Il referendum è una prova di civiltà

Giornata di referendum. Per come la vedo io, dopo il successo delle amministrative per i partiti d’opposizione, la votazione di questo due giorni è la vera prova di civiltà per questo paese. Se guardiamo Milano, o Napoli, la vittoria che è arrivata è coincisa con un movimento di reazione contro cinque anni di governo morattiano del territorio e avverso alle demagogie berlusconiane che stanno a monte delle politiche comunali (vedi rifiuti a Napoli). Un successo, seppur sudato, tuttavia prevedibile, almeno per i risultati del ballottaggio, dopo aver notato le tendenze di voto dei vari comuni. Ma il referendum di questa domenica e di domani sarà la vera prova di come un Paese si stia risvegliando dal torpore che lo ha spesso contraddistinto, che il vento di cambiamento tanto sbandierato nelle ultime settimane non sia solo una brezza passeggera, bensì un cambio di mentalità.

D’altronde, riprendendo il pensiero espresso dall’ex magistrato Gherardo Colombo in occasione della conferenza che si è tenuta venerdì alla Statale di Milano su Berlinguer e la Questione Morale, i grandi cambiamenti nella storia non sono mai arrivati da un’imposizione dall’alto, ma sempre attraverso un profondo mutamento nelle coscienze dei cittadini, grazie alla forza delle idee, al cambiamento di prospettiva, alla volontà di migliorare il proprio mondo, dagli strati sociali ai margini della società, che, per dirla marxianamente, sono i veri strumenti del progresso politico e sociale.

Vedremo, quindi, se il popolo italiano è pronto ad assumersi le sue responsabilità, a prendere finalmente in mano questa nazione che ci ha reso tanto orgogliosi nell’anniversario del centocinquantesimo anno dall’Unità d’Italia e che, però, siamo disposti a vedere violentata e deturpata da personaggi di dubbia caratura morale e scarsa competenza. Se è dal pensiero di Berlinguer che vogliamo estrapolare la strada giusta da seguire, allora dovremmo iniziare a diffidare di una classe politica che si finge amica del cittadino e che, nello stesso momento, induce lo stesso cittadino a disertare uno dei pochi e ultimi strumenti di democrazia diretta rimasti al popolo (non parlo di elezioni, perché grazie al porcellum non credo sia possibile catalogarle sotto l’ambito di democrazia diretta).

L’importanza dei quesiti sottoposti dal referendum per il futuro del nostro paese diventa quindi la prova ultima di civilizzazione. Se l’Italia riuscirà a raggiungere il quorum, sarà non solo una vittoria a livello strettamente politico (intendendo come politica non una spallata al governo, bensì una cosciente amministrazione del territorio), ma sarà un chiaro segnale dell’impegno e del senso di responsabilità che l’Italia ha raramente dimostrato; di un possibile, da tempo sperato, scuotimento delle coscienze civili, di un sintomo chiaro che l’italiano non è più disposto a subire passivamente le decisioni prese da altri, ma vuole iniziare ad essere un elemento determinante e attivo per un futuro comune migliore di quello che i politici, le banche e gli imprenditori vogliono costruirci attorno.

 

28 commenti su “Il referendum è una prova di civiltà”

  1. Non trasformiamolo in un voto politico. Per quanto ciò possa essere importante per dare una spallata al governo B., bisogna piuttosto pensare all’importanza di questo voto per quanto riguarda il benessere popolare sotto un punto di vista ecologico e giuridico.

  2. si però non solo quando ci fa piacere, ho appena finito di discutere sopra un manifesto del PD del 2003 dove si invitava a non votare il referendum dell’epoca, non si può passare da “votare, prova di civiltà” a “non votare è un dovere” BISOGNA ABROGARE IL QUORUM

  3. si però non solo quando ci fa piacere, ho appena finito di discutere sopra un manifesto del PD del 2003 dove si invitava a non votare il referendum dell’epoca, non si può passare da “votare, prova di civiltà” a “non votare è un dovere” BISOGNA ABROGARE IL QUORUM

  4. Il referendum è una prova di democrazia… Si puo mettere la croce su un Si o su un No, ma bisogna andare a metterla sta croce. Non andare significa essere codardi, ignoranti, felloni ed indifferenti. L’indifferenza e gli indifferenti sono la rovina della società, ancor più dei criminali…

I commenti sono chiusi.