Oslo è solo l’inizio

Sgomento, terrore, paura. In realtà, la strage in Norvegia, che ha portato alla morte di 92 persone tra Oslo e l’isola di Utoya, era una strage annunciata. Nel caso specifico già dal 2009 dallo stesso attentatore, Anders Behring Breivik, fondamentalista cristiano razzista e xenofobo (leggi: nazista); più in generale, è il risultato di dieci anni di campagna terroristica da parte dei media, che da una parte e dall’altra delle opposte barricate, fornivano in continuazione argomenti a favore della violenza contro lo straniero, contro il diverso, contro il Nemico.

Tanto che il Giornale, che è l’apri-pista della politica della paura di questi anni in Italia, aveva già confezionato una prima pagina in cui addossava agli odiati fondamentalisti islamici la matrice dell’attentato. E invece no: era un norvegese, che ha ammazzato altri norvegesi, non era quindi uno straniero, era biondo (leggi: ariano), era cristiano, era in tutto e per tutto uguale a quelli che ha ammazzato, tranne che per una cosa: le sue vittime non avevano un fucile di precisione per difendersi.

Qual è stata la colpa di quei ragazzi ammazzati sull’isola di Utoya? Semplicemente non odiavano e avevano un’idea differente della società, dei rapporti con le persone, dell’apertura al mondo, diversa da quel pazzo che ha definito il gesto “atroce, ma necessario“. La parola di Cristo fondata sull’amore usata per la causa dell’odio contro chi amava il prossimo, senza distinzioni di pelle, di lingua, di religione. A questo hanno portato gli ultimi anni fondati sulla Paura del diverso, che hanno portato il neo-nazismo dalla croce celtica a quella cristiana.

Come siamo arrivati fino a questo punto? Bisogna risalire, come sempre, a quel 9 novembre 1989, quando cadde il Muro di Berlino: il capitalismo vince sul comunismo. Si dissolve l’Urss dopo un paio d’anni. Non ci sono più Nemici, non ci sono più barriere. O almeno così sembra. Perché il vero Nemico era proprio l’assenza di Nemici.

Dopo la sconfitta del comunismo internazionale, infatti, rischiava di crollare anche l’altro campanile, quello del capitalismo: andava creato un nuovo nemico, se la massa vincente voleva continuare ad esistere, perché era venuta a mancare quella che Canetti chiamava la “massa doppia”: una massa vive perché si identifica in negativo rispetto ad un’altra massa con cui si scontra di forza uguale e contraria.

E dunque l’11 settembre 2001 diventa il punto di arrivo di quel lungo processo di transizione iniziato 12 anni prima: paradossalmente gli interessi di Bush e Bin Laden convergono, entrambi avevano bisogno di creare un Nemico per rinforzare due identità che andavano a sfumarsi nel pacifico melting pot generato dagli anni ’90. Lo scontro capitalismo/comunismo, tra due ideologie politiche, evolve in una direzione antica, quello tra cristianesimo e islamismo: non è più uno scontro tra idee differenti di società, bensì uno scontro tra due Dii assoluti e incompatibili tra loro.

Il nemico non è più esterno, al di fuori dei confini, ma interno: è lo straniero. Lo straniero che riesce laddove Hitler e Stalin hanno fallito: colpire il centro del potere capitalista, le Twin Towers.

Ma la domanda allora è: perché odiamo lo straniero, il diverso? Perché sullo sfondo dell’uguaglianza, le piccole differenze giganteggiano.

Kafka rende bene in un passo de “Il Castello” la condizione dello straniero: egli alloggia in una pensione, vorrebbe essere ricevuto dal castellano, ma l’ostessa gli risponde: “Cos’è lei? Lei non è del castello, non è del paese, non è nulla, ma è anche qualcosa: uno straniero, uno di troppo, che sta sempre tra i piedi, uno che procura un sacco di guai.

Camus definisce ne “l’uomo in rivoltadue tipologie di criminali: quelli per passione e quelli innocenti. I primi uccidono, appunto, per passione, seguendo delle motivazioni personali: uccidono quella persona perché hanno delle motivazioni ben precise, buone o cattive che siano.

