In violento contrasto – Perché il 25 maggio ricorderemo Berlinguer

Le vedo già all’orizzonte. No, non sono le rondini primaverili, ma le polemiche per quello che stiamo organizzando il 25 maggio a Roma, in occasione del 90° anniversario della nascita di Berlinguer. E poiché chi scrive è dell’opinione che sia meglio prevenire che curare, iniziamo a diradare un po’ di nebbia attorno all’evento.

Anzitutto, non è una manifestazione politica con doppi/tripli e insidiosi fini. Non ci sono di mezzo partiti, movimenti, sindacati, non-movimenti, non-partiti e chi ne ha più ne metta. Ci siamo noi di enricoberlinguer.it, con i nostri esigui mezzi da 38 euro all’anno con cui manteniamo in vita la baracca e la famiglia Berlinguer (Bianca, Marco, Maria e Laura). Tutti sono i benvenuti nel dare una mano ad organizzarla, ma che nessun partito provi a metterci il cappello sopra (farebbe la fine di Rockerduck con le sue bombette).

Tutto è nato dal fatto che il 18 maggio il sottoscritto organizza un convegno anti-corruzione a Milano (facoltà di Scienze Politiche) con Nando Dalla Chiesa, Pier Camillo Davigo e Francesco Greco (e altri se confermano). C’era incertezza per la data, che poteva essere anche il 25. Così ho scritto a Marco Berlinguer per sapere se avevano in mente qualcosa per il 90° e mi ha detto che loro, in famiglia, non hanno mai festeggiato il compleanno, di nessuno, ma se avevo in mente qualcosa si poteva provare. Così ho esposto a grandi linee cosa avevo in mente (una sorta di spettacolo teatrale), l’idea è piaciuta e così il 25 maggio si farà questa cosa.

I dettagli, ovviamente, li dobbiamo ancora discutere (anche se ho già chiamato alcuni attori e cantautori), ma come vi abbiamo già detto, prendete come punto di riferimento o l’evento su facebook o la pagina creata sul sito.

Ma ora arriviamo alla nota dolente. Perché diamine ci ostiniamo a ricordare Berlinguer? Insomma, a giugno saranno 28 anni che è morto, bisogna andare oltre, avanti, sopra, in ogni caso guardare al futuro. Ebbene, non è certo colpa nostra se molte delle idee di Enrico sono ancora attuali (forse perché per 28 anni qualcuno le ha messe in freezer, pensando finissero nel dimenticatoio). Ma se anche così non fosse (e chi lo dice, si copre di ridicolo da solo), noi giovani nati dopo la caduta del muro di Berlino ricordiamo Enrico Berlinguer per una ragione molto semplice: perché, come disse Vittorio Foa, era in violento contrasto con l’immagine consueta dell’uomo politico.

Inoltre, dalla vita di Enrico Berlinguer io, almeno, ho imparato una cosa: che si può dare tutto, a questo mondo, non chiedere nulla in cambio ed essere assolutamente felici e sereni con se stessi. Perché la dignità di guardarsi allo specchio la mattina e non farsi schifo da soli è una cosa che nemmeno tutto l’oro del mondo può compensare.

C’è un articolo che Ugo Baduel, giornalista de L’Unità per 11 anni con Berlinguer, scrive il 10 giugno 1984 e che ben descrive non solo il politico Enrico Berlinguer, ma soprattutto l’uomo. Eccone alcuni passi:

Berlinguer agli aeroporti rifiuta sempre le salette riservate che i solerti funzionari del luogo gli mettono a disposizione e fa con pazienza file interminabili per uscire dal terminal. Una volta a Catania c’era Gava nella saletta delle autorità che lo vide in fila e mandò uno dei suoi a dirgli che forse non s’era accorto che c’era quella saletta di dove si poteva salire per primi sull’aereo: “Dica a Gava -rispose Berlinguer- che lo saluterei volentieri, ma dovrebbe venire lui qui perchè io, se mi muovo, perdo il posto nella fila”

Così per i semafori rossi. La polizia in motocicletta nelle città si premura sempre di bloccare il traffico agli incroci, ma le due auto di Berlinguer si fermano e aspettano il verde, mentre sirene e fischietti appaiono patetici e inutili in mezzo all’incrocio a quel punto deserto. “Sarà una mia fissazione quella di passare con il verde”, ha detto Berlinguer una volta, “ma certo è migliore di quella legge di stato che sembra incrollabile nei paesi dell’Est secondo cui di fatto si passa sempre con il rosso.” […]

