Ma se questo è il prezzo…

Nel 1966 l’Università di Roma viene occupata dagli studenti successivamente all’omicidio dello studente Paolo Rossi da parte dei gruppi di neofascisti, ultima, questa, di una serie di provocazioni che i neofascisti perpetuavano da anni all’Università La Sapienza. È in questo contesto che Paolo Pietrangeli scrive “Contessa” pensando alle critiche borghesi contemporanee alle occupazioni e ai dover-essere propugnati dai movimenti giovanili, operai e di sinistra.

“Quella canzone non è più mia, ma di tutti quelli che la cantano – affermerà l’autore dalle pagine di Liberazione – in centinaia di manifestazioni, in decine di anni, attraverso generazioni che pretendono di ribellarsi ai soprusi, alle ingiustizie, alle stragi. Ribellarsi ho detto e non fare un accordo, una mediazione, un ragionamento politico, un compromesso, una distinzione, una pedagogia, un comizio, un volantino, un programma. Ribellarsi!”

Oggi, come ieri, nessuno più al mondo deve essere sfruttato!

(Contessa – cantata dai MCR)


 

“Che roba Contessa all’industria di Aldo
han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti
volevano avere i salari aumentati
gridavano, pensi, di essere sfruttati
e quando è arrivata la polizia
quei quattro straccioni han gridato più forte
di sangue han sporcato il cortile e le porte
chissà quanto tempo ci vorrà per pulire.”

Compagni dai campi e dalle officine
prendete la falce portate il martello
scendete giù in piazza picchiate con quello
scendete giù in piazza affossate il sistema.

Voi gente per bene che pace cercate
la pace per far quello che voi volete
ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra
vogliamo vedervi finir sotto terra
ma se questo è il prezzo l’abbiamo pagato
nessuno più al mondo deve essere sfruttato.

“Sapesse Contessa che cosa m’ha detto
un caro parente dell’occupazione

che quella gentaglia rinchiusa là dentro
di libero amore facea professione.
Del resto mia cara di che si stupisce
anche l’operaio vuole il figlio dottore
e pensi che ambiente che può venir fuori
non c’è più morale, Contessa.”

Se il vento fischiava ora fischia più forte
le idee di rivolta non sono mai morte
se c’è chi lo afferma non state a sentire
è uno che vuole soltanto tradire
se c’è chi lo afferma sputategli addosso
la bandiera rossa gettato ha in un fosso.

Voi gente per bene che pace cercate
la pace per far quello che voi volete
ma se questo è il prezzo vogliamo la guerra
vogliamo vedervi finir sotto terra
ma se questo è il prezzo l’abbiamo pagato
nessuno più al mondo deve essere sfruttato.

Ma se questo è il prezzo l’abbiamo pagato
nessuno più al mondo deve essere sfruttato.

28 commenti su “Ma se questo è il prezzo…”

  1. “oggi, anche l’operaio vuole il figlio dottore”. gelmini permettendo… la bagassa sua

  2. ‘Se il vento fischiava ora fischia più forte’….basterebbe ascoltarlo!

  3. alle invasioni barbariche sulla 7-intervista a bianca berlinguer..parla di suo padre…grande persona e grande politico..di questi tempi si sente molto la mancanza di un uomo e di un politico come berlinguer..persona di una grande moralita’ e onesta’….

  4. quando e scomparso mi trovavo a roma hai funerali..una grande emozione davanti a 1 milione di persone

  5. la sapevavano a memoria con tutto il fiato che si aveva!! voi gente per bene…che pace..non ci sono neppure quelli…anche chi cercano la pace per fa quello che voi volete …non ci sono..!.

  6. …sembra scritta oggi…di un’ attualità sconvolgente…Contessa ora e sempre!…quant’è che ci svegliamo????????????????????

  7. Le idee di rivolta non sono mai morte scendiamo giu. In piazza picchiamo con quello scendiamo giu in piazza affossiamo il sistema…….si ok ma dovremmo fare una strage morale ,no ragazzi e la cultura ke manca non siamo stati capaci di raccogliere i grandi insegnamenti che ci ha lasciato iConpagno Berlinguer e prima di lui Gramsci ,leggete le lettere dal carcere di Gramsci .

  8. 45 anni non sono bastati,ancora oggi è attuale “contessa”ed ancora dopo 45 anni dobbiamo lottare contro chi ci vuole sfruttare.Abbandoniamo le politiche tese ad ottenere il potere ricorrendo a compromessi vergognosi per la nostra dignità.Riprendiamo il martello e ricominciamo a picchiare con quello!!!Loro hanno le tv,noi abbiamo le piazze .

  9. ha me stà bene tutto ma mi chiedo chi scende in piazza per fare una rivoluzione ? io ho visto 20 mila studenti contro la gelmini 1 milione di donne contro berlusconi e poi ?niente gli operai gli impiegati i disoccupati i pensionati dove stavano? e ancora parliamo di rivoluzione nn scherziamo ci vuole di meglio e di più per farla troppe pance piene buonanotte

  10. scusate ma non trovo nessuna attualità in questa canzone … che ci tengo a precisafre, è una delle mie canzoni preferite … non c’è più nessun sistema, il povero martello cosa può affossare? chi ha un giardino può tenersi la falce e tagliare l’erba … abbiamo fatto sparire questi simboli prima dalla bandiera e poi dalla vita sociale … ci rimane una bella canzone nostalgica però …

    • è vero, non abbiamo più la falce e il martello sulle bandiere dei nostri “partiti di sinistra”, ce li han tolti dicendoci che rincorrere le ideologie era roba da 20° secolo e molti di noi vi sono anche cascati. Ma non è mai troppo tardi.

  11. Sentite fino a quando l’operaio del “grasso nord”vota lega perché non vuole”quei terroni e ora anche i clandestini in giro per le strade a rubare”
    il pensionato dice ” Silvio ha ragione,va con le fighe giovani ,non e mica gay come questi ,qua” le casalinghe,i ciellini di nuovo a votare Silvio perché secondo loro ” la Magistratura e comunista,e Silvio e timorato di dio e i comunisti ce l’hanno con lui” la rivoluzione !?!nemmeno la sagra del paese fai??.Basta siamo tutti compreso io.che sto scrivendo un po incoerenti,in po bugiardi con noi stessi,non abbiamo più la voglia di dirci la verità .

  12. ……..Voi gente per bene che pace pensate, la pace per far quel che voi volete…….quanti di noi magari una volta non ha pensato che siamo in democrazia e per questo ci sentiamo in diritto di fare quello che vogliamo!!!!!la coerenza era un caposaldo di Berlunguer………

    • è proprio per questa rassegnazione che, ormai, da troppo ci accompagna che le cose, in Italia, stanno come stanno. C’è bisogno di una nuova coscienza critica, c’è bisogno di cultura e di tanta buona volontà per cambiare le cose!

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