Aboliamo le carceri!

Non raccontiamoci balle: in Italia vige ancora la pena di morte.
Il numero di suicidi tra detenuti è tale che non si può più considerarlo frutto di tragiche fatalità, ma va considerato parte di una diabolica routine che rende le donne e gli uomini rinchiusi nelle sbarre carne da macello per omicidi di Stato. Ecco perchè sostengo che, “de facto”, la pena di morte non sia mai stata abolita. La proposta che lancio per fermare questo massacro legalizzato può apparire eccessiva, provocatoria, estrema, ma non si può negare che centri al cuore il problema: l’abolizione delle carceri.
Ora qualcuno dirà che questa è utupia pura, ma non lo era anche abolire la schiavitù? Un secolo fa non era forse inimmaginabile mandare un uomo sulla Luna, avere un presidente americano nero, chiudere i manicomi e tantissime altre conquiste della nostra civiltà?
Certo la strada da percorrere è lunghissima, non possiamo fare “tana libera tutti” all’improvviso: dobbiamo prima lavorare sulla prevenzione, studiare modalità di reinserimento sociale, trovare valide alternative alla repressione, agire sulle cause strutturali e sovrastrutturali ( in senso marxiano) che portano a delinquere.
La tensione ideale verso l’obiettivo ultimo, l’abolizione delle carceri, non può però non essere accompagnata da provvedimenti che riguardano l'”hinc et nunc”: amnistia, depenalizazzione di reati minori, fine dell’uso indiscriminato dei carceramenti preventivi, dovrebbero essere le prime risposte al dramma che vivono quotidianamente migliaia di detenute e detenuti.
Mi auguro che il governo Monti consideri la vita di chi vive dietro le sbarre un’emergenza importante come lo spread e attui subito provvedimenti come quelli sopracitati. In attesa di misure governative confido nel ritorno di una Sinistra che si trovi più a suo agio tra gli ultimi degli ultimi, i reietti e gli abbandonati e meno alle prime della Scala e nei corridoi dell’alta finanza.
Questa battaglia va combattuta fino in fondo, perchè se è vero che il grado di civiltà di un Paese si misura dalle sue carceri, l’Italia è uno Stato di bestie.