Un altro “piccolo principio” è di non usare mai un mezzo più costoso se si può usarne uno più economico. Una volta a Torino nevicò all’improvviso e Caselle chiuse. I compagni dissero che poteva prendere un aereo-taxi per ripartire per Roma (Berlinguer aveva la Direzione la mattina dopo, e erano le sei del pomeriggio): sottratto il costo dei biglietti Alitalia, rimborsabili, la cifra sarebbe stata modesta. Non ci fu verso. Partimmo in auto per Milano dove arrivammo in quattro ore in una bufera di neve: a Roma atterrammo alle tre di notte. […]

Un altro principio è quello del rapporto saldo dei comunisti. […] L’episodio torinese del 10 giugno ’83, quando Berlinguer assistette, da un angolo di piazza Castello, al passaggio dei grandi cortei operai della manifestazione di quel giorno. […] Il problema era se la presenza di Berlinguer – sia pure dal marciapiede – a una manifestazione sindacale potesse essere giudicata strumentale ed offendere qualche sindacalista. Si discusse a lungo, ma alla fine Berlinguer sbottò: “Sono un cittadino comunista con diritto di libera circolazione, e per di più sono il segretario del partito che conta nelle sue file una maggioranza di operai: nessuno può impormi di stare alla finestra quando gli operai sono in piazza. E dicano pure che sono operaista, tanto lo dicono lo stesso.”

Ecco, questi sono solo alcuni tratti di Enrico Berlinguer. Alla faccia di chi dice che erano (e siamo) tutti uguali. Lasciando da parte le geniali intuizioni politiche (e ne parleremo), l’essenza di Berlinguer era questa: un cittadino comunista con diritto di libera circolazione, totalmente uguale ai tanti altri cittadini comunisti che rappresentava. Qualcosa di eretico, ai giorni d’oggi. Qualcosa di Sinistra, non a caso.

30 commenti su “In violento contrasto – Perché il 25 maggio ricorderemo Berlinguer”

  1. Non rimpiango la loro mancanza, la vita ha un’inizio ed una fine, ma il ricordo dei loro ideali rimarrà impresso nelle generazioni che crede nei valori morali ed etici che questi uomini hanno lasciato ai posteri. Uomini come loro non potranno mai essere più in circolazione, gli interessi sono troppo alti, e il gioco non vale la candela, perciò meglio pensare al proprio portafoglio che agli interessi dei cittadini.

  2. @Ai ragazzi di eb.it, il mio commento non si riferisce solo a Enrico o Giorgio, ma anche a tutti coloro i quali avevano interesse alla tutela dei diritti dei cittadini, loro elettori, e non ai potenti che li finanziano.

  3. Qui stiamo andando fuori di testa, paragonare Berlinguer ad Almirante????? Enrico non è stato un tenete della repubblica di Salò che ha firmato gli atti per la fucilazione di (mi sembra 25) partigiani!!!!! No!!!!!! Non ci siamo!!!!!!!!!!!

  4. E’ ovvio che non sono paragonabili Berlinguer e Almirante, ma una cosa l’avevano in comune: la politica loro l’hanno intesa veramente come servizio al popolo e non come un modo per arricchirsi…come fanno ora i loro discendenti…!

  5. Non facciamo confusione, please, qui si parla di Enrico Berlinguer, egli, maschile singolare, e non “loro”; chi ha aggiunto un nome che era agli antipodi del celebrato ed amato Enrico, è bene che si ricordi che Berlinguer era un antifascista. L’altro, Almirante, che c’entra con il post in questione?

  6. ridateci Enrico… quanto bene farebbe in questo momento di buio…

  7. Ricordare Berlinguer senza fare politica è impossibile se io partecipassi lo farei come comunista e lui ne sarebbe felice.

  8. sono una nostalgica Berlinguer e’ stato e’ sarà sempre il mio mito, persone come lui ancora non le ho incontrate, purtroppo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  9. UNA VOLTA ERA IN AUTOSTRADA  a un certo punto chiese all’autista di fermarsi ad un autogril e disse gli uomini della scorta è da stamattina che non hanno mangiato,lui aspetto senza mangiare.

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