Resistenza, lavoro e Repubblica non si toccano: nasce dal web la risposta al governo Berlusconi

Thomas Casadei – consigliere regionale Pd Emilia Romagna

Fateci caso: ogni qual volta un nuovo potere vuole disintegrare il tessuto sociale del paese da “conquistare” come prima cosa tende a svalutarne e poi a distruggerne i simboli. L’Italia nata dalla “Resistenza” è divenuta per molti quasi un ricordo, gli uomini ed i partiti che l’hanno creata spariti, è sceso il buio.

Ma anche in questa oscurità il 25 aprile, il 1° maggio ed il 2 giugno hanno rappresentato la sola occasione dove un popolo disorientato tornava ad essere unito, dove una platea scollegata ormai in mille sigle trovava, intonando “Bella ciao”, il fattore comune dell’essere paese, nonostante tutto, nonostante le brutture e le debolezze, ritrovava l’orgoglio dell’essere “qualcosa”, l’orgoglio di essere figli di un atto di coraggio: la Resistenza. Bandiere le chiamano, simboli, ma sono l’essenza stessa del sentirsi uomini, del sentirsi vivi, nervi e sangue della democrazia. Valori e simboli “pericolosi” per il potere, perché uniscono, perché rendono forti un insieme di debolezze, per questo il governo più iniquo della storia vuole approfittare della scusa della crisi, per scardinare simbolicamente gli ultimi capisaldi del nostro paese. Spostare per abolire di fatto il 25 aprile, il 1°maggio ed il 2 giugno, non è abolire tre “festività”, tre date, ma è cancellare tre valori condivisi, libertà, lavoro e repubblica, che sono il collante di un nazione “atipica” come la nostra. Disintegrare l’unità non solo territoriale ma soprattutto morale dell’Italia è l’obiettivo dei vari Berlusconi, Sacconi, Bossi, Calderoli e dei loro giannizzeri meridionali come Scilipoti ed il ministro in odor di mafia Romano. Uomini al servizio non dei cittadini, ma dei loro interessi personali, dei loro gruppi di potere, di un nuovo fascismo imperante figlio della disgregazione sociale in cui, anche a causa di un opposizione spesso inerte, hanno gettato l’Italia. Ma anche in questo buio c’è chi dice no, c’è chi si oppone con le armi della democrazia, che lancia segnali sperando che vengano colti. Tra questi Thomas Casadei, consigliere regionale del Pd in Emilia Romagna, oltre che docente all’Università di Modena e Reggio Emilia che insieme a Roberto Balzani (Univ. di Bologna, ma anche innovativo Sindaco di Forlì), Sauro Mattarelli (Pres. Fondazione A. Oriani, Ravenna) e Maurizio Ridolfi (Univ. della Tuscia, Viterbo): la petizione on line che hanno lanciato invitando i cittadini alla mobilitazione http://soppressionefestecivili.blogspot.com/ sta mietendo adesioni, all’insegna di una riscossa civile, morale, sociale.

Sulla stessa scia l’appello lanciato da Articolo21, immediatamente ripreso dall’Anpi, e dalla Cgil. Insieme ad una scia fortissima di mobilitazione sul web. Come nelle rivolte arabe la rete diventa frontiera della difesa dei diritti e cardine dell’articolo 21 della Costituzione. Perché a ben vedere in un paese come il nostro sacche di “Resistenza” si creano ovunque e anche con una rete mediatica trasformata in propaganda dal regime berlusconiano il modo di far circolare le notizie si trova sempre. Per questo i “nuovi fascismi” non avranno vita facile, perché è cresciuta una generazione di “nuovi partigiani”, che non si piegano all’indifferenza: partecipano, lottano, amano e non si arrendono. Utilizzano la rete come grimaldello e le piazze come momento di aggregazione, vincono elezioni e referendum e trainano partiti che faticano ad intercettarne i nuovi bisogni di partecipazione. Come sessanta anni or sono hanno piantato il vessillo dei beni comuni e dei valori e sono disposti a difenderlo, costi quel che costi, contro tutti, anche contro i loro “interessi” personali. E come tutti i sognatori amano il bello. Fateci caso, siamo un paese diviso su tutto, ma che si emoziona, lotta, sogna e che sa ancora costruire speranza. Una generazione che edifica dal niente aggrappandosi alla disperazione, che rompe le rumorose solitudini della società costruendo suoni in un universo afono e sono vibrazioni bellissime. Chiudete gli occhi, ascoltate: Resistenza, lavoro, solidarietà, repubblica, danno vita ad una canzone bellissima che ha un solo titolo: libertà. Come diceva Antonio Gramsci “la rosa è viva e certamente dopo la neve fiorirà”.

Gaetano ‘Gato’ Alessi
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