9 aprile 2011: la vita non aspetta

Premetto che mi ritengo personalmente “fortunato” in quanto (al momento) sono un lavoratore a tempo indeterminato da circa un decennio. Ciò nonostante,  non posso fare a meno di rivolgere lo sguardo nei confronti dei tanti miei coetanei (nati tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’90) che si trovano a lottare ogni giorno per riuscire a porre le basi del proprio futuro di vita e che di risposta trovano solo lavori temporanei, sottopagati e precari. Oggi 9 aprile in molte piazze d’Italia è stato deciso di ribadire con forza e con determinazione il diritto ad un futuro e ad una vita dignitosa. Scendere in piazza oggi non può essere interpretato come un atto di “ribellione”, ma di difesa di un principio basilare su cui poggia la nostra Costituzione. “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ecco cosa recita l’articolo 1. Diritto al lavoro significa diritto a non essere sfruttati, non essere ricattati costantemente, e di conseguenza diritto a costruirsi una famiglia, avere una casa, avere un futuro. E’ umiliante, davvero umiliante aver passato più di venti anni sui libri, magari laurearsi in modo brillante e poi ritrovarsi senza un lavoro o essere costretti a sperare di essere assunti per tre mesi in un call center con un salario ridicolo. E’ venuto il momento di dire BASTA a questa situazione, e davvero la sinistra italiana (ammesso che esista ancora una vera sinistra in Italia), se veramente fosse interessata a tornare maggioranza nel Paese dovrebbe fare della lotta al precariato il proprio cavallo di battaglia. Ma quali ammiccamenti a Montezemolo? Quali giustificazioni a Marchionne? Se il Pd continua ad appoggiarsi ai vari “Calearo” di turno, se prosegue a flirtare con il mondo imprenditoriale sperando che quel mondo sia in grado di far tornare a votare l’enorme massa degli sfiduciati e delusi dalla politica, commette un errore gravissimo e quindi significa che NON vuol tornare a governare. Così come al partito di plastica del porno-barzellettiere riesce tanto bene impiegare il 95% del tempo per cercare tutti i modi possibili per non far condannare nei suoi innumerevoli processi il proprio Capo, allo stesso modo una sinistra moderna dovrebbe, non a parole, ma con FATTI CONCRETI, dimostrare di saper rappresentare il mondo del precariato mediante una vera controriforma di tutte le leggi che a partire dalla Treu in poi hanno rovinato la vita di milioni di persone. Il centrosinistra italiano sappia aprire gli occhi una volta per tutte! Quelle migliaia di persone, di ragazze e di ragazzi che oggi scendono in piazza contro raccomandazioni e clientele non chiedono niente di speciale, inseguono dei diritti che i nostri genitori avevano conquistato nel 68 e che poi sono stati progressivamente erosi senza che nessuno (nemmeno di sinistra) abbia fatto niente di concreto per impedirlo. Il popolo del 9 aprile non ambisce ad ottenere dei privilegi ma solo il diritto a vivere con dignità. Queste persone ci ricordano che il futuro è adesso e la vita non aspetta. Speriamo che prima o poi qualcuno li ascolti davvero!

httpv://www.youtube.com/watch?v=SlsVRt7vMYc&feature=player_embedded

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6 commenti su “9 aprile 2011: la vita non aspetta”

  1. …non hanno speranza di un futuro lavorativo, vengono presi in giro con stages di formazione, illusi e poi…..arrivederci, manco grazie!!! In quanto allla politica….beh, non vale la pena entrar nel merito ….

  2. Purtroppo la vita di tanti che aspettano non interessa non fa’ notizia , tutto questo fa’ parte di un progetto politico che viene da lontano, abbattimento dello stato sociale e di tutte i diritti e tutele dei lavoratori e del lavoro,tutto cio’ che estato combiato nel mondo del lavorova’ a favore solo della parte padronale , si urla alla crisi e vengono inttaccati i come se il male fosse tutto ,ovvio che questa e ‘palesemente oramai solo una scusante ci devono fiaccare ed annientare perche’ rappresentiamo un ostacolo alla mano libera di chi solo incassare, mi auguro che in compagnia della CGIL, rimasta da sola a combattere questa battaglia ormai che sa di vecchi si alzino altre voci sia dalla politica che dalla societa’ civile.

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