Le mani di CL sulla Diocesi di Milano

Già di per sè la notizia che Tettamanzi a settembre andrà in pensione, non può che rendere tristi gli animi di chi, credenti e non, vivono a Milano e hanno apprezzato il lavoro dell’attuale arcivescovo in questi anni. La notizia però che il suo successore possa essere Angelo Scola, patriarca di Venezia, allievo di Don Giussani e ciellino doc, non può che terrorizzare tutti i milanesi, a partire da quelle gerarchie ecclesiastiche che nella Diocesi più grande del mondo hanno sperimentato il “progressismo” di Giovanni Battista Montini, di Carlo Maria Martini e, infine, di Dionigi Tettamanzi (qui Barbacetto ne fa una eccellente sintesi).

Sì, perché in ballo con la nomina di arcivescovo non c’è solo una tradizione imperniata sull’ascolto e sull’apertura verso il diverso, ma anche un consistente potere economico-finanziario, a partire dalla Presidenza dell’Università Cattolica e le relative proprietà immobiliari. Un patrimonio su cui Comunione e Liberazione e i suoi sodali hanno cercato di mettere le mani per decenni, ma avevano sempre trovato il passo sbarrato dall’intransigenza prima di Montini e poi di Martini, che hanno sempre considerato CL per quel che è: una setta reazionaria alla continua ricerca di potere politico, economico e religioso.

Non riuscendo ad accedere ai piani alti della Diocesi di Milano, i ciellini si sono attivamente impegnati in politica, prima garantendo pieno appoggio a Formigoni, che in 20 anni le ha consegnato il monopolio della sanità in Lombardia, poi insinuandosi a livello comunale nel sistema degli appalti e dell’edilizia. Ora però, a livello comunale, viene a mancare tutto quel redditizio filone dell’affarismo palazzinaro ciellino. E dunque la soluzione è già pronta: nominare un ciellino a capo della Diocesi, in modo da controbilanciare il nuovo Sindaco di Milano, un comunista per l’appunto.

Comunione e Liberazione è oggi una potenza politica ed economica che non ha precedenti nella storia della Chiesa Cattolica, e per questo dobbiamo ringraziare Giovanni Paolo II che l’ha supportata e finanziata in funzione anti-comunista; il suo successore, Ratzigner, è ovviamente sulle stesse posizioni reazionarie di CL, quindi il pericolo di Scola a capo della Diocesi si fa sempre più concreto.

Per quel che mi riguarda, da battezzato e cresimato, spero che il successore di Tettamanzi non sia una caricatura di Don Giussani: Milano, nel mondo cattolico, è sempre stata all’avanguardia; un ciellino a capo della sua Diocesi non potrebbe che fare ancora più danni di quanti CL non ne abbia fatti al tessuto urbanistico della città.

25 commenti su “Le mani di CL sulla Diocesi di Milano”

  1. Tanto gli alti prelati non sanno più essere “diplomatici” come una volta. Se Scola vorrà essere rappresentante di una sola parte politico-religiosa lo si scoprirà presto e allora ciascuno farà le sue scelte. Ma poi la Chiesa non si lamenti troppo però.

  2. ma non hanno nessuno sulla cui testa la fiammella dell’illuminazione si sia fermata più a lungo?

  3. guarda tra vaticano e cl nn so chi se ne fotte di più del sociale..per me in quella posizione uno vale l’altro..al massimo ci troveremo qualche fanatico in più in giro a fare coppia coi testimoni di geova ma nn penso che la cosa indirizzi la politica vaticana in qualche direzione o svolta particolare..servirà più che altro per attualizzare un pò la chiesa e darle un pò più di consenso popolare…per il resto immobilità assoluta..

  4. Non confondiamo la politica con la religione, purtroppo è quello che fanno i cellini (vedi il governatore della lombardia)

  5. ma xè questo stupore??? … la Chiesa ci ha sempre posto di fronte a cazzate di questo tipo!!!

  6. hanno le mani dappertutto…non mi meraviglierei………a Milano abbiamo già Formigoni…….

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