Anonymous, libertà 2.0

«We’re Anonymous. We’re legion. We don’t forgive. We don’t forget. Expect us!».

Esplicito nel motto il messaggio di questo gruppo di “hacktivisti” ( un po’ hacker e un po’ attivisti): dove c’è da colpire colpiscono, loro non perdonano, non dimenticano, attaccano chi va attaccato, dai politici di vari schieramenti e paesi alla Chiesa Cattolica, da Sette religiose oscurantiste a governi di vario colore, dall’Iran alla Corte Costituzionale Ungherese.

Anonymous è un movimento nato alcuni anni fa, non si sa quando per la precisione, che si è sviluppato sulla piattaforma Imageboard, un tipo di sito internet basato sulla pubblicazione di immagini da parte degli utenti, da varie individualità che commentavano nella board firmandosi come “Anonymous”.

L’aggregazione dei suoi membri è stata del tutto spontanea ed il gruppo è formato da personalità del tutto eterogenee tra di loro; coloro che ne fanno parte hanno idee diverse e provengono da culture differenti, ma quello che li accomuna è l’obiettivo condiviso di “cambiare il Mondo e renderlo più giusto” , attraverso i moderni strumenti della rete, dalle chat IRC ai forum, che permettono l’incontro di milioni di persone senza volto né nickname, anonime appunto. Non si conosce l’identità dei membri del gruppo, vista la mancanza di portavoce o di leader, cosa che permette anche una gestione orizzontale e diretta delle loro azioni.

L’arma attraverso la quale Anonymous ha attaccato i siti di governi, grosse aziende o istituzioni ritenute colpevoli di violare le libertà più fondamentali si chiama DdoS, ossia Distributed Denial of Service, e consiste nell’intasare i server di richieste di accesso così da bloccarne i dati.

Questa tecnica è stata utilizzata nella maggior parte delle “marachelle” compiute dal gruppo, la cui intensità sta aumentando a vista d’occhio nell’ultimo periodo, sopratutto dall’estate del 2011, ossia da quando fu lanciato “il Piano” del collettivo, suddiviso in tre fasi delle quali è stata resa nota solo la prima, che consiste nella condivisione e nella divulgazione del progetto.

Gli attivisti del collettivo balzarono alle cronache nel gennaio del 2008, quando promossero una campagna contro la Chiesa di Scientology, rea secondo il gruppo di limitare l’informazione via internet, avendo rimosso nel web un’intervista all’attore membro Tom Cruise. La protesta, partita con alcuni cyber-attacchi al sito dell’organizzazione, arrivò a vere e proprie dimostrazioni non violente davanti alle sue principali sedi, in particolare di fronte alla sede principale di Orlando, in Florida. I dimostranti in quell’occasione temendo ritorsioni si mascherarono da Guy Fawkes, cospiratore irlandese che tentò di far saltare in aria il Parlamento inglese nel 1605, reso celebre dal film V per Vendetta e divenuto oramai il simbolo non solo di Anonymous ma anche della resistenza all’oppressione di poteri autoritari.

Tra le azioni più eclatanti del gruppo si possono annoverare gli attacchi ai siti di Enel (a causa della repressione da parte di alcuni mercenari della comunità indigena di San Felipe Chenla, in Guatemala, che protestò contro la costruzione di una centrale idroelettrica), Sony, Paypal (in quanto ha rifiutato di accettare donazioni in favore di Wikileaks), Agcom(“L’Agcom vorrebbe istituire una procedura veloce e puramente amministrativa di rimozione di contenuti online considerati in violazione della legge sul diritto d’ autore”) e Vaticano (ritenuto un’istituzione reazionaria e contro il progresso). Hanno inoltre oscurato i siti dei governi dell’Iran durante le proteste elettorali della primavera del 2009,di Egitto e Tunisia durante la “primavera araba” del 2011 in sostegno ai movimenti liberali che chiedevano la cacciata dei dittatori Ben Alì e Mubarak, della corte costituzionale ungherse in segno di sdegno per la nuova costituzione di stampo autoritario, e di alcune organizzazioni governative e non, ritenute responsabili della chiusura di Megauplod.

E’ datato 10 marzo 2012 l’ultimo cyber-attacco di Anonymus Italia: la vittima in questione è il sito di Trenitalia; le motivazioni sono molteplici, come la cancellazione di treni ICN, che permettevano ad intere famiglie di spostarsi lungo la penisola italiana al sostegno del movimento No-Tav.

Anonymous ha dimostrato e sta dimostrando che attraverso l’uso della rete e delle attuali tecnologie è possibile fare un’opposizione non violenta, legittima, efficace e orizzontale alle oppressioni e alle ingiustizie che vari poteri infliggono ai diritti delle persone e alle persone stesse. Quali sorprese ci riserverà questo movimento per il futuro?

16 commenti su “Anonymous, libertà 2.0”

  1. ma non hanno altro da fare… non servonno le aprole ma costruire

  2. Forresu Francolone, a parte che loro non fanno parole ma fatti ben concreti direi, è proprio quest’etica del cazzo che le parole non servono che è ora di abbandonare, è proprio questo modo di ragionare che ci ha portato ad essere servi inconsapevoli (“ci” generico, non parlo di te in particolare)
    Lavorare e faticare e pensare a se stessi porta ad una società di menefreghisti, facile preda di qualsiasi potere forte.
    L’azione politica senza ragionamento, senza un pensiero (ed il pensiero ha bisogno di parole) porta alle rivolte tipo Londra, fini a se stesse, che a loro volta portano alla reazione e alla dittatura.
    Troppe parole portano agli intellettuali vuoti e inutili (gran parte della sinistra italiana, che ormai manco più intellettuali sono)
    Ci vuole tutto: parole, azione, idee…

  3. Non mi considero un intellettuale (almeno in senso borghese o piccolo borghese che pensar si voglia) ma mi permetto di dissentire ….. se chi è contro (a suo dire) ogni censura non mi censura sabotando il mio compiuter….. la mia piccola domanda è caro Francesco…. ma su quali basi si fondano le idee se non sulla conoscenza e la libertà di esprimersi? chi è contro con qualsiasi motivo giustifichi il suo agire ed il suo pensare è soltanto un reazionario……………

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