Aldo Moro non valeva una trattativa, Ciro Cirillo sì

Alle 21,45 del 27 aprile 1981 nel garage di via Cimaglia a Torre del Greco, provincia di Napoli, le Brigate Rosse sequestrano l’assessore regionale all’Urbanistica e Presidente del Comitato per la ricostruzione, Ciro Cirillo, legatissimo ad Antonio Gava, leader campano della Dc. Cinque persone lo attendono nell’oscurità e quando ne vengono fuori stanno già sparando. Muoiono Luigi Carbone, agente di scorta, Mario Cancello, autista. Ciro Cirillo fu prigioniero delle Brigate Rosse per ottantanove giorni.

Diversamente da Aldo Moro, però, presidente della Dc, per il quale nel 1978 le istituzioni tutte inaugurarono la linea della fermezza, Cirillo va salvato ad ogni costo: sa tutto di terremoto, affari, politici e camorra. Ed è proprio quello che vogliono sapere le BR, che però si accontenteranno di 3 miliardi di lire che la Dc darà loro in cambio per la vita di Cirillo.

A trent’anni dal sequestro, una cosa è certa: a differenza di Moro, Ciro Cirillo non doveva morire. E non è un caso che lo Stato si rivolga proprio al simbolo dell’anti-stato per eccellenza, Raffaele Cutolo, capo della Nuova Camorra Organizzata. E non fa nulla che proprio poche settimane prima Cutolo abbia fatto ammazzare il vice-direttore del carcere di Poggioreale, Giuseppe Salvia, dove è detenuto e dove controlla senza problemi il suo impero, tanto da far ammazzare anche il sindaco di Pagani, Marcello Torre, colpevole di aver detto no alle imprese della NCO per riparare i guasti. In questi casi non ci sono nè eroi nè vittime, ma solo interessi.

Cutolo accetta di trattare la liberazione di Cirillo in cambio di benefici carcerari e giudiziari. E la Democrazia Cristiana glieli promette senza esitare. Non tenendo in considerazione una variabile dirompente: il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che, nonostante la contrarietà dell’allora ministro della giustizia Adolfo Sarti (Dc), ottiene che Cutolo venga trasferito nel carcere di massima sicurezza dell’Asinara. Senza più il controllo del territorio, il potere di Cutolo si scioglie come neve al sole. Il caso allora scosse l’opinione pubblica, tanto che Cirillo dovette dimettersi.

Ma fare analogie con il sequestro Moro è d’obbligo e questa storia rafforza la tesi che a volere Aldo Moro morto fossero in molti. Insomma, Aldo Moro doveva morire e il Compromesso Storico non s’aveva da fare. 

Tanto per far capire il clima di quei giorni, il cardinale Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, a chi gli dava notizia del sequestro Moro esclamerà: “Ha avuto ciò che si meritava.” E quando il vescovo di Ivrea, Monsignor Bettazzi, si offrirà alle Br in cambio di Moro, sarà fortemente redarguito da governo e Vaticano per aver osato infrangere il fronte della non-trattativa. Senza stare a perdersi qui nei 55 giorni del sequestro Moro, che videro madornali (e fin troppo goffi) errori di valutazione da parte di servizi segreti, forze dell’ordine e magistratura nelle ricerche, il caso Cirillo dimostra che se lo Stato avesse voluto, Aldo Moro si sarebbe potuto salvare. Di più, come riferito da Tommaso Buscetta, quando Cosa Nostra si attiverà per trattare con i brigatisti, ai piani alti dello Stato arriva l’ordine di farsi i fatti propri.

Ad ammazzare Moro, dunque, materialmente furono le Brigate Rosse. La sentenza di condanna, però, l’ha scritta qualcun’altro.

27 commenti su “Aldo Moro non valeva una trattativa, Ciro Cirillo sì”

  1. Consiglio la lettura dei libri di Sergio Flamigni sulle BR ed il delitto Moro. ;-)

  2. oso dire che fu stessa la DC a volere la morte di moro,sapete…il posto da segretario vacante…

  3. …credo che il post voglia evidenziare altro, e cioè che lo Stato, che io definirei parastato o parapotere neanche tanto occulto, quando ha un forte interesse, non esita a negoziare anche immoralmente, e con decisioni che vanno contro l’interesse comune, con qualsiasi personaggio e organizzazione… storicamente è sempre stato così, dai tempi dell’unità di Italia, quando Cavour dovette scendere a patti con mafia e camorra, ad oggi, sia in campo politico che economico,…è stato così con Mattei, con Moro, con Cirillo, e chissà quanti ancora ce ne saranno…

  4. Caro Enrico, il PCI, proprio perché PCI, se si fosse detto aperto alla trattativa, come fece ipocritamente Craxi, avrebbe dato la chance alla Dc e ai suoi alleati di dire che non era un partito di governo affidabile e probabilmente li avrebbero pubblicamente additati di essere i mandanti morali del rapimento: far rapire Moro dalle BR per indebolire lo Stato ed entrare al governo. Queste strategie di delegittimazione del PCI sono contenute negli archivi CIA recentemente non più segreti, dove Kissinger definisce Berlinguer “il comunista più pericoloso” e addirittura era pronto un piano B per rovesciare la democrazia in Italia, qualora il Pci avesse ottenuto la maggioranza dei voti popolari. Trovi alcuni di questi documenti sul databerlinguer, http://www.enricoberlinguer.it
    EB.IT STAFF

  5. Quelle organizzazioni ,che evito di chiamare per nome,e che di rosso hanno solo il sangue fatto versare a degli innocenti, furono “inventate” per rendere non più credibile il più gande partito di sinistra e dargli la sferzata finale. Infatti, proprio come scrive l’amico Rizerio, ci toccherà riscrivere la storia dal dopoguerra ad oggi.

  6. Stessa opinione di Enrico Berlinguer. Troppa superficialità, ovviamente voluta, nelle ricerche di Moro da parte dell’intelligence, troppa intransigenza nel non voler assolutamente patteggiare il suo rilascio da parte dei politici tutti. Personaggio scomodo per la DC, che chiaramente non aveva in simpatia il suo tentativo di colloquiare con la sinistra…

  7. All’epoca (a mio avviso) il pci ,nei limiti di quello che poteva fare, si è comportato in maniera esemplare L’accusa di collusione con i terroristi era dietro l’angolo…infatti ne approfittò subito craxi per porporsi com mediatore e possibile “salvatore” di Moro. L’idea (da quel poco che ho letto)che mi sono fatto è che il caso moro(nome in codice “Operazione Fritz”) è stato un regolamento di conti all’interno dei paesi del patto atlantico. Aldo Moro con l’apertura del pci alla compagine governativa rappresentava una seria minaccia(se entrava il pci, bene o male entrava pure Mosca nonstante lo “strappo,perlomeno così lo vedevano gli strateghi della casa bianca”.Brigatisti? Basta dare un occhiata alla biografia di Moretti ed alle amicizie che hanno avuto (in seguito) Morucci e la Faranda(Cossiga).
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=3448

  8. Anche nel 1978 furono offerti svariati miliardi alle Br, raccolti dal Vaticano e da un gruppo di petrolieri. Ma all’epoca le Br chiedevano un riconoscimento politico. Nel 1981 tutto era ormai cambiato e le BR di Senzani erano solo a caccia di denaro, non di legittimazione politiche.
    Il dietrismo è da sempre uno dei peggiori mali della sinistra.

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