Un berlingueriano a Palazzo San Giacomo, per rilanciare Napoli

“Il peggio del sistema politico italiano”. È difficile credere come possa un novellino della politica, come Luigi De Magistris, aver bruciato così rapidamente le tappe, ed esser riuscito a superare tutti quei vecchi dinosauri bavosi che lo circondano per aggiudicarsi un così lusinghiero riconoscimento dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il Premier nelle ultime ore sta impiegando frazioni abbastanza ampie delle sue giornate in video, per influenzare il voto dei cittadini di Milano e Napoli. Questa sua mania di protagonismo, che fra l’altro è costata proprio ieri un bel po’ di soldi ai cinque tg che lo avevano trasmesso, lo porta a trasformare sistematicamente le amministrative in una questione di fiducia con l’elettorato.

Il suo candidato Gianni Lettieri, è noto ormai a molti, non è certo uno stinco di santo e nel suo curriculum si leggono una laurea ad honorem conferitagli, per un’università privata, da un professore che ricopre incarichi dirigenziali in una delle sue aziende; rapporti più o meno diretti con personalità legate alla ‘ndrangheta, senza contare i risultati fallimentari a cui è spesso giunto durante la sua carriera da grande imprenditore partenopeo. I maliziosi ritengono addirittura che Lettieri sia una pedina nelle mani del coordinatore regionale del Pdl in Campania, Nicola Cosentino, il cui prestigioso CV non verrà citato in questa sede per esigenze di spazio. Uno, in sintesi, che la questione morale ce l’ha proprio dentro.

La sfida di Napoli, era evidente, doveva essere giocata sin dall’inizio assicurando all’elettorato una discontinuità con l’opera fallimentare dell’amministrazione precedente. La situazione, com’era prevedibile, ha penalizzato il candidato di Pd e Sel, Mario Morcone; ma la sorpresa negativa più grande l’ha regalata al suo elettorato il candidato di centrodestra che, nonostante la strada spianata verso una vittoria facile, si è fermato ad un deludente 38,52%, risultato nettamente inferiore ai rosei pronostici. La tornata elettorale napoletana al primo turno ha, quindi, visto emergere prepotentemente l’outsider Luigi De Magistris che ha surclassato il suo diretto avversario all’interno del centrosinistra totalizzando il 27,5%. Appoggiato dal suo partito, l’Italia dei Valori, e dalla Federazione della Sinistra, il candidato della Sinistra è riuscito a farsi portavoce dello stesso vento di cambiamento che ha travolto il Nord, ed ha ottenuto un posto da diretto sfidante al ballottaggio del 29 e 30 Maggio.

Nelle sue ultime dichiarazioni De Magistris non nasconde lo stampo berlingueriano della sua strategia politica, e invoca la questione morale per segnare la netta spaccatura con il resto della classe politica attuale. L’ex pm napoletano ha coraggiosamente deciso di chiudere la porta a priori a qualsiasi compromesso con la cosiddetta vecchia politica, ha detto: “non accetterò nomi che abbiano legami diretti con la storia che abbiamo alle spalle”.

Un homo novus, De Magistris, che non promette nient’altro che un governo della città slegato totalmente da logiche clientelari e camorristiche, oltre che operazioni di amministrazione trasparenti correlate unicamente alle questioni reali della città. Napoli sembra avere bisogno di essere governata da una giunta che non sfrutti la propria posizione per fini di ascesa personale, che non si celi dietro la scusa della complicata questione meridionale di fronte ai propri fallimenti. Ha bisogno di un sindaco di Sinistra che dimostri le proprie capacità di buon governo, forte di un’impronta ideologica che, oggi, è quasi tornata come garanzia di onestà e impegno.

Oltre all’inevitabile capitolo dedicato al progetto di risoluzione del problema dei rifiuti, il programma di De Magistris, graficamente dominato dal colore arancione come quello di Pisapia a Milano, analizza una grande quantità di spunti in maniera dettagliata e concreta. Da sindaco, De Magistris ha in mente una Napoli che faccia della cultura e di centri di aggregazione la sua forza, che sappia ricavare dalla tutela dell’ambiente le risorse del proprio sviluppo, e che non dimentichi la fetta di cittadini che chiede sostegno al reddito e importanti politiche di welfare.

L’impegnativa e coraggiosa scelta di scendere in campo per la sua città ha fatto dell’ex magistrato quasi cinquantunenne un punto di riferimento per chi aveva assistito al fallimento di tutti i livelli di governo del territorio, e non sapeva più a che santo votarsi, oltre a Gennaro.

 

25 commenti su “Un berlingueriano a Palazzo San Giacomo, per rilanciare Napoli”

  1. stimo de magistris ma paragonarlo a enrico non c’entra proprio niente

  2. De Magistris berlingueriano? Non so chi abbia avuto questa idea….Gli consiglio di riguardare alla storia di Enrico Berlinguer. Quasi quasi mi viene voglia di cancellarmi dal link.

  3. Quale priemier, quella persona che in modo indegno e dittatoriale si è appropriato delle tv di stato per fare campagna elettorale….., come se non bastassero le sue tv ed i suoi gionali, oltre ai soldi per comprare consensi naturalmente.

I commenti sono chiusi.