I criminali innocenti sono invece quelli prodotti dai regimi totalitari politici e religiosi: vestendo i panni dell’innocenza, diventano giudici e giustizieri della propria vittima, che rappresenta il male assoluto: è per una causa più alta che uccidono, per il bene comune. Sono convinti di lavorare per il bene e di fare del bene, totalmente immersi nella propria totalità.

E di fronte alle ragioni dell’innocenza, è superfluo ed inutile cercare di rendere responsabili questi criminali: loro saranno sempre al servizio di una causa più grande.

Un saggio una volta disse che l’unico modo per restare umani è quello di decidere da che parte stare. Questi criminali, tra cui non faccio distinzione di bandiera e religione, hanno scelto. Noi cosa aspettiamo? Perché ogni giorno che passa uccidono sempre più un pezzetto della nostra umanità e noi nemmeno ce ne accorgiamo. Forse è il caso, per citare Vittorio Arrigoni, di restare umani. E non solo a parole.

26 commenti su “Oslo è solo l’inizio”

  1. Qual è stata la colpa di quei ragazzi ammazzati sull’isola di Utoya? Semplicemente non odiavano e avevano un’idea differente della società, dei rapporti con le persone, dell’apertura al mondo, diversa da quel pazzo che ha definito il gesto “atroce, ma necessario“. La parola di Cristo fondata sull’amore usata per la causa dell’odio contro chi amava il prossimo, senza distinzioni di pelle, di lingua, di religione. A questo hanno portato gli ultimi anni fondati sulla Paura del diverso, che hanno portato il neo-nazismo dalla croce celtica a quella cristiana.

    Quanto è vero!

  2. La più alta specializzazione umana é la politica,da essa deriva il bene ed il male,da essa dipende se un bambino muore di stenti ogni tre minuti nel mondo quando lo stesso mondo produce una volta e mezza in più del fabbisogno alimentare x l’intera umanità.Se la politica raccogliesse le cose migliori delle religioni e le producesse in benessere x l’intera umanità sarebbe un Mondo senza guerre,senza morti x stenti senza divieti di transito,senza discriminazioni!ed i fanatici integralisti guardati a vista e resi innocui dal benessere collettivo!

  3. Io mi rifiuto di pensare che questo sia solo l’inizio…è e deve rimanere il caso isolato anche se estremamente tragico per numero di vittime, di un folle esaltato…Non creiamo a priori questo filone di pensiero…

  4. Penso che ognuno debba farsi un esame di coscienza: chi di noi nn prova odio, rabbia, contrapposizione, separazione? bè certo anche io! E penso che questi sentimenti formino una somma, una sorta di “nuvola di Fantozzi” che pian piano si addensa e che poi precipita là dove esistono le condizioni e i canali aperti all’accoglienza. Per questo motivo nessuno è innocente o innocuo e ognuno di noi deve tirarsi su le maniche ogni giorno per non condividere l’odio!

  5. Però quello è solo un povero demente, avrebbe ucciso in nome di dio, dei raeliani o di marilin manson indifferentemente. Se cominciamo a strumentalizzare le notizie pure noi andiamo male.

  6. in norvegia si tratta di un caso di pazzia,basta richiuderlo in un manicomio ed il gioco e’ fatto.soso questi giornalisti di merda,che come sempre fanno le loro valutazioni di merito anticipate senza aspettare la verita’ dei fatti.farebbero meglio a dedicare la loro attenzione a questi disgraziati del corno d’africa,qui si tratta di una vera e tragica verita’

  7. Nessuna religione invoca ad uccidere i propri simili, chi lo fa è l’uomo!!! la religione la usa come scusa, ma niente è piu’ distorto dell’UOMO….l’unico che ha ancora prosciutto negli occhi e salame nelle orecchie!!…se seguissimo alla lettera ognuno la propria religione si vivrebbe in mondo di pace…..ma questo a qualcuno non converrebbe….

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