Grillo, non è così che si fa

C’era un tempo in cui, lo ricordo bene, sul blog di Beppe Grillo c’erano meno comunicati politici e più inchieste contro tanti grandi o piccoli abusi di potere che soffocavano (e soffocano) l’Italia nella palude della corruzione a crescita zero, con sacrifici per molti e privilegi per pochi.

Complici i riflettori dei media ad egemonia berlusconiana, nel 2007 il comico genovese era all’apice del suo successo personale, tra V-Day e raccolte firme per leggi popolari che hanno portato centinaia di migliaia di persone in piazza, unite dal risentimento verso una politica vecchia, incapace di mettersi in sintonia col Paese, soffocata negli accordi sotto-banco e nelle rivalità personali.

Il popolo di centrosinistra, che aspettava la legge sulle televisioni, la nuova legge elettorale, la legge sul conflitto di interessi, la reintroduzione dei reati finanziari, l’abolizione delle leggi vergogna, dopo oltre un anno dall’insediamento del governo Prodi non ne poteva più di aspettare, soprattutto dopo aver digerito l’indulto che, tra gli altri, risparmiò la galera a Previti, Consorte e i furbetti del quartierino. E Grillo in quel periodo dava voce ad un malessere diffuso, tanto che, complice l’incapacità della classe dirigente del centrosinistra di dare segnali di discontinuità, soprattutto sul piano morale (cfr caso Unipol-BNL), si conquistò la simpatia e il consenso di larghi strati del centrosinistra.

Alcuni dei quali (lo dicono le analisi dei flussi elettorali), complice anche la capacità di Veltroni di resuscitare Berlusconi con il dialogo sulla legge elettorale, non andò a votare nel 2008, decretando la terza vittoria elettorale del Cavaliere (con le nefaste conseguenze che conosciamo). Allora come oggi svettava la Questione Morale, allora come oggi in pochi ne portano avanti il pesante vessillo.

Una cosa però è cambiata: Beppe Grillo ora fa politica. O meglio, dice di non farla, però nei fatti è la sua popolarità e il seguito che si è conquistato in quei mesi di latitanza morale del centrosinistra nel 2007 ha fatto sì che esponenti del Movimento 5 Stelle venissero eletti in migliaia di comuni. Una cosa certamente positiva, una ventata d’aria fresca.

C’è però da distinguere tra quelli che io chiamo i 5stellini e quelli che vengono definiti dalla stampa i grillini: coi primi si può parlare e dialogare, con i secondi no. I primi hanno qualcosa in cui credere, gli altri credono solo alla parola di Beppe Grillo. I primi sono magari ex-militanti del centrosinistra che l’attuale classe dirigente si è fatta scappare col proprio lassismo morale, mentre gli altri sono proprio fascisti senza bandiera che si nutrono di populismo e hanno come unico scopo l’abbattimento dello Stato (ricordiamoci come si affermò il fascismo 90 anni fa).

Una volta ho avuto modo di parlare con uno di loro a Palazzo Marino, alla prima seduta del consiglio comunale: parlai della volontà di indire una raccolta firme per una via a Berlinguer. La risposta (sua e degli altri simpatizzanti) fu: di Berlinguer non ce ne frega niente. Un atteggiamento diametralmente opposto a quello di Mattia Calise, per esempio, che Berlinguer lo ha anche citato in aula nel trentesimo anniversario dell’intervista sulla Questione Morale (e che sostiene la nostra raccolta firme, come del resto Giulio Cavalli e Nando Dalla Chiesa, per citarne alcuni).

La vicenda riportata poi sul Fatto Quotidiano, della censura di un video da parte dello Staff di Grillo per violazione del copyright, contro cui (lo ricorda anche Pasquale Videtta) Grillo ha mobilitato i suoi fan quando è toccato a lui, penso sia l’epilogo della vicenda iniziata nel 2007. Dopo quattro anni, aldilà delle proposte che in larga parte sono condivisibili, il modo di fare Grillo è arrivato ad esaurimento. Come così si è esaurita la sua credibilità su certi temi, a partire dalle battaglie contro il copyright.

Ora, se il centrosinistra negli ultimi sei anni non avesse mantenuto la stessa classe dirigente, avesse affrontato con serietà la Questione Morale, mettendola al primo posto nell’agenda politica, avesse contrastato Berlusconi che dice che siamo tutti uguali dando l’esempio e ponendosi al di sopra di ogni sospetto, forse Beppe Grillo oggi continuerebbe a fare il comico, non sottrarrebbe voti al centrosinistra e l’alternativa di governo sembrerebbe assai molto più credibile.

Coltivare la diversità, per il centrosinistra, dovrebbe essere un fattore genetico, un agire spontaneo; viceversa, ci sarà sempre un Grillo a fare la morale, magari pur non avendone i titoli, come dimostra la faccenda del copyright. Con buona pace di chi accusa gli altri di essere tafazzista: guardati allo specchio, l’unico tafazzista qui sei tu.

6 commenti su “Grillo, non è così che si fa”

  1. vai a nasconderti,l’unica cosa buona che ha fatto craxi prima di levarsi dai piedi e’ farti sparireeeeee

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