anche dove non vuole, le BR non rivendicano ma sono colpevoli lo stesso, gli anarchici volano dalle finestre perché fumano troppo e hanno freddo, gli immigrati italiani uccidono una guardia e un contabile di un calzaturificio americano, e poi? Qualcuno fa saltare in aria qualche bombola di GPL davanti a una scuola e si fa presto a fare copia e incolla (in altri tempi si sarebbe detto “riciclare”) con piazza Fontana o piazza della Loggia, ci vuole un attimo per dire è un attentato contro di me, no contro di te, anzi contro di voi, è lo Stato che attenta allo Stato e per tutta risposta si chiudono i musei.

Non abbiamo bisogno di capri espiatori, non più. Abbiamo bisogno di sapere che è stato qualcuno là in alto dove non possiamo arrivare, abbiamo forse ancora più bisogno di non sapere, di non fare nomi, di non pensare che si possa fare il male per il male, in modo così banale da non fare notizia, da non poterci fare una trasmissione.

La strategia della tensione esiste, eccome se esiste, i segreti di Stato, quelli vaticani e quelli della CIA ci sono, eccome se ci sono. Ma se non fosse sempre così, se fosse solo banale violenza, buona solo a riempire per qualche giorno le pagine di cronaca nera? Se semplicemente Restivo fosse un maniaco con le giuste amicizie che gli permisero di restare impunito? Se a qualche poliziotto piacesse picchiare qualche tossico per il gusto di farlo e non fosse necessario graffitare ACAB su tutti i muri? Troppo poco.

Non basta perché ci vuole un input per vedere che fuori piove e allora è il governo che è ladro, come se a rubare non fossero state mani di persone con nome e cognome, consegnate alla storia ma non al nostro immaginario del gli è tutto sbagliato è tutto da rifare, come diceva Bartali. Tutto vuol dire spesso anche niente e si finisce col combattere contro mulini a vento e greggi di pecore perché la realtà a volte è più stupida e disordinata di come la vorremmo. Non so cosa sia successo a Brindisi (l’unica certezza a quanto pare è che il benzinaio non ha agito da solo) e forse la verità non la sapremo mai, magari proprio perché è tutto ormai irrimediabilmente annacquato dall’ipotesi della strategia della tensione.

Su un impiegato forse vicino o forse lontano da questa storia ci fece un intero album Fabrizio De André. Se Vantaggiato è solo un bombarolo allora non c’è motivo per cui si debbano scomodare le nostre illustri penne: torneranno a parlare di qualcosa di più alto, a dar fastidio ai veri potenti con i loro articoli di fuoco, ad insegnarci come fare la rivoluzione dal loro salotto. Con le babbucce e il camino acceso, al prossimo fattaccio, ci intimeranno ancora un caloroso armiamoci e partite.