Da L’Aquila a Sumatra: si possono prevedere i terremoti?

L’11 Aprile un altro terremoto si è verificato al largo dell’isola di Sumatra (Indonesia), un evento forte

ma non paragonabile a quello del Giappone del 2011 o  a quello avvenuto nella stessa zona nel 2004

chiarisce il sismologo Aldo Zolli all’AGI.

Ogni volta che un evento catastrofico di questo tipo si abbatte su una qualche zona del nostra pianeta la domanda numero uno è sempre la stessa: possiamo prevedere i terremoti? La risposta, nonostante i grandissimi progressi della sismologia e della geoscienza, è sempre la stessa: no, non ancora.

Giampaolo Giuliani, tecnico non laureato dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), ora in pensione, dice da anni di poter prevedere i terremoti basandosi sulla misurazione di gas radon emesso dal suolo le cui anomalie precedono eventi sismici più o meno gravi. Giuliani sostiene infatti che un sisma è un evento fisico e come tale, studiandone le cause, è possibile prevederlo. Il terremoto è, più propriamente, un evento fisico, chimico e geologico molto complesso e finora non è mai stato trovato un solo fenomeno comune a tutti i terremoti registrati, compresa l’emissione di gas radon, che secondo Ralph J. Achuleta, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università della California, non sempre avviene. Che al terremoto siano spesso accompagnati altri fenomeni è noto non solo ai sismologi ma anche alle persone comuni: molti dei sopravvissuti a quello di Messina del 1908 raccontarono di aver osservato, poco prima del sisma, luminescenze diffuse e nuvole tinte di rosso, un fenomeno simile è avvenuto anche recentemente sia a L’Aquila sia nella provincia di Qinghai in Cina. Giuliani, a mio avviso, sbaglia nel considerare un unico fenomeno e in senso strettamente fisico.

L’errore è inoltre quello di pensare che questo tipo di fenomeni che coinvolgono il suolo e talvolta l’atmosfera siano da considerarsi segnali univoci di un evento sismico, proprio perché non tutti si verificano prima di un terremoto e non è detto che gli stessi fenomeni non si verifichino in sua assenza. Secondo Raffaele Bendandi (tornato sulle pagine dei giornali e dei blog perché si diceva avesse previsto un terremoto a Roma l’11 Maggio 2011) la previsione di un evento sismico è possibile perché questo è associato, come le maree, all’attrazione della Luna. Non è semplice valutare quanto sostenuto da Bendandi e da Giuliani dopo di lui: nonostante i loro lodevoli sforzi, i due hanno sempre mantenuto lo status di ricercatori indipendenti, non perché la scienza ufficiale non li prendesse in considerazione, ma perché non hanno mai avuto la volontà di sottoporre le proprie ricerche a peer review. Di Giuliani se n’è occupata perfino la rivista Science, in un articolo di Richard A. Kerr: il ricercatore indipendente italiano ha però sempre negato di aver predetto terremoti mai verificatisi (si veda il caso di Sulmona), mentre, per paura di nuove denunce per procurato allarme, avrebbe taciuto o comunque non insistito più di tanto con la protezione civile sull’imminente terremoto dell’Aquila. Dove stia la verità è difficile dirlo. Si possono però fare delle considerazioni obiettive. Nel blog Cado In Piedi Giuliani sostiene:

in Italia è stata una scelta a alti livelli di responsabilità scientifica quella di non perseguire da più di 30 anni uno studio di ricerca sulle possibilità di poter evidenziare dei precursori sismici. Questa scelta in modo particolare l’ha presa chi ha diretto per tantissimi anni l’ente maggiormente accreditato in Italia su questo argomento, gli Ngv e quindi il Presidente degli Ngv. Loro hanno sempre detto che è impossibile prevedere i terremoti, per cui cosa migliore sarebbe stata quella di creare una rete di sismografi abbastanza fitta da poter, con 20/30 anni, mappare il territorio e sapere lì dove si sarebbero potuti verificare eventi forti, eventi pericolosi e catastrofici. Questa secondo me è stata una scelta sbagliata perché questo sistema non avrebbe permesso neanche con il passare degli anni, neanche con l’evoluzione tecnologica, di metterci in condizioni di poter avere informazioni da quelli che sono poi i precursori sismici, sistema invece usato in altri stati: Stati Uniti, Russia, Taiwan, Giappone, Cina, Turchia.

Giuliani sbaglia perché il sistema dei precursori sismici (radon, fenomeni atmosferici, ecc…) non viene usato in nessuno dei Paesi da lui citati (prevedere significa dire con certezza che un terremoto x avverrà nella città y), quello che accade invece, per esempio in Giappone, è che, una volta registrato il sisma, si sfrutta la relativa lentezza dell’onda per avvisare, via mail o SMS, la popolazione, che ha quindi una decina di secondi per evacuare case e posti di lavoro, un tempo brevissimo ma più che sufficiente se le persone sono preparate all’evento. A causa del terremoto del 2011 in Giappone c’è stato un solo decesso (i quasi 20 mila totali sono dovuti allo Tsunami) e si è trattato del quarto più potente mai registrato. A L’Aquila (magnitudo 5.9 scala Richter) il terremoto ha causato la morte di 308 persone, in Perù quello del 2007 uccise 500 persone, mentre il 30 gennaio scorso (6.3 scala Richter), sempre in Perù, non c’è stata nessuna vittima.

La verità quindi non è che abbiamo, specialmente in Italia, una scienza cieca che non ascolta Giuliani e non legge Bendandi: abbiamo invece una mappatura più che completa sulle probabilità di terremoto in Italia, sappiamo, ad esempio, che la dorsale appenninica è la zona più a rischio e possiamo fare calcoli probabilistici molto prossimi alla realtà, possiamo monitorare costantemente eventi sismici grandi e piccoli e allertare la popolazione nella giusta misura, cioè senza creare allarmismi inutili e dannosi. Ma non abbiamo nessuna politica di prevenzione e sicurezza, non si fanno esercitazioni o le si fanno male, la popolazione sa come si deve comportare per sentito dire, le abitazioni costruite con criteri antisismici sono pochissime e la loro costruzione non è mai stata seriamente incentivata da nessun governo.

L’amara ironia di tutto questo è che la differenza fra noi e loro sta tutta nell’uso del telefono: un SMS per aiutare le popolazioni indiane, cilene e peruviane, un SMS per far evacuare in tempo un giapponese e alcune telefonate, tra Balducci e Anemone, tra Piscicelli e suo cognato, che agli italiani onesti hanno fatto davvero poco ridere.

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