VIDEO (esclusivo): Antonio Tabucchi e i “Senzaterra”

Questa è un’altra piccola perla. Un altro “viaggio”, come lo ha definito lui, prima che cominciasse a leggerlo  a noi tutti. Poesia pura, come sempre a sostegno degli ultimi, questa volta dei “senzaterra”. “La terra che abbiamo sotto i piedi è solo in prestito, non è nostra.“, disse una volta. “Prima o poi noi tutti voleremo via.” La verità è che sei volato via troppo presto, Antonio: morire a 68 anni con gente come Andreotti ancora in vita sarebbe come nascere a 20 mesi: uno non ci crede. Spero di far cosa gradita, pubblicando per la prima volta questo video che per una ragione e l’altra, non riuscivo mai a caricare su youtube. Ciao Antonio. Mancherai a tutti. (Per chi preferisce vederlo su youtube, il link qui: http://youtu.be/yzbApZ57yQE)

Saki, dice l’antico poeta persiano al vecchio domestico che gli mesce il vino filosofeggiando, non pensare alla rotazione della Terra, pensa prima alla mia testa.

    Terra. Pianeta dell’Universo, quarto in ordine di grandezza. Solido irregolare subsferico dotato di schiacciamento ai poli. Descrive un’orbita ellittica, con piccola eccentricità. Il piano di tale orbita è detto eclittica, il periodo della sua rivoluzione è detto anno siderale, il periodo di rotazione intorno all’asse passante per i poli è detto giorno siderale. Il raggio medio della Terra è di seimilatrecentosettantuno chilometri. La Terra è ricoperta per il settantaquattro per cento dall’acqua e per il ventisei per cento dalle terre emerse. E queste terre sono la terra della nostra Terra.

    Fratello mio, dice l’uomo senza terra all’astronomo che gli spiega l’Universo, non pensare alla rotazione della Terra, pensa prima alle mie mani che la lavorano e non la posseggono. Io vivo su questa terra, dissodo questa terra, e sono un Senzaterra. Ti sembra possibile, fratello astronomo, tu che conosci l’Universo?

    Universo. Insieme costituito dallo spaziotempo e da tutta l’energia esistente sotto forma di materia. Le teorie fisiche più recenti datano la sua nascita fra gli otto e i diciotto miliardi di anni fa, a partire da un punto che conteneva tutta l’energia con densità infinita e che in seguito avrebbe continuato ad espandersi e a raffreddarsi permettendo l’organizzazione di galassie e di ammassi di galassie, che possiamo osservare. L’evoluzione futura dell’Universo è legata alla sua densità: se essa risulterà superiore a un certo valore critico, l’Universo rallenterà sempre più la propria espansione fino a invertirla in una contrazione che si concluderà nuovamente in un punto a densità infinita. Se invece risulterà inferiore, l’espansione proseguirà all’infinito.

     Fratello astronomo, dice il piccolo uomo senza terra all’astronomo, se si possono osservare le galassie, perché nessuno mi vede? Forse che non sono anch’io un abitante dell’Universo? E se per misurarlo si adoperano grandezze astronomiche, sai che misura mi spetta, secondo il padrone del latifondo che dissodo? Mi spettano quattro palmi di terra per contenere la mia bara, perché solo questo mi toccherà dopo la mia morte: quattro palmi di terra ed una bara.

    Mio povero piccolo uomo senza terra, dice l’astronomo, i padroni della Terra non hanno previsto per te quattro palmi di terra sopra questa terra, ma solo sotto, in un buco, un minuscolo buco di terra che ti risucchierà e ti ospiterà nel suo nulla, come un buco nero. L’uomo è la prima stella dell’universo creato, ma a te, uomonulla, spetta un buco nero.

    Buco nero. Fase finale dell’evoluzione di una stella in cui la materia, ridotta ad un gas di neutroni, subisce un collasso inarrestabile verso un punto dove la luce resta intrappolata rendendo l’oggetto invisibile. Dunque nero.

    Fratello astronomo, dice il piccolo uomo senza terra, ieri ho partecipato al funerale di un bracciante, fratello in miseria, e i nostri fratelli cantavano questa cantilena: “Questa fossa che ora hai, a palmi misurata, è la parte minore che avesti in vita. È un buco giusto, né largo né fondo, è quanto ti spetta di questo latifondo. Non è una fossa grande, è una fossa precisa, è la terra che volevi fosse ripartita.” Fratello astronomo, tu conosci le misure dell’Universo. Ti pare che questa fossa sia la misura di un uomo?

    Anno luce. Unità di misura usata in astronomia. Definito come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto in un anno, alla velocità di trecentomila chilometri al secondo. Per arrivare ai confini della nostra galassia, laddove comincia la galassia di Andromeda, occorrono circa cento anni luce.

    Fratello astronomo, dice il piccolo uomo senza terra, molti anni fa un poeta che andava scalzo per sentire la terra sotto i piedi scrisse: “Laudato sii, mi’ Signore, per ora nostra Madre terra, la quale ne sustenta e governa, e produce diversi frutti, con coloriti fiori et erba.” E allora, fratello astronomo, io mi sono unito agli altri miei fratelli senza terra che lavorano questa terra per trarne frutti e abbiamo deciso che i frutti che essa dava dovevano sostentare noi, perché sono nostri.

Terra. Pianeta dell’Universo, quarto in ordine di grandezza. Solido irregolare subsferico dotato di schiacciamento ai poli. Descrive un’orbita ellittica, con piccola eccentricità. Il piano di tale orbita è detto eclittica, il periodo della sua rivoluzione è detto anno siderale, il periodo di rotazione intorno all’asse passante per i poli è detto giorno siderale. Il raggio medio della Terra è di seimilatrecentosettantuno chilometri. La Terra è ricoperta per il settantaquattro per cento dall’acqua e per il ventisei per cento dalle terre emerse. E queste terre sono la terra della nostra Terra.

    Fratello mio, dice l’uomo senza terra all’astronomo che gli spiega l’Universo, non pensare alla rotazione della Terra, pensa prima alle mie mani che la lavorano e non la posseggono. Io vivo su questa terra, dissodo questa terra, e sono un Senzaterra.

     Ti sembra possibile, fratello astronomo, tu che conosci l’Universo?